di Mattia Taricco
Il governatore del Texas, Greg Abbott, ha preso una decisione storica, rivoltandosi contro il governo federale e dichiarando una sorta “di stato di guerra”. La motivazione è semplice: contrastare l’immigrazione illegale dal Messico, la quale, lo scorso anno, ha toccato la quota di 225 mila migranti.
La “Operation Lone Star” è la prima mossa messa in atto dallo stato, che consiste nel montare barriere e filo spinato lungo tutto il confine col Messico, delle quali la corte suprema degli Stati Uniti ha già ordinato la rimozione. Ma Abbott non demorde, e conta sul sostegno degli altri presidenti repubblicani degli Stati del Sud, il lontano richiamo ai fatti storici risulta interessante. Abbott ha dichiarato inoltre: “a fronte dell’invasione che il Texas sta subendo, lo Stato ha il diritto costituzionale di difendersi, il Presidente Biden ha violato il suo giuramento di far attuare fedelmente le leggi sull’immigrazione emanate dal Congresso“.
Tutto ciò alla vigilia delle elezioni, con un Trump sempre più agguerrito, non è sicuramente di buon auspicio per la stabilità politica degli USA, alcuni analisti parlano addirittura di possibile crisi costituzionale.
Nella mia personale opinione tutto ciò può essere giustificato dalla rabbia, latente ma ancora viva da quasi due secoli, di una parte del paese che crede ancora nel “sovranismo“, e rigetta in tutti i modi l’ideologia “Woke” ed il politicamente corretto.
E’ bene ricordare che gli USA non sono il paese che ci viene disegnato da Hollywood, ma hanno al loro interno una molteplicità di realtà molto complesse, quindi attendiamo evoluzioni della questione texana.