di Luigi Cortese

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella sua audizione al Senato ha detto che il governo è pronto ad abbassare le stime sul PIL, assicurando che si tratta di “una correzione contenuta e dall’impatto trascurabile sul 2024”. Parole che non rasserenano nessuno, visto che il prossimo venerdì è previsto il rating di Moody’s che potrebbe far arrivare i titoli del nostro debito in zona “spazzatura”.

In poche parole la crescita del PIL dell’1,2%, confermata dal governo Meloni è ormai considerata fuori portata, anche se l’Ufficio Parlamentare per il Bilancio (UPB) dice che è ancora “raggiungibile”. Secondo l’UPB per centrare la previsione bisogna correre con gli investimenti del Pnrr, ma la spinta del piano si attesta “tra i 2,3 e 2,6 punti di Pil al 2026”, e non al 3,4% come detto dal governo. Quindi in nostro paese è in netto ritardo sugli investimenti, che ad oggi rappresenta l’unico volano alla crescita.

L’UPB è risultato essere molto critico verso la manovra meloniana, asserendo che si tratta di “interventi temporanei e frammentati, secondo un’ottica di breve periodo”. Arrivando a dire persino che il taglio del cuneo contributivo nasconde “trappole della povertà”. Secondo l’ufficio un lavoratore perde lo sconto superando anche di poco la soglia. Arrivando in questo caso a disincentivare straordinari e rinnovi dei contratti collettivi scaduti.

La difesa del ministro Giorgetti è una barzelletta, un politico che appartiene ad un partito che da sempre è stato “euro-scettico” non può dichiarare: “La manovra è conforme alle raccomandazioni Ue, austera ma per due terzi dedicata ai redditi medio-bassi”, e diventa quasi scandaloso quando arriva al capitolo pensioni, rivendicando con orgoglio il pacchetto in manovra e sfidando chiunque accusi il governo di aver peggiorato la legge Fornero, arrivando a dire: “Forse non l’hanno letta, quella legge. Confermiamo tutte le uscite flessibili. E impediamo che siano solo i ricchi ad accedere alla pensione di vecchiaia contributiva. Sui medici un problema c’è, vedremo come dare una risposta”.

Il governo Meloni su questa partita sta dimostrando dilettantismo, arrivando ad emanare una legge di modifica costituzionale orrenda e senza senso solo per coprire gli sfaceli della manovra finanziaria. Oggi si pubblicizza enfatizzando i rendimenti dei buoni del tesoro, ma se, come si prevede, le agenzie di rating dovessero declassarli, gli italiani si ritroverebbero in mano carta straccia. Con il pericolo maggiore nel fatto che fino a ieri il debito pubblico era in mano alla BCE, e quindi l’Europa aveva molte più remora nel spingere il paese verso il baratro, mentre oggi potremmo essere gli ideali candidati di una manovra GreciaBis.

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