di Luigi Cortese

E’ notizia delle ultime ore del rinvio a giudizio di Roberto Fiore, Luca Castellini, Stefano Saija, Davide Pirillo e Giuseppe Provenzale, all’epoca tutti dirigenti di Forza Nuova, rei, secondo la procura romana, di istigazione a delinquere per un comunicato stampa diffuso a mezzo internet sul sito ufficiale del movimento.

Comunicato nel quale il gruppo dirigente dell’Ufficio Politico di Forza Nuova commentava l’arresto di Roberto Fiore, e di altri dirigenti del movimento, dopo la manifestazione di 100 mila italiani a Roma contro il Green Pass e le politiche emergenziali del governo italiano. Oltre al commento sulla notizia stessa, soffermiamoci su una curiosa circostanza, Roberto Fiore, arrestato nelle ore successive alla manifestazione, si trovava già in custodia al momento della stesura e pubblicazione del comunicato, ma la Procura di Roma lo rinvia a giudizio per un reato che non ha potuto commettere.

Tutto questo ci proietta in una situazione kafkiana, dove si palesa una persecuzione politica ai danni di Roberto Fiore e del suo movimento. In queste ore si iniziano a trovare in rete prese di posizioni a favore di Fiore, con in particolare la sottoscrizione di una petizione sorta in difesa delle libertà. Tra queste troviamo quella di Marco Saba, direttore dell’Istituto Superiore di Economia e Finanza dell’Accademia Imperiale di Russia, dal sito evokeagents.blogspot.com fa un intervento a favore di Roberto Fiore, e gli altri indagati, con queste parole: “Per quanto ho potuto capire, anche dalle udienze al Tribunale di Roma, durante una imponente manifestazione popolare a Roma il 9 ottobre 2021, gli organizzatori della stessa furono autorizzati dalla Digos a convergere verso la sede della CGIL dove trovarono un carabiniere (o un funzionario dei servizi? I due ruoli sono spesso intercambiati) che aprì loro la porta dopo aver forzato una finestra dall’esterno. Aperta la porta, parte dei dimostranti guidati da un funzionario della Digos, entrarono nella sede CGIL dove rovesciarono/danneggiarono suppellettili per un importo inizialmente stimato in 21mila euro. La dinamica dell’episodio appare una brutta copia dei fatti accaduti pochi mesi prima negli Stati Uniti e chiamati “Capitol Hill 6 gennaio 2021”, dove grazie alle telecamere di sorveglianza si scoprì che fu la Polizia ad aprire le porte ai manifestanti.

Si capisce l’imbarazzo della magistratura ad ammettere che la manifestazione sostanzialmente trovava l’appoggio/direzione da parte delle forze dell’ordine, evidentemente anch’esse esasperate dalle misure liberticide, e col senno di poi assassine, attuate con il Green Pass, novello “passaporto razziale”, dai regimi corrotti dalle multinazionali del farmaco. E quindi come al solito si trasforma quella che era una dimostrazione contro la dittatura acefala del capitale in una manifestazione “di destra” (in America: “Repubblicana”) per cercare impietosamente di trasformare la legittima indignazione ed esasperazione del popolo in un fatto politico utile a perseguitare i leader della destra che non hanno fatto a tempo a mettersi la kippah. L’unica cosa sicuramente fascista del processo è il codice penale che è stato utilizzato. Ovviamente questo gioca a favore del regime della Meloni che così non rischia di veder sorpassate le sue posizioni filo-atlantiste e, sostanzialmente, il tradimento di tutte le promesse pre-elettorali, da un pubblico di destra che non le crede più. Così ecco che appunto la magistratura “democratica” si accanisce coi leader dissenzienti, arrivando a processare, dopo sei mesi, uno che era passato dalla CGIL mezz’ora dopo i fatti. L’importante è che siano tutti rigorosamente identificabili con l’area della Destra. Nel caso di Fiore la faccenda appare anche più grottesca grazie al fatto che da quarant’anni viene ripescato ritualmente come uomo nero da mettere sul banco degli imputati”.

Oltre a Saba, troviamo anche il Prof. Avv. Carlo Taormina, che interviene sulla questione con queste parole: “Roberto Fiore è capro espiatorio del liberticidio che anima politiche e governi degli ultimi venti anni di storia del nostro Paese. Fuori da ogni manifestazione che abbia implicato violenza, la storia di Roberto Fiore è l’emblema della tutela, contro ogni controtendenza, delle libertà civili e religioso-cristiani del nostro Paese. Quanto ai fatti del 9 ottobre, è la magistratura che è stata costretta a confessare la sua totale estraneità a qualsiasi comportamento violento o istigatori o nel corso della manifestazione, avendo invece agito perché nessuna violenza di persone e cose si verificasse. E sarà assolto. Safe the date!”

Personalmente sul 9 ottobre sono più che convinto che Fiore debba essere prosciolto da ogni accusa. Oggi, con questo ultimo procedimento, la Procura di Roma mostra al mondo l’accanimento politico verso chi non si è mai piegato al sistema, verso chi anche davanti al tintinnio delle manette non ha piegato la testa, per questo motivo a tutti gli indagati va la mia personalissima solidarietà in quanto uomini liberi non asserviti.

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