Di Simone D’Aurelio

Una delle principali malattie dell’Europa si chiama moralismo, che a differenza dell’etica crea una società di uomini totalmente ipnotizzati e, per comprendere meglio tutto questo, dobbiamo capire prima di tutto cos’è la morale. Utilizzando questo termine infatti, intendiamo un atteggiamento teorico-pratico da prendere di fronte a una determinata situazione che risulta essere “giusto”, la famosa “morale della predica” ad esempio si riferisce a un’azione veloce, diretta e assolutamente circoscritta.

Se facciamo un’analisi storico-sociologica ci accorgiamo che il consumismo insieme al materialismo deve creare un non-popolo che vive sulla morale tautologica, e questo elemento decide su ogni singola situazione in modo disgiunto e incoerente lungo l’asse temporale. Possiamo fare moltissimi esempi, il primo tra tutti riguarda il vaccino: la morale predicava di trattare il non vaccinato come un sorcio (Burioni) perché lo dice “la scienza”; ma possiamo pensare anche agli attacchi verso chi non è d’accordo per l’immigrazionismo sans frontieres perché l’immigrazione deve essere verso tutto e tutti in modo illimitato, o anche l’intolleranza di chi predica un nuove codice umanitario e vuole spazzare via qualsiasi religione perché la sua teoria è “migliore” e “giusta”; per non scordare la morale di Hegels e Marx dove bisognava uccidere tutto ciò che non è funzionale al comunismo.

Tutti questi atteggiamenti vengono giustificati da promesse su un futuro migliore, scordando gli interessi delle multinazionali del farmaco, delle ONG ecc. ecc. e ci rimandano in un mondo immaginario post rem che non si verificherà mai (si pensi al fallimento del positivismo, dello scientismo, dell’illuminismo ecc.) o sono giustificati da parziali risultati empirici che poi non rappresentano mai la totalità della situazione. La morale comune a tutti questi movimenti si basa su una visione incompleta del reale, ed è supportata degli slogan veloci che creano in noi sensi di colpa o di patologizzazione (chi non è d’accordo viene etichettato come xenofobo,intollerante a prescindere dalle motivazioni).

Eppure il moralismo ha evidenti limiti: prendiamo l’idea di accogliere tutti e tutto indistintamente, se lo applichiamo ad una religione, o ad un popolo o una dottrina filosofica il risultato è lo stesso: ci sarà la depauperazione più totale dell’identità e il collasso dell’ente, è un dato evidente che non viene mai preso in considerazione. La stessa idea sanitaria “giusta” di creare cittadini e reietti con il green pass si basava su un’assioma che si è rivelato totalmente errato: quello dell’immunità di gregge, del vaccino come perfetta prevenzione e come oggetto adatto a tutti in modo universale (scordandosi che molti prodotti farmaceutici creano reazioni soggettive) e un’idea dell’umanità ampiamente realtiva.

L’ermeneutica del consumatore – moralista è sempre la stessa guarda le cose in modo veloce, senza filosofare, senza riflettere seriamente, il suo pensiero è flatus vocis, e con una sorta di slogan preconfezionato agisce in base a quello che gli dice la TV o il pappagallo di turno. Questi soggetti pensano di fare sempre del bene, eppure non riescono a rendersi conto che in realtà le loro richieste sono solo dettate da interessi esterni e non da una morale identitaria che è per forza collegata all’etica e da una catena di solidi ragionamenti, non possiamo scordare inoltre che con questo approccio si concentra sugli effetti e non sulle cause.

Ma il moralismo del consumatore c’è anche nei rapporti personali, creando un’infelicità unica nel cuore dell’essere: la voglia di viversi infatti c’è solo in base a ciò che ci offriamo in modo immediato, riflettendo solo in termini di azione diretta, arrivando così a relazioni “a contratto” che non riescono ad appagarci. Ma consumismo e moralismo sono attaccati, perché la morale senza etica è un ragionamento disgiunto che non ha nessuna autorità e nessuna possibilità di incidere per davvero nella nostra vita, anzi rischia solo di creare danni, mentre il consumo senza l’esprit de finesse, senza i perché della filosofia classica, e il rapporto dialogico con la religione diventa un consumismo che ci consuma,
entrambi quindi vanno a braccetto perché odiano il mondo classico e sono consequenziali.

Oggi l’uomo vive di ragionamenti immediati, di pulsioni e di atteggiamenti che non sono in grado di risolvere i problemi posti dal reale, dal culto delle ricchezze materiali fino all’abolizione del dolore, dalla divinizzazione dell’estetica fino alla contemplazione dell’io tramite la tecnica, tutte soluzioni immediate ma fallaci, fino alla ipnosi della nostra coscienza che non digerisce il
moralimso.
La mancanza di coerenza metodica (1) , filosofica e pratica dimostra ancora di più il vuoto di questa
tautologia che danneggia le sue vittime, ma anche chi le sostiene perchè vivrà per sempre azioni
buoniste che non rispondono mai per davvero ai quesiti posti dal logos, dal cuore, e dalla religione.
(1) si pensi all’atteggiamento avuto di infinita accoglienza verso milioni di ucraini non vaccinati,
dove fino ai giorni precedenti il loro arrivo milioni di italiani non vaccinati erano ricercati e reietti
perché per “la scienza” trasmettevano il virus, uccidevano, occupavano posti in terapia intensiva,
agivano in modo becero e non dovevano far parte della società (quindi non potevano essere accolti)

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