di Luigi Cortese

A Kiev 50 miliardi di Euro”: l’ultimo aiuto in ordine di tempo, dell’UE all’Ucraina. Alla fine Viktor Orbán si è dovuto piegare al volere dell’Europa matrigna, dando il via via libera al bilancio Ue che prevede altri 50 miliardi di euro per aiutare l’Ucraina nei prossimi quattro anni. Sul documento finale del vertice si legge: “Sulla base del rapporto annuale della Commissione sull’attuazione del pacchetto di aiuti per l’Ucraina, il Consiglio Europeo terrà un dibattito annuale sull’attuazione stessa con l’obiettivo di dare una guida. Se necessario, fra due anni il Consiglio Europeo inviterà la Commissione a presentare una proposta di revisione nel contesto della revisione del bilancio comunitario”.

Budapest, che aveva proposto un nuovo voto ogni anno, si è vista rispinta la sua richiesta, ricevendo in cambio lo scongelamento dei suoi fondi; ma è una vittoria di Pirro visto che, dopo la mediazione di Macron, Scholz e Meloni si è giunti ad una minima apertura che prevede: “Le misure previste dal meccanismo dovranno essere proporzionate all’impatto delle violazioni dello Stato di diritto con un equo trattamento”. La nostra presidente del Consiglio, coinvolta per il noto rapporto di amicizia con il capo del governo magiaro, ha dichiarato: “Con il primo ministro ungherese chiaramente io ho lavorato cercando di portare a un punto che ci consentisse di non dividere l’Europa in un momento come questo”.

Ma la realtà è ben diversa, Orbán si è reso conto che la reazione europea sarebbe stata violentissima in caso di nuovo veto dopo quello di dicembre scorso. Infatti durante il Consiglio europeo si è fatto più volte riferimento alla possibilità di un boicottaggio economico dei Paesi Ue, soprattutto in relazione al finanziamento del debito pubblico ungherese, fino ad arrivare al ricorso all’articolo 7 del Trattato Ue che prevede la sostanziale espulsione.

In poche parole Meloni ha pugnalato alle spalle il suo “amico” Orbán, rendendosi partecipe di quello che è stato un vero e proprio ricatto da parte dell’Unione verso un suo stato membro. Le dichiarazioni dei leader possono essere roboanti, ma è palese che l’Unione Europea ha fallito, e che l’istituzione si regge su ricatti finanziari ed economici. Il voler ancora finanziarie quella che è diventata una guerra personale del Presidente Ucraino ci porta verso un futuro incerto. Putin, ed i suoi alleati non resteranno a guardare e nei prossimi mesi potremmo assistere ad un innalzarsi della tensione in Serbia, questo significherà l’accendersi di un conflitto a pochi passi da casa nostra.

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