di Alessandro De Luca e Gloria Callarelli

Ogni giorno che passa siamo sommersi di sempre più pubblicità sulle nuove auto in uscita: la maggior parte auto elettriche che, nella maggior parte dei casi, però, sono vendute anche a benzina; le auto elettriche, infatti, anche se viste come auto di un imminente futuro, in realtà ancora non lo sono.

Per le strade italiane vediamo molto spesso auto a benzina e a diesel, anche di una data non molto recente, e vediamo soprattutto SUV, auto normali, Coupé a induzione elettrica che sotto la targa recano il nome delle multinazionali: ALD automotive, Lease Plan, Fca Bank. Non sono auto di piena proprietà ma sono auto prese con contratti di canone leasing o contratti di noleggio: questo perchè l’auto di proprietà, in Italia, la vogliono togliere. Questo sistema garantisce alle multinazionali citate una rendita, mentre tiene in pugno il popolo che non ha disponibilità ad acquistarle a prezzo intero.

Anche molte delle auto elettriche che vediamo sono prese con canoni simili: il loro costo supera tranquillamente i 50 mila euro. Le stesse semplicissime utilitarie di questo tipo possono arrivare al costo di 40mila euro. Il denaro occorso per acquistare questi “giocattoli green”, oltre a finire nelle tasche dei produttori, andrà in parte a remunerare anche le difficoltà nel smaltire le batterie di litio, oltre che ad acquistare materie prime costosissime per fabbricarle. Soldi, soldi, montagne di soldi per una vettura che la maggior parte del popolo non può permettersi.

Nonostante questo, ritornando alla pubblicità di cui parlavamo all’inizio, siamo martellati costantemente dallo slogan “acquista le auto elettriche”, “auto sostenibili” e altre amenità: la martellante propaganda della transizione ecologica continua a essere proposta ben sapendo che il popolo non potrà sostenerla. Non solo nell’acquisto di queste vetture, ma anche nel successivo mantenimento che, attenzione, non è un dettaglio. La politica dell’Unione Europea dello stop alle auto non green nel 2035 è una decisione scellerata, presa senza avere la piena certezza della scelta fatta. La loro incapacità politica li ha portati a pensare che per risolvere il problema del fantomatico inquinamento bastava accanirsi contro le auto (e contro tutti gli operatori del settore, delle piccole medie imprese occupate nell’ambito della riparazione, le officine autoricambisti, i venditori… e tutta una serie di figure che potevano portare a casa uno stipendio e soddisfare tutto il benessere del settore dell’automotive. Figure che probabilmente resteranno, perdonateci il termine, a piedi). In realtà, dunque, accanimento verso il popolo.

Un’auto elettrica, oltre a non aver nulla da riparare, visto che non ha una componentistica così particolare e anche soggetta a un manutenzione esclusiva di casa madre, è progettata in modo tale che nessuno potrà metterci realmente le mani. Questa strada green imposta dal regime UE garantirà il taglio del personale che fino a ieri aveva un impiego e oggi non serve più: tanti negozi di riparazione chiuderanno. Molti resteranno senza lavoro, l’economia ne risentirà, i Paesi si impoveriranno.

Infine per toccare il tema ecologista: sappiamo benissimo che un’auto elettrica è formata da batterie di ioni di litio, ovvero le stesse batterie che si trovano all’interno degli smartphone, e sappiamo benissimo che in realtà l’inquinamento maggiore è rappresentato proprio dallo smaltimento di queste. Calcolando che non siamo in grado ancora di smaltire la normale immondizia, figuriamoci cosa sarà gestire queste auto elettriche.

Tutto questo è frutto di “bravi” politici: persone che lavorano evidentemente per il nostro popolo tanto che anzichè tenere stretta una casa automobilistica da anni di proprietà italiana, l’hanno trasformata in casa francese. Ancora: politici che, anzichè garantire servizi, li tolgono. Una Fiat Panda ibrida oggi si trova a 18 mila euro mentre un tempo la Fiat promuoveva auto accessibili a tutti coloro che non avevano soldi necessari per potersi comprare una macchina superiore.

Ma vuoi mettere la tecnologia? Oggi, grazie alle transizioni ecologico-sanitarie, anche guidare o avere un’utilitaria sarà un lusso. Perchè è lì che vogliono arrivare: non avrai nulla e anzichè essere felice viaggiando ovunque in auto, sarai felice viaggiando da qualche parte a piedi perchè, anzichè rivolgersi al popolo, l’Unione Europea e certi governi nazionali, pensano soprattutto alla felicità delle élite, evidentemente superiore. Del resto non dimentichiamoci che uno come John Elkann, presidente proprio di Stellantis e della Ferrari, ha firmato la prefazione del libro del re di Davos, Klaus Schwab. Le grandi case automolistiche, ovviamente, corrono dietro a questo sistema. Speriamo che, continuando su questa linea, tutte queste superpotenze non finiscano per schiantarsi.

 

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