di Luigi Cortese
La morte di Henry Kissinger ci impone un’analisi. Quella di Henry Kissinger è una figura che evoca un’ombra sinistra sulla politica internazionale: ha plasmato la sua carriera con decisioni che vanno al di là del cinismo politico, sfiorando l’immoralità vera e propria. La sua gestione come Segretario di Stato è un triste spettacolo di pragmatismo che ha scardinato qualsiasi residuo di compassione umana.
Il coinvolgimento di Kissinger nella guerra del Vietnam, ad esempio, rappresenta un apice di indifferenza verso la sofferenza umana. La sua strategia di “paziente coinvolgimento” si è tradotta in una brutalità senza precedenti, mettendo in secondo piano qualsiasi considerazione etica.
Inoltre, le sue azioni nel corso del colpo di Stato in Cile nel 1973 sollevano gravi preoccupazioni etiche. L’appoggio degli Stati Uniti al golpe militare contro il presidente eletto Salvador Allende ha contribuito a un periodo di repressione brutale sotto il regime di Augusto Pinochet. Kissinger ha ignorato i diritti umani in nome degli interessi geopolitici.
La sua abitudine a operare nell’ombra, intrattenendo negoziati segreti e manipolando le fila della diplomazia, infine, solleva dubbi sull’onestà e l’integrità delle sue azioni. La mancanza di trasparenza e il rifiuto di rendere conto delle decisioni cruciali hanno contribuito a creare un clima di sfiducia nell’intero sistema diplomatico.
In conclusione: Kissinger emerge come un architetto della politica estera che ha sacrificato principi umani fondamentali sull’altare della realpolitik. La sua carriera è segnata da una sequenza di scelte che hanno inflitto sofferenze ai popoli, minando la reputazione degli Stati Uniti come forza guida per la giustizia e i diritti umani. Il suo lascito è un monito sulle oscure conseguenze che derivano quando la moralità viene sacrificata sull’altare degli interessi politici a breve termine. Oggi che Kissinger, alla veneranda età di 100 anni, è passato oltre dovrà rendere conto delle sue azioni non più agli uomini, ma ad un giudice severo ma imparziale, che lo giudicherà dall’alto della saggezza divina per la realtà dei suoi efferati crimini contro l’umanità. La storia, vera e non artefatta, lo ha relegato ad artefice di nefandezze. Anche se la politica internazionale lo venera la realtà è ben diversa.
Senza dimenticare le minacce ad Aldo Moro