di Angelo Proietti
Tutte le collettività umane che sono esistite, che esistono e che esisteranno sulla Terra avevano, hanno o avranno una religione. È un dato incontrovertibile della realtà/necessità umana, pertanto non spendiamo ulteriori parole a dimostrare scientificamente questo assunto. Solo ai più sprovveduti o agli acculturati alla “nuova religione senza religione” può sembrare (cioè credono) che alcune comunità, specie quelle occidentali, vivano senza religione, o che possano vivere senza religione. Ma in effetti una religione c’è, vediamo perché.
La “religione” «è un concetto astratto e del resto un concetto relativamente recente ed esclusivamente occidentale, ha cambiato e continua a cambiare nel tempo» giusto come diceva Angelo Brelich nel 1968 (ungherese di origini, professore di Storia delle religioni all’Università degli Studi di Roma La Sapienza e non credente). Al fine di precisare cosa è il “credere”, ancora una volta è più semplice riprendere le parole di Brelich: «‘Credere’ è un concetto generico nient’affatto specificatamente religioso: si possono credere cose del tutto profane. Né la credenza religiosa si distingue da quella profana esclusivamente per il suo oggetto: anche sul piano puramente profano si può ritenere verosimile (cioè credere) che esista Dio, che ci sia l’immortalità ecc.». La credenza religiosa è quella priva di alternativa, si crede in una cosa perché tutta la società ci crede e nell’orizzonte mentale della società non è mai affiorata l’ombra che quella credenza possa essere non vera, questa credenza costituisce una “spontanea evidenza per tutti” indipendentemente dalla sua verità. Legato a questo concetto di religione è il mito, quest’ultimo, mentre è una evidenza indiscussa per la società della cui religione fa parte, appare assurdo a qualunque altro, dato che narra vicende impossibili per chi non fa parte di quel gruppo sociale/religioso. Il mito, sia nelle religioni primitive sia in quelle odierne sia nelle religioni “economiche” non spiega ma fonda la società, cioè la società “da un senso” alle proprie condizioni e forme di esistenza.
Fatto questo robusto preambolo possiamo passare in rassegna quanto sta succedendo alla nostra società. Verificheremo se la dottrina del liberalismo (Storicamente il liberalismo nasce come ideale che si affianca all’azione della borghesia […] a partire dalla fine del XVIII secolo. Le matrici filosofiche del liberalismo sono il giusnaturalismo, il contrattualismo e l’illuminismo nella sua accezione individualistica e razionalistica definizione di wikipedia) con i suoi derivati tossici finanziari, capitalismo senza regole, laissez faire, ‘diritto positivo’, teorie gender o eutanasia, appartiene alla fede “razionale” (quella che permette alternative, esempio fede calcistica) o alla fede irrazionale/religiosa. La differenza non è di poco conto, per ora basta solo un esempio: quando noi pensiamo a qualcosa che ha a che fare con la fede razionale (esempio calcistica) si irrora di sangue la parte razionale del cervello (la corteccia orbito-frontale mediana inferiore) invece quando pensiamo qualcosa che ha a che fare con la fede irrazionale/religiosa (o qualche simbolo fortemente culturale, esempio, anche, un logo commerciale famoso) si irrora la parte emozionale del cervello (l’insula) la stessa che si irrora pensando all’esperienze mistiche.
Verifichiamo, adesso, perché queste idee fanno parte alle fedi religiose e a chi giova che il popolo professa tale religione. Il liberalismo, così come sopra definito, esprime un concetto di libertà soggiacente a tutto l’insieme rimanda al modello già rilevato da Benjamin Constant (filosofo e costituzionalista di famiglia ugonotta) nel discorso sulla Libertà degli antichi e dei moderni e da Ishaia Berlin (filosofo russo naturalizzato inglese di famiglia ebraica morto nel 1997) nella sua teoria dei due concetti di libertà (libertà da e libertà di). In poche parole, nella sfera del privato il singolo può muoversi “come vuole”, ma questo è un concetto di libertà che si identifica con il modello liberale laico occidentale; non solo, il “come vuole” va inteso solo in linea con quelle idee. Se uno si comporta “come vuole” ma non nei canoni del liberalismo allora diviene elemento anti-sociale da mettere in carcere o addirittura a morte. Ma un esempio è illuminante: John Stuart Mill, autore del Saggio sulla libertà, maggior teorico del liberalismo, riteneva che tutti le persone devono essere trattati ugualmente tranne i “papisti” (i cattolici) poiché non hanno un comportamento totalmente collimante con il liberalismo, inoltre, la sua famiglia è stata implicata in una serie di impiccagioni (nella colonia inglese dell’India), fatte per fermare, per “umanità”, la pratica di alcuni culti indiani che prevedevano incisioni con fuoriuscita di sangue! Per questi teorici di “libertà” e di “umanità” si è più umani a impiccare che far uscire un po’ di sangue per un rito religioso! L’altro esempio è la strage di cattolici in Vandea fatta dai rivoluzionari illuministi francesi, la loro colpa, dei cattolici, era quella di non aver accettalo l’illuminismo come la vera religione credendo ancora in Dio e in Gesù, “libertà” di credo, ma il credo, per essere vero e giusto, deve essere coincidente con quello illuministico!
