di Alessandro Cavallini (foto: la protesta in Spagna)

Con l’avvento dei social media è cambiato notevolmente anche il modo di intendere l’attivismo politico. Secondo molti vi è più partecipazione rispetto al passato poiché chiunque può dire ciò che vuole riguardo a qualunque argomento. Cosa che per altro non è detto che sia sempre positiva…Ma, al di là delle battute, un effetto positivo hanno avuto sicuramente le nuove tecnologie. Pensiamo solo a quei numerosi canali di controinformazione che permettono di contrastare la dittatura del politicamente corretto imperante nei media mainstream. Per quanto questi strumenti siano spesso a rischio di censura, quando riescono comunque a sopravvivere hanno appunto questa funzione fondamentale di trasmettere informazioni che altrimenti non troverebbero spazio.

Detto questo, però, vi è anche un lato fortemente negativo dei social media, soprattutto per chi è (o almeno crede di essere…) politicamente attivo: il passaggio dall’essere un partecipante diretto al diventare un semplice spettatore, come se un calciatore si trasferisse dal campo di calcio agli spalti. Ed è proprio quello che è successo negli ultimi decenni in molti ambienti politici, anche sedicenti antagonisti. Pensiamo ad esempio a quanto successo durante la cosiddetta “emergenza Covid”, quando in molti hanno accettato tranquillamente la situazione di fatto e si sono organizzati per ricreare eventi politici virtuali, tipo conferenze, dibattiti, riunioni, concerti ed altro. Così facendo, si era comunque convinti di star facendo qualcosa, confondendo la realtà virtuale con quella reale e concreta. Il passaggio è stato veloce e quasi indolore, proprio perché si era già abituati da tempo ad essere spettatori. Tutto questo è ormai un processo irreversibile che non possiamo far altro che accettare? Noi non lo crediamo proprio.

Se ci pensate un attimo, negli ultimi anni, soprattutto nelle situazioni più politicamente rilevanti e/o di emergenza, a farla da padrone è stata sempre e comunque il luogo più rappresentativo della partecipazione politica: la piazza. Basti pensare alle manifestazioni di Capitol Hill, dopo i brogli elettorali alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, alle proteste in Italia durante la pandemia, tra cui quella più partecipata numericamente del 09 ottobre 2021 (di cui ancora ci sono gli strascichi giudiziari…), le proteste di piazza durate settimane in Francia contro la riforma delle pensioni e quelle più recenti in Spagna contro la decisione di Sanchez di concedere l’amnistia ai secessionisti catalani in cambio dell’appoggio al suo governo.

Quindi non è vero che la piazza oggi sia stata completamente abbandonata a favore dei social o che sia un residuato di tempi antichi presente solo nelle vicende politiche dei paesi più arretrati. La piazza è sempre lì, più viva che mai e sempre desiderosa di essere occupata da qualcuno. Ed è proprio questa la sfida per chi, ancora oggi, vuole opporsi al Sistema e non chinare la testa: scendere in strada e urlare in faccia ai poteri dominanti la propria rabbia e la propria volontà di opposizione. Continuare a pensare che si possa fare questa stessa cosa semplicemente apponendo una crocetta su una scheda elettorale è utopico se non, addirittura, ingenuo. Anche perché, così facendo, si diventa facili vittime del finto rappresentante del dissenso che spesso fa più danni degli stessi servi del Sistema (ultimamente ne sono spuntati a bizzeffe…di partiti e partitini più o meno fake).

Poi ovviamente bisogna anche avere la capacità di riempire la piazza con l’unico soggetto politico ancora oggi realmente rivoluzionario: il Popolo. Solo un Popolo unito, capace di unirsi sotto le insegne del Tricolore senza più anacronistiche distinzioni novecentesche, come quella tra destra e sinistra, può realmente opporsi a questo Sistema sempre più totalitario e che vive di continue emergenze (sanitarie, climatiche, ambientali, alimentari e così via). Per fare questo allora sì che possono essere utili i social media come strumento di comunicazione e di informazione. Ma l’obiettivo deve essere chiaro: creare un’opposizione reale al Sistema e non una massa di spettatori passivi ed annoiati. Altrimenti, tanto vale rimanere seduti sul divano e guardare la nuova puntata del Grande Fratello.

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