di Luigi Cortese
Le parole del Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, suonano come un secondo atto di accusa verso chi non vuole il cessate il fuoco. “Gaza sta diventando un cimitero di bambini”: con questa semplice frase Guterres ha dato più forza ai 10mila morti, tra civili e miliziani, annunciati da Hamas. A rispondere ci ha pensato il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, che ha dichiarato: “È Hamas il problema a Gaza, non le azioni di Israele per eliminare quest’organizzazione terroristica”. Al di là delle parole, i numeri sono chiari: dopo un mese dall’attacco di Hamas ad Israele le parti in campo contano 1400 morti e 200 rapiti per Israele, contro gli oltre 10mila morti, di cui più di 4000 minori, dichiarate dall’autorità di Hamas.
Naturalmente le parole di Guterres sono dettate dai numeri di Hamas, e questo ha portato ad un nuovo scontro con Israele. Infatti Eli Cohen ha voluto ricordare a Guterres che “più di 30 minori, tra cui un neonato di 9 mesi, ma anche bimbi e ragazzini che hanno assistito alle uccisioni a sangue freddo dei loro genitori, sono trattenuti nella Striscia contro il loro volere”.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è stato molto più “politico” nella sua risposta asserendo che secondo lui il bilancio delle vittime del Ministero della Sanità di Hamas include “parecchie migliaia di combattenti palestinesi”, e che questi numeri debbano “essere verificati”. Nel discorso di Netanyahu va posto l’accento sulla seguente affermazione: “Al termine della guerra con Hamas, Israele assumerà la responsabilità complessiva della sicurezza della Striscia di Gaza”. In poche parole nell’idea del premier israeliano c’è già la vittoria e la definitiva occupazione della Striscia di Gaza, parole che in un contesto normale farebbe sobbalzare la comunità internazionale, come del resto abbiamo visto con le repubbliche separatiste del Donbass.
Guardando questo conflitto, quello che salta agli occhi è che se Hamas ha dato l’inizio alla battaglia, Israele pare non abbia alcuna volontà di chiuderla senza prima aver annientato i palestinesi. Infatti la mossa dello stato ebraico di impedire qualunque aiuto umanitario alla popolazione di Gaza dimostra come ci sia la volontà di occupare il territorio, e come detto dall’UNRWA, agenzia ONU per i rifugiati palestinesi: “Da un mese la popolazione nella Striscia di Gaza si vede negare aiuti, vede morte e si vede cacciata dalle proprie case per i bombardamenti. Una lotta quotidiana per trovare pane e acqua. I blackout isolano le persone dai loro cari e dal resto del mondo. E’ una tragedia umanitaria di dimensioni colossali”.