di Francesca Fiore

Carlo Taormina parla per tre ore al processo sul 9 ottobre e spiazza totalmente l’accusa. Non entra nell’importantissima disquisizione riguardante gli infiltrati e soprattutto l’ignoto W1, ma affronta il problema principale partendo dalle motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di rito abbreviato contro Ursino e altri.

Taormina dimostra che Picazio per condannare è costretto a dare una nuova fisionomia al concetto di ordine pubblico includendo degli elementi che non erano stati mai considerati prima ovvero il sindacato e la salute come elementi fondanti della nuova visione dell’ordine pubblico. Ciò chiaramente, prevede Taormina, non potrà che incontrare “il blocco della Cassazione” che si trova una condanna costruita per far piacere al potere di turno che ha imbastito tutto il processo con le lunghe carcerazioni che sappiamo e con il fortissimo attacco mediatico che ne è conseguito.

Taormina, poi, esamina il caso degli incidenti di Cremona quando l’estrema sinistra mise sostanzialmente a ferro e fuoco la città per attaccare la sede di Casapound e raccoglie il fatto che la sentenza di Cassazione, riguardante questo episodio, è chiarissima nel suo contenuto assolutorio. Si trattò anche in quel caso, certamente più grave di quello alla CGIL, di danneggiamenti. Perchè la devastazione non poteva avere una così breve durata, ricordiamo che quella presunta al sindacato del 9 ottobre è di tre minuti, e perchè soprattutto era impossibile provare che la devastazione fosse stata pensata e organizzata precedentemente. Condizione indispensabile perchè si configuri il reato. La difesa di Taormina è durata tre ore, è stata impostata dal punto di vista del diritto con maestria e ha lasciato a Nicola Trisciuoglio, nei minuti finali in cui si è sviluppata la sua difesa, gli elementi concreti e pratici riguardanti la polizia e il processo in corso nei confronti di Silvestri ed altri per le menzogne dette in aula, sottolineando la questione dell’Ignoto W1 che non viene riconosciuto e che viene di fatto fatto “scomparire” dalle indagini, creando così un vulnus nella difesa degli imputati del 9 ottobre.

Dopo l’arringa di ieri e la coincidenziale scarcerazione di Massimo Ursino, si può dire che la vicenda del 9 ottobre si stia avviando verso un chiarimento generale ma anche puntuale: se da un lato si apre la questione del concetto di devastazione che comunque ha portato alla condanna di decine di persone nel rito abbreviato, dall’altro rimangono comunque aperti i procedimenti e le accuse ricolte sia alla Procura di Roma che a quella di Perugia, sia contro la Digos che contro la stessa Procura.

 

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