di Luigi Cortese
Nell’immaginario collettivo ormai Tolkien viene considerato di destra, ma perché questa sarebbe l’ennesima aberrazione? Bene negli anni 60 e 70 i cosiddetti “capelloni” che animarono il fenomeno della controcultura statunitense, consideravano Il Signore degli Anelli un testo sacro. E questo lo possiamo trovare nei lavori di Theodore Roszak che raccontava degli “hippies attorno ai trent’anni che portano distintivi con scritto ‘Frodo vive’ e arredano i loro appartamenti con mappe della Terra di Mezzo”. E questo lo possiamo trovare anche nella prima ristampa italiana del 1977, fatta dall’editore di destra Rusconi, dove appose una fascetta con la dicitura “la bibbia degli hippies”.
Per iniziare a ritrovare gli scritti di Tolkien nella cultura della destra italiana dobbiamo arrivare ai primi “campi hobbit”, i campi organizzati dall’allora Fronte della Gioventù, movimento giovanile del MSI, dove venivano usati i simboli della Terra di Mezzo, misura atta, secondo alcuni, a costruirsi una nuova mitologia, emancipata forse dai segni della nostalgia fascista esplicita.
Il successo di Tolkien in Italia, torniamo agli inizi degli anni 70, è dovuto anche ad una fase di problemi interni alla destra radicale italiana. Erano gli anni della contestazione studentesca, gli anni di Valle Giulia per intenderci, che portò ad una frattura generazionale nel mondo neofascista. L’MSI, nella funzione di destra istituzionale, si schierò apertamente contro la protesta, mentre i giovani aderirono con fervore alla stessa. Nonostante la storiografia ci dica che il ‘68 fosse dominato da marxisti, socialisti, anarchici e da posizioni “eretiche” rispetto al quelle tradizionali del radicalismo di destra, i veri intellettuali d’area, come Julius Evola e Adriano Romualdi, guardavano al periodo con favore. Mentre altri appoggiarono persino Che Guevara e i vietcong.
Al mondo neofascista però serviva l’idea di un mondo ideale, diverso da quello desiderato dagli altri movimenti giovanili. E Tolkien era perfetto: una comunità gerarchica e solidale senza capitalismo. Poi i primi traduttori italiani di Tolkien erano legati alla cultura di destra, politicamente ispirati proprio da Evola e alle sue opere.
Nella radicalizzazione di Tolkien non si è avuto alcun problema, perché la sinistra, ultra ideologizzata di quegli anni, era convinta che il genere fantasy fosse di livello inferiore al realismo ultra borghese, e poi Tolkien era considerato un loro nemico, in quanto tradizionalista cattolico distante mille miglia dall’utopia socialista di stampo sovietico; caratteristica, quest’ultima, che invece a destra è stata volano per la sua radicalizzazione, in un mondo dal pensiero conservatore e cattolico dove ha trovato terreno fertile.
Oggi ci troviamo davanti ad una nuova destra istituzionale che ancora cerca di strumentalizzare certi intellettuali senza conoscerne l’essenza, comprando libri per farne pezzi di arredamento o partecipando a mostre e convegni per fare le passerelle. Come contraltare, invece, abbiamo un mondo di area che ne ha assimilato il messaggio, in special modo quello cristiano, che compra libri non per darsi arie da intellettuali, ma per cercare di comprenderne appieno il messaggio.
Concludendo, però, ci troviamo ancora una volta a dover porre l’accento su quella cultura di destra, quella più profonda e radicata, che porta il nome di Julius Evola, Ugo Spirito, Ernst Jünger, Carl Schmitt, Martin Heidegger, Ezra Pound e Mircea Eliade; nomi scomodi, ingombranti, con un passato e delle idee che oggi alla destra borghese italiana, filo atlantista e sionista danno ancora fastidio.
Bell’articolo ,molto interessante su Tolkien,io faccio parte di quei sessantottini di destra ,vista la mia veneranda etá e sto ancora aspettando una VERA DESTRA ! Spero di vederla nascere prima di lasciare questa terra e andare nella “terra di mezzo “ !
Bellissima riposta ! Speriamo che il suo desiderio diventi realtà, in una “realtà” odierna così dura, sarebbe uno spiraglio di speranza di cambiamento.