di Claudio Maria Ciacci

In una scuola che erige “muri tra i piani”, si condanna non solo l’impossibilità di interazione, ma si dà il là anche alla negazione dell’incontro, un passo cruciale per la comprensione e la crescita reciproca degli studenti. Il Liceo scientifico di Catanzaro “Luigi Siciliani”, si contraddistingue per questa dannosa caratteristica sotto l’occhio indifferente della dirigenza scolastica.

L’eliminazione sistematica della socializzazione tra gli studenti dei diversi piani scolastici è un atto di violenza educativa che va oltre il semplice confine delle aule. È un’aggressione contro l’essenza stessa dell’istruzione, un sabotaggio morale contro le generazioni future. Un assaggio di questo lo abbiamo visto in tempo di Covid, dove praticamente il rapporto umano è stato messo sotto attacco e negato con la scusa del contagio. Una pratica che in qualche istituto si sta radicando, con pesanti conseguenze.

Qualunque sia il motivo, questioni disciplinari o sanitarie o altro, la scuola, oltre al suo ruolo di trasmettere conoscenze, deve essere il terreno fertile per la socializzazione. Eliminare questa dimensione critica significa non solo trascurare una parte fondamentale della formazione, ma anche creare una generazione incapace di affrontare la complessità del mondo. La socializzazione non è un optional; è il collante che tiene insieme le tessere del mosaico sociale. I licei, così come le scuole tutte, anziché essere istituzioni che isolano gli studenti in compartimenti stagni, dovrebbero essere laboratori sociali. Incontrare, comprendere e accettare chi è diverso è una lezione altrettanto importante quanto qualsiasi teorema o dato storico.

Eliminare la socializzazione è come tagliare le ali a chiunque aspiri a volare nel mondo reale. Significa privare gli studenti dell’opportunità di sviluppare competenze sociali essenziali, di imparare l’empatia e di apprezzare la ricchezza delle diversità. Il liceo dovrebbe essere un crogiolo di idee, esperienze e culture, non un insieme di compartimenti stagni. Dobbiamo ribellarci contro questa pratica dannosa, sostenendo un’educazione che abbracci la socializzazione come parte integrante del percorso formativo. Solo così potremo formare individui non solo competenti accademicamente, ma anche capaci di navigare e arricchire il tessuto sociale in cui sono immersi.

Inoltre le palestre e i servizi delle scuole devono essere sempre curati e garantiti. Situazioni igieniche precarie possono portare a problemi di salute, compresi ma non limitati a infezioni della pelle. Inoltre, possono anche avere un impatto negativo sul benessere mentale degli studenti, causando disagio e potenziali problemi di autostima. È importante affrontare queste situazioni in modo tempestivo per garantire un ambiente sicuro e salubre. Le richieste di assemblea di istituto non evase a distanza di giorni, come nel caso di fattispecie, rappresentano la negligenza allo stato puro, che abbassa l’umore dei ragazzi tanto da renderli automi demotivati. Dov’è la libertà all’apprendimento, se non vi sono ambienti sereni per lo studente? A questo punto sarebbe meglio tenere i ragazzi a casa e lontani dal degrado. La consulta liceale (organo di rappresentanza studentesca), come reagisce al riguardo?

In una realtà educativa in cui le sfide evolvono costantemente, emerge con chiarezza il fallimento di un organo di rappresentanza che si dimostra incapace di affrontare e risolvere le problematiche reali. L’inefficienza di tale ente non solo rivela una mancanza di competenza, ma evidenzia anche una preoccupante tendenza a sottomettersi alla dirigenza scolastica, trasmettendo un timore che mina la sua stessa ragion d’essere. Il compito primario di un organo di rappresentanza è affrontare attivamente le questioni che impattano direttamente sugli studenti e il contesto educativo. Quando questa rappresentanza si mostra inerme di fronte a problemi concreti, la sua inutilità diviene palese. In un’epoca in cui l’istruzione richiede adattabilità e soluzioni innovative, una rappresentanza impotente si rivela come un freno.

Il timore di contrapporsi alla dirigenza scolastica è un segnale allarmante. Un organo di rappresentanza che si sottomette piuttosto che sfidare, dimostra una mancanza di autonomia e un’allarmante prevenzione verso il miglioramento. In un contesto educativo, dove la crescita e l’adattamento sono essenziali, una rappresentanza incapace di sfidare l’autorità dimostra un vuoto di leadership e una mancanza di impegno verso il benessere degli studenti.

È imperativo esigere da un organo di rappresentanza una presa di posizione decisa e azioni concrete. Solo attraverso una leadership audace e risoluta sarà possibile affrontare le sfide reali che permeano il sistema educativo, dimostrando un impegno reale per il progresso e il benessere degli studenti. Elezioni di tale organo, che sono in dubbio anche sulla loro attendibilità, poiché per la non comunicazione tra piani, sia lecito pensare che non vi sia stato un modo di cognizione, di conoscenza dei candidati all’organo, sorge il dubbio se vi sia stata una reale rappresentanza e questo non può essere ammesso: vi dev’essere comunicazione ed un pieno regime di dialogo.

E molto probabilmente, forse, per l’attività che svolgo con orgoglio per la scuola e per gli studenti, potrei ipotizzare che qualcuno stia cercando di crearmi problemi personali, anche gravi, ma non temo di fare uscire questo comunicato stampa.

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