di Mattia Taricco
I dati, le statistiche e i report parlano chiaro: il livello di mortalità per cause sospette in persone sane è schizzato spaventosamente nel giro degli ultimi anni, contestualmente, coincidenza, alla campagna di vaccinazione di massa voluta dal governo Conte prima e Draghi poi.
Gli anni 2021 e 2022 in effetti evidenziano un eccesso di mortalità rispetto alla media storica del periodo 2015 – 2019.
Si è molto al di sopra rispetto alle normali fluttuazioni, come emerge confrontando l’eccesso dei decessi dell’anno 2022 pari a 67.879 con la deviazione standard del quinquennio 2015 – 2019 di 12.960. Questi valori emergono da ricerche ancora non ufficializzate ma basate sui dati ISTAT e dati esteri quali Eurostat che si aggravano sempre più anche in questo 2023 già oltre la media del periodo.
Il rapporto indica che la fascia più colpita dai decessi è costituita dagli ultracinquantenni che, in rapporto agli anni passati, registra un aumento del 7%. Ma questo purtroppo non tocca soltanto alle persone di mezza età: tocca anche i giovanissimi, ed è la questione più inspiegabile. In effetti non possiamo imputarla né al COVID 19, che a livello scientifico ha sempre avuto una incidenza bassissima sulle fasce più giovani della popolazione, né alla “malasanità”, essendo stati i giovani ricoverati in numero molto esiguo. Analogamente è da escludere che la causa della mortalità nelle fasce più anziane sia da attribuire unicamente a questi fattori poiché, andando ad analizzare i grafici, si scopre che è dovuta in gran parte ad altre cause non collegabili; tutto ciò rende la questione ancora più inspiegabile. Se andiamo poi a dare un occhiata ai dati delle altre nazioni europee (Eurostat, Osce, OurWorldInData, EuroMoMo) scopriamo una inquietante analogia: tutti i paesi europei registrano un grosso aumento dei decessi rispetto alla media degli anni pre-pandemici, ma anche solamente rispetto al 2020.
Risulta dunque necessario indagare sui fattori che stanno determinando questi numeri sui decessi i quali, anziché aumentare, sarebbero dovuti scendere secondo quello che è il cosiddetto “effetto mietitura”, che durante e negli anni successivi alle pandemie falcia subito le fasce più deboli della popolazione e immunizza le più forti. Il dubbio più grande è che tutto ciò possa essere correlato in qualche maniera alla campagna di vaccinazione di massa. Come ogni medico sa, qualsiasi farmaco (rientrano nella categoria dei farmaci anche i vaccini) non può essere prescritto a chiunque senza una valutazione personale del soggetto; persino i farmaci più innocui come l’aspirina in alcuni soggetti sensibili possono portare a gravi reazioni; aver obbligato tutti a vaccinarsi senza tenere conto di questo tramite ricatti e vessazioni risulterebbe dunque un atto criminale, oltre che poco efficace nella gestione della stessa pandemia.
Nauralmente per completare queste indagini e dettagliarle è necessario richiedere i dati relativi alla mortalità generale, con distinzione tra vaccinati e non vaccinati ad esempio, e che gli organi preposti pongano fine alla pratica distorsiva di classificare come non vaccinati i soggetti deceduti nei 14 giorni successivi all’inoculazione. Così come occorrerebbe effettivamente stabilire le cause dei vari decessi per capirne il nesso. Ma forse questo resta e resterà un’utopia: di certo c’è il tempo perso ad avviare indagini serie. Quanti altri morti occorrerà aspettare ancora?