di Maria Federico
I numeri ci sono ma non sono quelli che portano gioia o soddisfano desideri come una vincita al lotto: sono quelli, invece, che fotografano la spietata realtà in cui questa città vive. Numeri che fanno paura, che costringono i cittadini a guardarsi intorno mentre sbrigano una commissione, vanno al lavoro, sono con i figli al parco giochi, o semplicemente vivono la loro quotidianità fuori dalle mura di casa propria. Sono i numeri che hanno reso la città da “ Milano da bere “ a “ Milano da paura” con il triste record di essere la meno sicura d’Italia.
Per il sindaco “ È tutta una percezione”. Possiamo mai affermare che quasi 7mila reati denunciati ogni 100mila abitanti nel 2022 e denunce in crescita del 3,5% nel primo semestre 2023 possano definirsi “percezione”? Per l’anziana 89enne è stata “percezione” l’essere stata violentata per più di un’ora da un clandestino? O le coltellate ricevute da 6 persone in zona stazione centrale sono state “sensazioni”? Se il metro di giudizio è la percezione, allora non dobbiamo stupirci che la delinquenza avanza, che le baby gang la fanno da padrone, che gli immigrati violenti costringono i cittadini ad uscire il meno possibile e i commercianti a chiudere e che Milano diventi una delle tante città che si vedono trasformate in giungle. Eh si perché poi dobbiamo anche ragionare sul fatto che per un italiano non esiste la leggittima difesa. La giustizia non usa più la bilancia con eguale peso ma gli occhiali, per vedere bene il colore della mano che delinque.
Sei bianco? Ti difendi? Male! Sei condannato a 17 anni di carcere e sei costretto a risarcire con 800mila euro le famiglie dei delinquenti che sono entrati nel tuo negozio e ti hanno puntato la pistola alla testa, davanti a tua moglie e tua figlia, che hanno minacciato i tuoi sacrifici, la tua famiglia. Quanti di noi sono rimasti basiti dalla vicenda del gioielliere condannato in primo grado a 17 anni di carcere, Mario Roggero che il 28 aprile 2021 reagì a un tentativo di rapina nel suo negozio di Grinzane Cavour uccidendo due rapinatori e ferendone un terzo? Il verdetto emesso dalla Corte d’Assise di Asti è duplice omicidio volontario più uno tentato. Non leggittima difesa. Quindi lo Stato, la magistratura che fanno? Incentivano la delinquenza perché rende l’aggressore intoccabile, se immigrato, perché dobbiamo renderli martiri per la non riuscita integrazione. Alibi per una perfetta innocenza mediatica, ma la verità è che c’è un esercito di non integrati che arriva nel nostro paese e si rende sempre più spesso protagonista di fatti scabrosi. Le principali stazioni d’Italia sono infrequentabili a qualsiasi ora del giorno e della notte: chiunque è sempre costretto a gincane tra risse, spacciatori, molestatori, ladri.
Dagli anni ’90 in poi, l’Italia è diventata punto di arrivo per migliaia di immigranti: dall’Est Europa prima, dall’Africa Subsahariana e dal Medio Oriente dopo. Secondo i dati del Viminale, dal primo gennaio 2022 al 30 dicembre sono arrivate 105.104 persone, contro le 67.477 del 2021, le 34mila del 2020 e 11.471 nel 2019. I Paesi di origine dei migranti sono soprattutto Egitto, Tunisia, Bangladesh, Siria e Afghanistan. Oltre il 50 per cento dei clandestini giunti in Italia via mare sono provenienti, quindi, da Paesi sicuri, e che non hanno alcun titolo per restare in Italia. Nel 2022, oltre 13 mila sono stati i minori non accompagnati: quanti, con una auto dichiarazione, hanno affermato di essere minorenni senza mai subire verifiche e controlli circa la reale età. Al 31 dicembre 2021 erano stati poco più di 10.000. Negli ultimi tre decenni il numero di immigrati in Italia è aumentato di 8 volte, da 625 mila a 5 milioni. Quadro dalle tinte fosche se ci si concentra sugli irregolari. Quanti cioè, costituiscono certamente una quota minoritaria degli stranieri sul territorio, ma che rappresentano più dei due terzi degli stranieri arrestati per reati gravi.
Al 30 giugno 2023 il 31% dei detenuti nelle carceri italiane è straniero, nel 1991 erano il 15,13%. Il 27,4% degli stranieri è dentro per reati contro il patrimonio, il 30,9% per reati contro la persona e il 31,5% per droga. I dati diffusi dal Ministero della Giustizia raccontano, quindi, che un terzo del totale dei reati è commesso da extracomunitari, di quelli però che sono stati riconosciuti e denunciati perché la stragrande maggioranza è a piede libero grazie al fatto di non avere identità. Il legame tra immigrazione e criminalità, dunque, esiste. Si parla tanto di accoglienza, ma chi arriva in Italia sparisce nel nulla che avanza. Non si sa chi è, da dove viene, dove va, perché è qui e a fare cosa. Giovani, spesso giovanissimi, abbandonati a se stessi. E le stazioni centrali di tutte le principali città italiane sono l’esemplificazione di una situazione che non ha niente a che fare con l’accoglienza e l’inclusione, ma solo con un finto buonismo che sfocia in delinquenza e disperazione.
L’etica vorrebbe che sicurezza e libertà di tutti fossero tutelati. La logica chiarisce che se facciamo entrare tante persone senza controlli, poi è impossibile far riuscire chi non ha i requisiti. E la sicurezza diventa utopia oppure costringiamo i residenti a chiudersi in casa, ad evitare passeggiate o compere. Meno persone in strada meno probabilità di stupri, rapine o scippi. Installiamo le videocamere di sorveglianza che un nome non possono certamente dare a chi straccia i documenti prima di lasciare il barcone e approdare sul suolo italico. E pian piano costringiamo le persone ad un lockdown etnico dove gli indigeni sono rinchiusi nei propri ghetti, chiamati quartieri, e gli ospiti sono liberi di girare indisturbati a spargere la loro cultura fatta di non voluta integrazione e spalleggiati dal silenzio mediatico e politico.
servirebbe capire chi comanda e manovra la giustizia. servono rimpatri e leggi SEVERE sulle entrate. serve ricominciare ad alzare la testa
Purtroppo anche con questo governo di “destra” o meglio di finta destra é cambiato qualcosa ..anzi é tutto in peggioramento ! Ne abbiamo lasciati entrare troppi e senza regole ,che si potevano tranquillamente organizzare ,e ora la situazione non é più rimediabile !
Serviva soprattutto stare dalla parte giusta trent’anni fa, quando invece, se osavi dire_: “Prima gli italiani”, appartenevi ad un cinque per cento scarso della popolazione, mentre il restante novantacinque ti affibbiava l’etichetta di nazirazzista senza tante cerimonie. Adesso si colgono i frutti dell’albero piantato allora.