di Dina Nerozzi

Ogni fatto di cronaca triste, che attira l’attenzione del pubblico, si trasforma in un campo di battaglia in cui ognuno cerca di piegare l’accaduto in base a quanto di utile può derivare alla propria causa. Le femministe vedono l’ennesima barbarie del maschio predatore, i comunisti riconoscono i segni dell’intramontabile patriarcato colpevole di ogni ignominia, i catastrofisti vedono i segni dei tempi del diluvio universale che si sta profilando all’orizzonte.

E’ anche già pronto il rimedio per evitare nuove tragedie: la scuola deve inserire dei corsi di indottrinamento dei maschi selvaggi a cui deve essere insegnato il rispetto per le povere femmine indifese. Forse, dico forse, la scuola ha già tante incombenze e forse, dico forse, questo aspetto dovrebbe essere preso in carico dalla famiglia e magari anche dai mezzi di comunicazione che insieme formano il modo di pensare delle giovani generazioni. Se abbiamo imboccato la strada sbagliata, e sembra evidente che sia così, la colpa è dei genitori che delegano la loro responsabilità primaria e dei media che propongono modelli devastanti per i giovani. 

Signore, come si fa ad aprire gli occhi a questo mondo che sbandiera ovunque la dottrina di una libertà senza confini secondo la quale bisogna seguire l’istinto, va dove ti porta il cuore…. E se il cuore e l’istinto ti dicono “ammazza”?

La radice della civiltà sta proprio in quel controllo delle parti istintuali più distruttive che ognuno si porta dentro, ma il pilastro della civiltà è stato demolito per far spazio alla libera espressione dell’istinto sessuale perché così ha detto Sigmund Freud. Il responsabile della liberalizzazione dell’istinto sessuale è stato lui sempre con il nobile intento di tutelare la salute mentale messa in pericolo dalla repressione dell’istinto sessuale. Si può separare la liberalizzazione dell’istinto sessuale dalla liberalizzazione degli istinti primordiali tout court? Temo di no, temo che il lavoro per esercitare il controllo delle pulsioni non preveda eccezioni: o si impara ad esercitarlo sempre oppure non lo si impara affatto.

Se ho capito bene la famiglia di questa povera ragazza, vittima innocente di un mondo sbagliato che predica cose sbagliate e poi si meraviglia del risultato ottenuto, è una di quelle che si ispira al “mondo nuovo”, quello in cui satana è il benvenuto come simbolo di colui che ha avuto il coraggio di ribellarsi all’autorità. Hanno invocato satana? E lui si è presentato puntuale all’appuntamento. Adesso ognuno cerchi di provare a capire perché la povera Giulia è morta e di chi è la colpa.

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