di Michele Giliberti

Tanti hanno delle aspettative da questa mobilitazione nazionale dei lavoratori della terra. Molti hanno riposto le speranze in una categoria che rappresenta l’anima più profonda del paese. Gente che senza un lamento, su un trattore in marcia, ad un presidio di notte, al freddo e al gelo sta dimostrando agli italiani di che pasta sono fatti, di quale forza sono capaci, se toccati nelle loro prerogative più profonde non solo economiche.

Non crediamo, non vogliamo credere alle notizie che circolano in merito ad una comparsata a Sanremo; non auspichiamo né avalleremo mai, noi come Lega della Terra, associazione libera e indipendente, questo clima da grande fratello che si vuole imprimere alla protesta. Uomini di spettacolo e apparati di potere tentano la carta del “volemose bene”, del rabbonimento e, forse, delle promesse sotto banco.

Non dimentichiamo le ragioni di questa lotta che non nasce per qualche rivendicazione di bottega ma dalla delusione, l’ennesima, di un governo che fino al giorno prima, per bocca della Meloni, gridava fuori dall’euro e da questa Europa delle banche, quelle banche che sono le vere proprietarie di molti trattori che vedete sfilare, altro che aiuti. L’agricoltore che oggi non ha altro scopo che quello di portare a casa un tozzo di pane per sé e per la propria famiglia non può cedere di fronte ai falsi profeti della politica e del mainstream. Dunque animo e coerenza: liberiamo l’Italia dalle catene, si va fino alla fine…loro.

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