di Vito Comencini
Le notizie di queste settimane sul conflitto israelo-palestinese e la narrazione mediatica occidentale che ne consegue, non possono non ricordare l’approccio e la metodologia propagandistico-comunicativa, già messa in atto, rispetto alla guerra in Ucraina. In particolar modo mi riferisco agli antefatti storici, culturali e geopolitici, che vengono in entrambi i fronti celati, travisati o addirittura storpiati.
Tutto ciò sappiamo bene è accaduto sulle rivoluzioni colorate: il colpo di stato di Piazza Maidan a Kiev, le stragi del 2014 in Donbass e a Odessa, per ciò che riguarda il fronte russo-ucraino. La propaganda occidentale non poteva evidentemente permettersi di mostrare l’esatta cronistoria dei fatti, ma soprattutto degli anni di conflitto, le continue provocazioni contro le “repubbliche separatiste russofone” e quindi contro i russi, le violazioni dei Trattati di Minsk, il referendum della Crimea ecc. I giornalisti prezzolati ed asserviti alle “lobby euro atlantiste”, dovevano far credere che il conflitto era iniziato all’improvviso nel febbraio del 2022, quasi in maniera inspiegabile, ma certamente per colpa del “pazzo criminale di Putin”, mosso probabilmente da semplici e folli mire espansionistiche. Ma come sappiamo bene, le menzogne hanno le gambe corte e la gente per fortuna non è poi così fessa da bere tutte queste fandonie propagandistiche.
Ebbene: la macchina delle “informazioni preconfezionate” non poteva che ripetersi con lo stesso metodo e stratagemma, anche su ciò che sta accadendo in quella che per noi cristiani è la Terra Santa. Ancora una volta il “mainstream”, ha deciso di dare l’impressione che improvvisamente fosse scoppiata una guerra tra lo “Stato di Israele” e i “Terroristi di Hamas”. Tutto ciò in un territorio assolutamente pacifico o pacificato. È bene però ricordare, che questa metodologia “giustificazionista delle guerre”, è di parecchio precedente, anche a questi ultimi due conflitti di cui oggi parliamo, se andiamo ad analizzare ad esempio quello che già era successo con la guerra in Afghanistan ed ancor di più in Iraq. Anche lì improvvisamente ci si accorgeva che c’erano dei “cattivoni da combattere” e delle cause di giustificazione per muovere guerra: gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle nel primo caso e il possesso di “armi chimiche” (in realtà totalmente inesistenti) da parte di Saddam Hussein nell’altro. Chiamasi insomma “casus belli” che, sempre rimanendo alla “retorica americana”, fu l’attacco nipponico a Pearl Harbor, a legittimare la decisione yankee di entrare nel secondo conflitto mondiale. Chissà, insomma, se questi eventi furono veramente dei fatti così inaspettati e sorprendenti per gli USA o se la desecretazione di alcuni importanti documenti porteraà a delle interessanti scoperte .
Un po’ la stessa domanda che molti si stanno facendo ora sui servizi segreti israeliani: possibile che non sapessero nulla dell’imminente e, programmato da tempo, attacco dei miliziani di Hamas? Sta di fatto che l’occasione pare essersi dimostrata propizia per cercare di imporre ancora una volta la narrativa dei “buoni” contro i “cattivi”, “bene supremo” contro “male assoluto”, “esercito regolare” contro “terroristi”, ecc.… Punto cruciale è poi quello di dare l’immagine, impostata accuratamente, secondo cui semplicemente c’è chi ha attaccato, in questo caso Hamas, e chi si difende, forse un po’ attaccando, (verrebbe da aggiungere) quindi Israele. Perciò tutto il resto non conta, ma diventa quasi totalmente relativo e giustificabile: i bombardamenti indiscriminati di abitazioni civili e chiese, il massacro di donne e bambini, l’utilizzo di bombe al fosforo, l’invasione di Gaza via terra. Paradossali e molto significative le parole di Antony Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America: “Israele ha il diritto di difendersi, ma deve rispettare i diritti umani!”. Una frase da cui emerge tutto il palcoscenico che c’è dietro la politica estera, globalista e guerrafondaia degli USA guidati da Biden, che non si fa nessuno scrupolo ad utilizzare due pesi e due misure, a seconda di ciò che fa più comodo.
