di Luigi Cortese

141 feriti e 84 morti, un attentato al “Cimitero dei Martiri” dove migliaia di persone erano radunate per rendere omaggio al leader dei pasdaran Qasem Soleimani ucciso dagli americani nei pressi dell’aeroporto di Baghdad il 3 gennaio di quattro anni fa.

Il vicegovernatore locale alla TV di Stato ha parlato di “attentato terroristico”, secondo il sindaco di Kerman, Said Shearbaf, le due esplosioni sono avvenute ad un massimo di 10 minuti di distanza l’una dall’altra. Infine il vicepresidente iraniano, Mohammad Mokhber, ha accusato direttamente Israele, affermando che “le mani del regime sionista hanno versato il sangue di cittadini innocenti”.

Il presidente Ebrahim Raisi ha annullato il viaggio ad Ankara, dove era atteso da Recep Tayyip Erdogan, e ha dichiarato: “Senza dubbio, gli autori e i responsabili di questa azione codarda saranno presto identificati dalle potenti forze di sicurezza e ritenuti responsabili del loro atto atroce. I nemici della nazione devono sapere che tali azioni non possono indebolire la volontà d’acciaio del popolo iraniano nella difesa dei suoi ideali islamici“.

La situazione nel quadrante medio-orientale è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Israele, approfittando dell’attacco di Hamas, sta cercando di chiudere vecchi conti andando a colpire chi non ha mai accettato la politica sionista. Innegabile che, di questo passo, la situazione vada rapidamente a peggiorare con il rischio di non avere più una possibile via d’uscita positiva.

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