di Mattia Taricco
Secondo un recente sondaggio dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte assistiamo a un dato che sta andando sempre più a peggiorare negli ultimi anni, arrivando a coinvolgere una scuola su tre: parliamo di casi legati al ritiro sociale e alla sociofobia, una problematica che purtroppo trova sempre più riscontro tra i giovanissimi in tutta Italia.
Il sondaggio in questione ha coinvolto 302 scuole, 89 delle quali hanno indicato 149 casi gravi legati a ciò. Il caso è definito “Hikikomori“, termine giapponese che indica un fenomeno psicosociale che porta il ragazzo ad autoescludersi dalla vita sociale e rinchiudersi nella propria camera, riducendo le uscite e le interazioni con gli altri al minimo necessario, molto spesso sono presenti anche depressione e forme di fobia sociale. Le motivazioni che vengono date per cercare di trovare una causa a questo fenomeno sono variegate: dal bullismo a forme di agorafobia, teorizzando anche un semplice disinteresse per i legami sociali veri preferendo quelli virtuali. «Ogni caso di ritiro sociale è diverso, ha le sue caratteristiche, gli interventi vanno calibrati sui singoli, altrimenti rischiamo di fare peggio», ha detto Stefano Suraniti, direttore dell’Ufficio scolastico regionale.
Giovani vittime della società moderna, ci viene da pensare. La scuola ha ormai da tempo perso quasi ogni funzione educativa, seguendo un disegno di sradicamento e isolamento per i ragazzi. La possibilità di socializzare e costruire relazioni è sempre più ostacolata da un mondo individualizzato e automizzato. Le qualità e le identità personali vengono soffocate in nome di un politicamente corretto di facciata; spesso gli slanci vitali puniti. In tutto ciò il “metodo COVID” con cui molte scuole, e una parte della società, continuano a gestire le attività ha sicuramente aggravato la situazione.
Occorre insegnare nuovamente ai giovani a vedere la vita come una sfida, ricca di sfumature e possibilità rifiutando l’amorfia e l’avvilenza proprie dei nostri tempi. Lottare per affermare se stessi e riprendersi in mano le proprie sorti è il primo passo da dover fare.