di Luigi Cortese
Dallo scorso 20 novembre, Budapest è stata tappezzata di manifesti con la faccia di Ursula von der Leyen e Alex Soros, figlio 37enne di George Soros, con uno slogan che recita: “Non balliamo sulla loro musica”.
Si tratta di un vero e proprio atto di accusa contro l’Ue e il magnate che, secondo Fidesz, il partito di governo, lavorano contro gli ungheresi cercando di sottrarre la libertà di autodeterminazione.
Si tratta in verità di un restyling della campagna già utilizzata nelle scorse elezioni europee, dove su manifesti simili campeggiavano Jean-Claude Junker e George Soros. Ma per questa tornata europea viene aggiunto un nuovo elemento: un referendum con 11 quesiti “per la difesa della sovranità”. Naturalmente questo referendum serve per rafforzare l’azione di Viktor Orbàn, presidente ungherese, in seno all’UE.
Tra i quesiti gli ungheresi troveranno una domanda su: l’Ue che vuol creare ghetti per migranti in Ungheria, un’altra che sostiene l’esistenza di un disegno di legge per “influenzare la politica ungherese con denaro Ue o estero”. Oltre a quesiti nazionali troviamo anche argomenti sull’Ucraina e sulla volontà Europea di continuare a sostenere Kiev. Ricordiamo che Orban ha posto il veto sul pacchetto di 50mld di Euro di aiuti a Kiev.
La mossa di Orban viene dopo lo sblocco di un pacchetto di fondi comunitari di circa 10mld di Euro, avvenuto dopo alcune riforme richieste dall’Unione. Naturalmente il Deep State, con i suoi media, attacca l’Ungheria dicendo che la sua mossa è solo per sbloccare fondi, ma, se così fosse, Orban avrebbe barattato il tutto con il suo veto sull’Ucraina.
L’Europa è malata e si trova oggi davanti ad una tornata elettorale incerta, a causa anche della sua politica che fino ad oggi ha ricattato gli stati membri con il blocco di fondi. Oggi l’Europa può crollare per poi rinascere come una vera unione di popoli e non finanziaria: il potere è nelle mani dei cittadini che con una matita possono decidere di far crollare questa Torre di Babele.