di Luigi Cortese

“I barbari”: con questo appellativo sono conosciuti nel mondo finanziario quelli di KKR. Si perché dopo la storica acquisizione di Rjr Nabisco, uno dei maggiori conglomerati industriali degli Stati Uniti, con il “leveraged buyout”, in pratica l’acquisizione con denaro preso in prestito, un libro dal titolo “Barbarians at the Gate”, edito nel 1989 scritto da due giornalisti del Wall Street Journal, Bryan Burrough e John Heylar, raccontò questa storia facendo nascere il loro mito. Il titolo del libro venne prese dalla frase di Forstmann che, accusandoli di non avere “soldi veri” ma “merda falsa da junk bond”, cioè da titoli spazzatura disse: “Dobbiamo respingere i ‘barbari’ che sono alle porte della città”.

L’investimento in Rjr Nabisco fu perdente a causa del prezzo spropositato e dei debiti contratti per completare l’operazione. Ciò nonostante Kravis, 79 anni, e Roberts, 80 sono due delle 100 persone più ricche d’America, con patrimoni di 8,9 e 9,7 miliardi di dollari. Oggi KKR è cresciuta fino a gestire asset per 500 miliardi e ad assemblare un portafoglio con centinaia di società. La sua ultima operazione è l’acquisto della rete di Tim per 22 miliardi di euro.

Kravis, originario di Tulsa, in Oklahoma, e Roberts, nato a Houston, in Texas, sono cugini di primo grado e amici d’infanzia. I cugini lavorarono sotto Jerome Kohlberg, con lui formarono un trio specializzato in acquisizioni. Nel 1976 proposero alla banca con cui lavoravano di creare un fondo apposito, ma i dirigenti si rifiutarono, e loro per tutta risposta si misero in proprio. Con 120mila dollari dei loro risparmi, fondarono Kohlberg Kravis Roberts & Co: KKR. La nuova società si specializzò in leveraged buyout, diventando negli anni 80 un colosso che puntava a comprare aziende sempre più grandi.

Gli affari in Italia e il caso Marelli

TIM non è altro che l’ultimo degli affari italiani di KKR: nel 2005 investirono in Solenia, un’azienda di oli lubrificanti comprata per 835 milioni di euro e rivenduta due anni dopo a Petronas per un miliardo. Poi arrivò Sistemia (gestione crediti), Argenta (distributori automatici), Inaer (elicotteri), Sirti (reti di telecomunicazione), FiberCop (rete Tim), Industria chimica emiliana (principi attivi farmaceutici), Cmc (packaging), Fedrigoni (carta).

Nel 2018 acquisirono Marelli, comprata da FCA per 5,8 miliardi di Euro, il tutto tramite la giapponese Ck Holdings. Dopo aver fuso la Marelli con la Ck Holdings, dando vita al settimo polo mondiale della componentistica per auto, nel 2022 Marelli si è trovata con 7,9 miliardi di debiti, dovendo così ricorrere ad un piano di ristrutturazione. A settembre KKR ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Crevalcore, in provincia di Bologna, poi sospesa, mentre in quello di Venaria Reale, nel Torinese, la Fiom parla di 500 posti di lavoro a rischio.

In poche parole KKR fagocita le aziende e le smembra, per poi trasferire gli investimenti in società a lei affini. Quale sarà la fine della rete TIM? Per quello dobbiamo aspettare qualche anno: ma non vedo per la rete, e per i dipendenti, un futuro florido.

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