Abbiamo detto che la credenza religiosa è quella priva di alternativa, si crede in una cosa perché tutta la società ci crede e nell’orizzonte mentale della società non è mai affiorata l’ombra di dubbio che quella credenza possa essere non vera, poiché costituisce una “spontanea evidenza per tutti” indipendentemente dalla sua verità. Ebbene oggi quando nei media si parla di questi temi viene usato un “linguaggio egemonico” si presenta il tema soprattutto quello economico come qualcosa di indiscutibile, è l’unica verità possibile, le correnti di pensiero alternativo vengono marginalizzate deluse o etichettate come pazze. Viene posto come “spontanea evidenza per tutti” che il regolatore unico delle relazioni umane è il mercato: tutti i prodotti dell’attività umana si sono ridotti a mercanzie, anche se “è evidente” proprio il contrario! (Prima delle enclosures – recinzioni – tutto il popolo, soprattutto in Inghilterra, viveva povero ma non moriva di fame perché tutta la comunità decideva cosa coltivare sui fondi comuni, vi erano aree di utilizzo comune, nessuno emigrava in città per fame, ma l’interesse mercantile – per la lana – fece in modo che pochi ricchi si impadronissero delle terre pubbliche per far pascolare le loro pecore, mettendo alla fame milioni di persone le quali si riversarono nelle città, e qui sfruttate dalla nascente industria; questo tutto in nome del mercato, dell’iniziativa individuale e del miglior sfruttamento delle risorse! L’utile, però, non veniva ridistribuito!).
La visione liberalista si è trasformata in un dogma che non si può discutere, c’è una verità rivelata che non può essere messa in discussione, non c’è altra verità al di fuori di essa. Ancora, si nega la realtà quando questa non si adatta ai dettati della dottrina. Ancora, fanatismo oltre ogni limite razionale. Basta leggere i commenti su face-book sul suicidio (o ‘libertà di gestire la propria vita’) del dj Fabo del 27 febbraio 2017 o la “difesa” dei diritti dei gay, le migrazioni di popoli o l’ideologia gender, da parte di persone che non sanno neanche di che cosa si parla ma con un fanatismo e una faziosità sproporzionata al consesso, poiché “acculturate”, cioè ritengono la loro credenza l’unica vera “spontanea evidenza per tutti”, indipendentemente dalla sua verità, e quindi ci mettono tutta la loro forza per gridare la “verità” contro quei retrogradi e ignoranti che non vedono la “vera realtà”! Il lato curioso e ridicolo di questi commenti che quasi tutti vanno contro le religioni (religione qui intesa come “dottrina che crede in Dio”) senza rendersi conto che loro professano un “credo” che è religione a tutti gli effetti, e come tale è l’“unica vera” per chi la professa! (situazione ancora più coattiva del “prigioniero” nel “mito della caverna” descritto nel libro VII della Repubblica di Platone: il prigioniero ha visto, sempre, solo e soltanto ombre e, quando esce dalla caverna, ritiene che le ombre sono la realtà e non la persona o l’oggetto che sta vedendo).
Ancora, la semantizzazione (interpretazione del significato o dei significati di un enunciato), e la relativa acculturazione, di alcune parole o idee del XX secolo, pertanto quella parola o quella idea diventa positiva o negativa per tutta la comunità, e questo in modo irrazionale, diventando “cultura comune della società”.
Ma tutto questo che è stato detto può darsi che ce lo inventiamo noi e non sia realtà, allora vediamo cosa dicono i liberalisti a sostegno della loro dottrina: Walter Benjamin (filosofo tedesco di famiglia ebraica) dice ne “Il capitalismo come religione”: “Nel capitalismo si deve vedere una religione, vale a dire che il capitalismo serve essenzialmente all’appagamento di quelle preoccupazioni, di quelle pene e inquietudini a cui un tempo davano risposta le cosiddette religioni […] Il capitalismo è una religione cultuale, forse la più estrema che sia mai esistita. In esso tutto ha significato solo in immediata relazione al culto […]”. Anche se Benjamin (arrivando subito al dunque) parla di “capitalismo”, e non direttamente di liberismo o liberalismo, i due concetti sono, in gran parte, sovrapponibili, visto che il pensiero liberale è coetaneo del capitalismo moderno e ne è stato la giustificazione teorica, la specifica teologia.
