di Gloria Callarelli

Giustizia sotto accusa a Padova. Alfredo Belluco, già presidente di Confedercontribuenti in Veneto, massimo promotore della battaglia antiusura in Italia, è a processo per violenza privata e diffamazione. Lui si difende, chiede che emerga la verità e che sia ricostruito effettivamente quanto accadde e perché. Naturalmente di mezzo, ancora una volta, proprio una vicenda di usura bancaria.

I fatti risalgono all’inverno del 2018 quando un’imprenditrice si rivolse a Belluco per analizzare un rapporto bancario un po’ troppo “oneroso”. Per rilevare se si trattava di usura contrattuale, Belluco fece predisporre tre perizie, di cui una asseverata dal notaio Itri di Lonigo, una della dottoressa Bonvicini di Brescia e una anche della dott Livio De Miranda di Bari che confermavano, in fotocopia e all’unisono, che effettivamente sì, vi era usura contrattuale con “chiaro aspetto sia civile che penale”.

Sempre nel 2018, un paio di mesi dopo, quando la banca venne a conoscenza, dalla medesima imprenditrice, che si era verificata usura sul rapporto, senza richiesta né da parte di Alfredo Belluco né da parte della stessa imprenditrice, la banca stessa, dunque di sua iniziativa, restituì una buona parte di soldi e concordò con l’imprenditrice di andare in azienda, attraverso due funzionari, per proporre un contratto nuovo.

Belluco organizzò per l’occasione un blitz a cui presero parte 5-6 attivisti politici, due giornalisti e due esponenti di due associazioni dei consumatori diverse, Gianfranco Muzio e Milena Zaggia. All’arrivo dei funzionari ne uscì un battibecco in cui Belluco apostrofò i due con il termine “usurai”. Esiste un video dell’entrata dei due bancari in azienda che riprende tutto fino all’intervento della polizia. Per le parole che volarono e per essersi posto di fronte la macchina dei due, nel tentativo di impedirne la fuga, spiega la difesa, Belluco venne in quella circostanza denunciato per violenza privata e diffamazione.

Il contratto era firmato, secondo la difesa, “sia dalla direttrice di banca sia dell’amministratore delegato. Ma – spiega sempre la difesa – la firma dell’amministratore delegato misteriosamente scomparve”. Certo i fatti di quel giorno restano, ma resta anche sullo sfondo una vicenda che merita di essere approfondita. E infatti Belluco ha presentato due denunce. Una, depositata il 31 agosto 2018, per usura contrattuale, che però fu archiviata un anno dopo, e un’altra denuncia per usura che è stata quindi depositata alla Corte d’Appello di Trento lo scorso 7 settembre. Ma è ancora in attesa di un seguito.

Ricordiamo che l’usura è un reato istantaneo. L’art 644 del codice penale recita: “Chiunque si fa dare o promettere, sotto qualsiasi forma, per se o per altri, un corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra utilità, interessi o altri vantaggi è punibile” Mentre l’articolo 1 della legge 24/2001 recita: “Si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi, o comunque convenuti,  qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento” . Ma tant’è: l’archiviazione avvenne per la presenza di una clausola che specificava arbitrariamente: “In ogni caso non può esserci usura”.

Belluco, ai nostri microfoni, commenta: “La Procura della Repubblica di Padova evidentemente persegue i reati minori ma non uno grave come quello dell’usura in campo penale. Nessuno in realtà sembra voler perseguire il reato di usura: questo nonostante l’ammissione di colpa della banca se è vero, come è vero, che addirittura ha restituito una parte dei soldi contestati. E’ un gesto che equivale ad un’ammissione di colpa” spiega.

Il neo più grande di tutta la vicenda resta il fatto che la Procura di Padova ancora non ha dato l’ok per predisporre una perizia sul contratto contestato; questo nonostante il fatto che lo stesso giudice in udienza avesse dichiarato che lo stesso era usurario. La battaglia va avanti. Belluco dopo la richiesta, andata a vuoto, della ricusazione del giudice ha denunciato lo stesso giudice alla corte d’Appello di Trento. L’intento è che tutta la vicenda venga chiarita e che sia fatta giustizia a 360 gradi. Anche in tema di usura, una parola che evidentemente nasconde dietro di sé un mondo. La prossima udienza è fissata per il 7 febbraio 2024.

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