di Cris Baldelli (foto:X)
L’avanguardia rurale prende coscienza contro le follie ecologiche del sistema capitalista e dell’Unione Europea. Da diversi giorni assistiamo ad una mobilitazione generale dei lavoratori della terra: la “classe” rurale in tutto il continente paralizza le città con trattori e presidi statici.
Italia, Germania, Francia ed altri paesi stanno vedendo una lunga fila di braccianti e di piccole realtà che sfidano apertamente le multinazionali e le catene targate UE; fino ad arrivare nella città di Bruxelles, sotto i palazzi del potere.
Più di mille trattori, infatti, si sono riversati ai piedi del parlamento europeo per contestare il “Green Deal” e la “Politica agricola comune”; ci sono stati diversi incidenti e disordini contro la polizia che era barricata in assetto antisommossa, così come sono state diverse le uova e le bottiglie lanciate verso l’entrata dell’istituzione.
Nel frattempo non si placano le manifestazioni di dissenso in tutto il continente: ben 8 autostrade sono state bloccate in Francia, tanto da spingere il premier, Gabriel Attal, a pensare a nuove soluzioni per placare la rabbia di chi protesta.
Quello a cui stiamo assistendo è il segnale che c’è ancora la speranza di un cambiamento e che per quanto stampa e TV spingano sulla “meraviglie” della transizione ecologica, non potranno mai piegare la realtà: cioè che essa è dannosa sia per l’uomo che per l’ambiente e soprattutto non crea alcun tipo di futuro per chi con la terra e col cibo ci lavora.
È assurdo pensare che i blocchi stradali di un gruppo di giovani in protesta per il clima debba meritare il supporto della classe mediatica al limite del morboso, mentre i veri proletari vengano tenuti sotto i velo di ipocrisia perché magari non “capiscono i pericoli del cambiamento climatico”. Quello a cui stiamo andando incontro è assolutamente immorale: si parla di pagare gli agricoltori affinché non coltivino nulla, raccolti sostituiti da pannelli solari e altro, attrezzature e macchinari che andranno in rovina, un’intera cultura bracciante che andrà perduta per fare spazio alle follie della globalizzazione.
È compito di ogni rivoluzionario sostenere questa battaglia perché è il simbolo della tradizione e della durezza delle proprie radici: quelle dei nostri nonni e di chi c’era prima di loro, quella di una classe proletaria che ha costruiti interi comparti con il sudore e la fatica….senza terra nessun popolo ha futuro.
“Guarda come è biondo il mio grano, ogni spiga è una goccia di sole…non pensano neanche a tagliarlo…di asfalto lo stanno coprendo.
Perché non capite che non posso lasciar la mia terra? Ogni albero conosce il mio tocco, ogni frutto è per me come un figlio.
Le travi di questa mia casa che io da solo l’ho costruita…conoscono tutto di me e in ognuna lascia un pezzo di vita.”