di Vincenzo Maida
La proposta è stata condivisa sia da Brigittte Macron, insegnante in pensione, che da Marine Le Pen, autrice della legge in parlamento.
L’idea di ritornare a far indossare le divise agli alunni delle scuole, è nata esattamente un anno fa. L’abolizione in Francia era avvenuta nel 1968, sull’onda della rivolta studentesca che voleva rivoluzionare il vecchio mondo, senza avere alcuna idea precisa del nuovo che doveva nascere. E infatti quella ribellione produsse un vuoto libertarismo di cui anche in Italia paghiamo le conseguenze. Per il momento, il provvedimento in Francia sarà sperimentale per due anni e gli istituti scolastici potranno aderire in modo volontario. Il kit dell’abbigliamento ha un costo di 200 euro, che saranno totalmente a carico degli enti locali nel cui territorio insiste la scuola. La decisione è stata motivata dai sostenitori nel modo seguente: “Un ritorno al passato che dovrebbe servire a rimuovere le differenze sociali, rafforzate da ostentazione di brand e diktat della moda. Ma è anche un modo di impedire l’uso di abbigliamenti e simboli religiosi che mettono a rischio la laicità del sistema scolastico francese. La legge è pensata sia per evitare la pressione degli islamisti e sia per mettere fine alla corsa agli abiti più cari, lussuosi ed alla moda”. La sinistra e lo stesso Ministro della Pubblica Istruzione hanno dovuto digerire l’idea e sono riusciti soltanto ad ottenere la sua applicazione sperimentale su base volontaria per un periodo di tempo limitato.
Ed infatti il Ministro dell’Istruzione nazionale Gabriel Attal, ha annunciato che dal 2024 gli alunni francesi dovranno indossare l’uniforme scolastica. Il kit è composto da 5 polo, 2 maglioni e 2 paia di pantaloni. Alcune scuole inizieranno a marzo altre a settembre, previa approvazione del consiglio scolastico e dell’ l’amministrazione comunale che daranno la loro approvazione. Rifiutarsi di indossare la divisa o dimenticarla comporterà dunque un provvedimento disciplinare per gli studenti. Le divise, poi, non saranno tutte uguali, tessuti e strati sono stati pensati in relazione al clima stagionale di ogni regione della Francia, per ovviare agli inverni rigidi o al caldo estremo estivo. Si pensa anche di dotare gli alunni di una divisa apposita per l’ora di educazione fisica o per quelle di laboratorio. Terminata la sperimentazione di 2 anni, gli istituti che avranno adottato la divisa per i propri alunni, dovranno dare una valutazione all’esperimento. Andranno valutati gli effetti sul benessere degli studenti, sul clima scolastico e sulla riduzione delle diseguaglianze.
Al di là dunque della situazione economica in cui versano le casse dello Stato, si possono fare tante cose che hanno un costo zero o irrilevante. Ci sono provvedimenti che incidono profondamente sulla vita di una comunità e che hanno un valore non soltanto simbolico. Proviamo ad immaginare cosa accadrebbe in Italia se fosse anche soltanto proposto un simile provvedimento. Si tratta di una pura ipotesi, dal momento che il Ministro Giuseppe Valditara ha già dato prova che più che proporsi come innovatore, tiene maggiormente ad assecondare le “mode” della sinistra, come è successo per la sua proposta di commissione, poi costretto a rivederla, sull’ educazione sentimentale nelle scuole. Ma lo stesso governo molto improbabilmente assumerà simili iniziative, per paura di essere accusato di “nostalgismo”, “fascismo”, etc.
Eppure non si tratta di un ritorno all’’opera nazionale Balilla, che negli anni trenta fu suddivisa a seconda del sesso e dell’età in vari corpi: si cominciava, sia per i maschi che per le femmine, dai 6 anni per arrivare fino ai 18 e oltre, e si entrava a far parte dei “Fasci giovanili di combattimento”. Se poi a tale provvedimento seguisse anche quello di imporre delle regole di buona educazione nelle scuole, come quella di alzarsi in piedi quando un docente entra in aula la mattina oppure di dare del signore al Maestro della scuola primaria e del lei ai docenti, che dovrebbero fare gli educatori e non gli amici, si può immaginare quello che accadrebbe nei dibattiti televisivi e nelle piazze. Ma governare una nazione significa guidarla verso il meglio e non assecondarla nelle sue pulsioni più deleterie e decadenti. Episodi di violenza e di mancanza di rispetto nei confronti dei docenti sono ormai all’ordine del giorno.