Ma veniamo al nocciolo della questione e cioè al fatto che ciò che è accaduto in passato, gli antefatti e le origini storiche del conflitto israelo-palestinese, per questi impostori andrebbero ignorate o addirittura sottaciute. Allora, non bastando porre il concetto della “Democrazia”(Israele) contro “Stato Terroristico”(Hamas), ecco che nell’Occidente corrotto e decadente improvvisamente ci si accorge che da decenni siamo invasi da immigrati clandestini che per la gran parte sono islamici e molti di questi fondamentalisti o addirittura terroristi. Ecco scoperta l’acqua calda, verrebbe da dire. Così il problema viene maggiormente semplificato e forse anche sminuito, per renderlo più appetibile per le masse. Ma, ancor più sinteticamente, si tratterebbe di una guerra tra “occidentali e “mussulmani” e chi c’è in mezzo è colpevole di stare lì, compresi coloro che “non si tolgono dalle scatole” da Gaza e finiscono per morire sotto le bombe israeliane. Una retorica folle, demenziale e criminale che, come dicevo, abbiamo già visto con il conflitto in Ucraina ed ancor prima con la “crisi pandemica”. Si tratta di una propaganda talmente spudorata che arriva a giustificare anche determinate azioni terroristiche, come l’uccisione di Darya Dugina per mano dei servizi segreti ucraini.
E il terrorismo in Palestina? Ebbene lì in realtà risale già agli anni Quaranta, quando ad esempio il Conte Bernadotte e l’osservatore ONU a Gerusalemme, Colonnello André Serot, il 17 settembre 1948 furono assassinati da raffiche di mitra, da parte del gruppo terroristico ebraico Lehi, la cosiddetta Banda Stern. La ragione dell’attentato fu la dichiarazione pubblica resa da Bernadotte in cui chiedeva che ai profughi palestinesi fosse concesso di far ritorno in patria, dopo essere stati cacciati forzatamente durante la prima guerra arabo-israeliana.
Pagine di storia e di verità che, come dicevamo, vengono volutamente omesse o nascoste, per impedire alle persone di ragionare con la propria testa e comprendere così che il conflitto israelo-palestinese non nasce ieri, ma ben più addietro.
Un’analisi storica accurata permetterebbe invece di far comprendere le reali e forti motivazioni, della lotta di resistenza dei palestinesi, che dopo anni e anni di soprusi, privazioni, morte e distruzione, sono ancora lì a combattere per quella che nonostante tutto sentono ancora la loro terra. Q
uella “Terra”, di cui cantava Massimo Morsello, narrando: “.. di un amore che ci sembrava troppo.. la nostra terra ci sembrava poca…Terra e sassi nelle nostre scarpe.. la nostra rabbia diventava cieca…”. Una canzone dedicata alla Palestina ed ai palestinesi, che riascoltandola ci si rende veramente conto di quanto sia di grande attualità, con tutta la sua tragicità: “..con il mitra appeso alle spalle la libertà sembra più vicina…A cinquecento metri dalle stelle già ci sembrava Palestina, Palestinaaaa…”.
Alle parole di questo brano, credo non resti da aggiungere nulla, rispetto all’immensa tragedia a cui stiamo assistendo, ma le sue parole, piene di romanticismo. Vanno ascoltate fino infondo:
“Ed il sangue che mi usci’ dal collo.
Non ho vissuto per poterlo vedere
Credo sia sciolto tra questa terra, che ora nessuno mi puo’ rubare.
Ma con un mitra che ti strappa la vita
La libertà sembra una bambina
Che la notte si addormenta
impaurita al coprifuoco in
Palestina,
Palestina”.
Ai posteri l’ardua sentenza.
mah.forse gli israeliani hanno paura di fare la fine dei cristiani a Betlemme.
certo la storia raccontata da parte musulmana,che siano di fatah,dell’autorità palestinese,o di hamas,dà la colpa agli israeliani.
invece su “tempi” del dicembre 2013 “i cristiani fuggono da Betlemme. vi diranno che la colpa è di Israele. ma a farli scappare sono( soprattutto) gli islamici.”
sottotitolo: per i cristiani non c’è lavoro. le loro figlie vengono stuprate. le proprietà confiscate. anche la croce non è più tollerata ma per le autorità e i media non c’è discriminazione.
raccontiamo pure la storia vera. tutta,però.
da “tempi ” del 23/12/2013 di r. barducci.