Non solo, questa religione ha anche dei miti, vediamoli. È interessante riproporre un pezzo di Pier Paolo Dal Monte «Il mito fondante del liberismo è quello del “libero mercato”, come il luogo della giustizia “nel senso che il prezzo di vendita sul mercato era visto, sia in teoria che in pratica come il giusto prezzo. Il mercato era un luogo di giustizia […] ma, siccome i prezzi sono determinati secondo meccanismi naturali, esso costituisce un criterio di verità […]”. Questo mito viene propalato da numerose “mani invisibili” affinché diventi dogma, e le masse possano essere convinte che sia proprio vantaggio il difendere gli interessi delle èlites. E infatti, le masse, fanno propria la fandonia del “libero mercato” convinti che sia nel loro interesse. Naturalmente, non è mai esistito e non può esistere un siffatto “libero mercato”, ma le èlites che lo controllano vogliono essere libere di manipolarlo come più loro aggrada. A tal fine, sono state piuttosto abili a convincere le masse di cui sopra che il “libero mercato” sia un fenomeno “naturale” e che, per questo, sia un pericolo che alcune entità giuridiche, nella fattispecie quella che è chiamata “Stato”, possano limitare questa libertà.».
Ma andiamo oltre, cui prodest, a chi giova che il popolo professa tale religione? Si potrebbe capire dalla semplice definizione “internettiana” di wikipedia il liberalismo nasce come ideale che si affianca all’azione della borghesia […] l’illuminismo nella sua accezione individualistica e razionalistica; quindi la “borghesia”, o come altrimenti si voglia chiamare: èlites, dominio dell’1%, multinazionali ecc., ha tutto l’interesse affinché questa religione sia dominante, l’interesse non è di tutta la collettività in quanto tale (come tutte le religioni tradizionali o “primitive”) ma l’interesse di una piccola porzione della collettiva. Per questa piccola porzione di società, il cui l’unico interesse è prettamente economico, per mantenere il potere, sia politico sia economico, ha necessità di questa religione. La Patria, la collettività, lo Stato, la famiglia hanno un interesse limitato finalizzato al loro beneficio (vedasi tutte le teorie dello “stato minimo”, teorizzato da filosofi neo-con Robert Nozick e Jonh Rawls, americani di famiglia ebraica; la richiesta di privatizzazioni; lo sfruttamento di individui di religioni tradizionali, esempio i cattolici-liberali usati, da questo potere, proprio per scalzare il cattolicesimo, chiamati da Maurizio Moscone “utili idioti”). La cultura e il dominio avvengono attraverso altisonanti dichiarazioni che generalmente chiamano “diritti”, che guarda caso, coincidono perfettamente a quello che i rappresentanti del liberalismo vanno affermando!
La prima è la Dichiarazione di Indipendenza USA del 1776 e poi la Dichiarazione della Rivoluzione Francese del 1789; il concetto di fondo è una società umana concepita “globalmente” come uguale tranne per le distinzioni sociali basate sulla utilità comune e giustificate dalla virtù (o addirittura da teorie evoluzioniste darwiniane, come la teoria dell’antropologo, inglese morto nel 1917, Edward Burnett Tylor, in Primitive culture, che afferma che alcuni popoli non avrebbero partecipato all’evoluzione culturale che ci ha portato alla civiltà moderna; o come la teoria dell’antropologo francese morto nel 1939, Lucien Levy-Bruhl che afferma che i popoli ‘primitivi’ sono qualitativamente differenti, teorie oggi superate sia per la loro infondatezza intrinseca, constatata anche dall’antropologia, sia per la loro odierna non necessaria funzionalità alle idee liberaliste).
La Dichiarazione dei Diritti Umani elaborata nell’ambito delle Nazioni Unite, nel preambolo si afferma l’auspicio di un mondo nel quale siano espresse le libertà già formulate, guarda caso, da Roosvelt al Congresso del 6 gennaio 1941.
Quindi una vera e propria religione, con tutte le caratteristiche di questa e con un fanatismo che va oltre le religioni tradizionali o “primitive”, perché quest’ultime hanno come primo obiettivo il benessere di tutta la collettività e non di pochi singoli; mentre, queste nuove religioni, hanno bisogno di collante sociale più forte; quindi l’acculturazione dei popoli è necessaria considerando che le idee e il comportamento umano è dovuto per oltre il 90% dalla cultura e solo una piccolissima parte dall’impulsi naturali, al contrario negli animali la quasi totalità del loro comportamento deriva dall’istinto e solo una piccolissima parte dalla loro “acculturazione”, il pulcino che esce dall’uovo già sa cosa beccare, sia se l’uovo si schiude in Europa sia se lo portiamo in Africa.
Tutto questo per il dovere di divulgare, come ripete Dante nel Convivio (divulgazione universale e disinteressata del sapere, che permette di soddisfare l’umano desiderio di conoscere, il theoretikos bios aristotelico, cioè una divulgazione a beneficio di coloro che, non agevolati dalle circostanze della vita, non hanno potuto approfondire le conoscenze).
VIVIAMO NELLA SOCIETA’ DEL FLUIDISMO IMPOSTO. PERSINO I PRETI SI SONO VENDUTI A QUESTO MODELLO DI CIVILTA’ E SCONFESSANO DIO