Redazione
L’altro giorno la protesta degli agricoltori di Riscatto Agricolo era approdata anche a Mantova. I trattori del presidio di Mantova Nord, dove erano presenti le forze dell’ordine, erano transitati lungo via Brennero e strada Cipata, per poi tornare sulla Legnaghese e di nuovo al casello dell’A22. Oltre che dalla nostra provincia e dal Reggiano, diversi sono stati i mezzi arrivati anche dal Veronese. E al loro ritorno verso casa, mentre percorrevano la Legnaghese, la provinciale 30 e la regionale 10, il corteo è stato applaudito se non addirittura incitato dalla gente in strada. Ad accompagnare il passaggio dei trattori slogan, bandiere e clacson. «Hanno ragione da vendere – spiega un giovane imprenditore agricolo di mantova -.
Le politiche comunitarie stanno mettendo in ginocchio il nostro settore. Vogliono smembrare tutto per favorire le solite lobby: o ci si ribella o il Made in Italy è finito». Parole che danno la dimensione del malumore che da settimane sta montando in maniera preoccupante non solo nel nostro Paese, ma anche nel resto del continente. Svariati i motivi dei sit-in, a cominciare dal contorto “Green Deal” targato Ue, ossia il pacchetto di misure che a ragione gli agricoltori ritengono impositive e penalizzanti per il comparto.
«L’obbligo di tenere a riposo 14% del terreno produttivo è un’ assurdità che solo dei bu-rocrati, persone che probabilmente nemmeno hanno mai messo piede in un campo di grano o visitato un allevamento potevano partorire ma che vorrebbero imporci cibo sintetico e farina d’insetti. Il Governo ci aiuti a mettere fine a questi soprusi», aggiunge un agricoltore di mantova . «Produrre un quintale di frumento, assicurano gli operatori, costa fra il 35 e i 40 euro, mentre il ritorno che si ha dal mercato è di 30 euro soltanto».
Con la revisione del Green Deal, il mondo agricolo chiede la detassazione dell’Irpef e il mantenimento, anche dopo il 2026, delle agevolazioni sul carburante agricolo. «A noi Bruxelles fa le pulci ad ogni soffio, mentre lascia che le esportazioni dall’estero immettano sul mercato italiano prodotti confezionati con protocolli meno rigorosi: perché questa disparità?», domanda polemicamente un risicoltore della sinistra Mincio. Nello sfogo di un gruppo di agricoltori reduci dai cortei di Mantova e Verona c’è il sunto della protesta: «La produzione del cibo dovrebbe essere il fiore all’occhiello per l’Italia e invece viene attaccata di continuo dalle politiche europee: un atteggiamento despota e irresponsabile verso il popolo degli agricoltori».