di Luigi Cortese

Con 86 voti a favore e 42 contrari il Parlamento australiano ha approvato una mozione di sollecito a Regno Unito e Stati Uniti di rilascio del giornalista Julian Assange. Questa azione è stata definita “una dimostrazione di sostegno politico senza precedenti per il signor Assange da parte del Parlamento australiano”.

Il 20 e 21 febbraio all’Alta Corte di Londra si svolgerà l’udienza finale per la richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti: se questa dovesse avere esito positivo Assange, da 4 anni rinchiuso nel carcere di Belmarsh, si troverà ad affrontare un processo negli USA per 18 capi d’accusa, tra i quali la violazione dell’Espionage Act risalente al 1917. Juliane Assange in definitiva rischia 175 anni di prigione.

Julian Assange potrebbe essere paragonato a Aleksej Navalny: anche lui perseguitato da un governo, quello americano, anche lui imprigionato per le sue idee e per aver dissentito al potere costituito, ma questo è un paragone che ai benpensanti amici di Washington e Tel Aviv non va a genio.

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