di Luigi Cortese

Le formule speciali per l’accoglienza dei migranti sono sempre esistite, ma riguardavano minori non accompagnati e donne con neonati. Oggi le “Reti Sai”, il sistema di accoglienza e integrazione, chiedono l’ampliamento di questa formula anche agli immigrati che si dichiarano facenti parte della comunità LGBTQ+.

Ad oggi si contano circa 3000 migranti l’anno che si dichiarano LGBTQ+; questi dati vengono dagli enti che gestiscono l’accoglienza di II Livello, promossa dall’ANCI tramite la fondazione “Cittalia” che ha avviato i primi progetti sperimentali dedicati ai migranti dopo che si sono inquadrati nei CAS come perseguitati per causa del loro orientamento sessuale. Ed è proprio in quel momento che il percorso dell’immigrato cambia in termini di tutele e cure.

Questo nuovo percorso di accoglienza ha dei costi sproporzionati: per esempio nel Comune di Roma sono stati stanziati 493.200 euro per accogliere 10 migranti che si dichiarano Lgbtq+. Considerando che si tratta di un bando triennale, da qui al 2026 la spesa sarà pari a 164.400 l’anno per 10 immigrati. Cioè 16.400 euro a migrante per 1.366 euro al mese ciascuno. Mentre il comune di Bologna, molto più avanti rispetto a Roma, conta già attive 8 strutture dedicate all’accoglienza di genere. Per un totale, al momento, di 37 posti e con una spesa di oltre 50 mila euro mensili. Invece, trasferendoci a Verona, il sindaco, Damiano Tommasi, ha concesso un immobile al Circolo Pink, dove è stato inaugurato il primo centro per migranti omosessuali e contemporaneamente è nato il progetto per l’accoglienza stanziale per 4/6 persone.

Oltre alla spesa per la loro “tutela” emergono anche dei programmi di supporto per quei migranti che vogliono intraprendere il percorso di transizione medicalizzato e ormonale, ovviamente i costi saranno a carico delle Asl competenti per territorio. Per tale percorso si è valutata una cifra tra i 9mila e i 15mila euro. Ma quello che deve far riflettere sulla “bontà” del progetto è che si deve considerare che i percorsi richiedono anni e quindi ogniqualvolta se ne intraprende uno il singolo migrante transgender non potrà essere espulso a causa delle cure che sta seguendo e dei controlli che dovrà affrontare.

In conclusione questa è una nuova opportunità per gli immigrati di non essere espulsi, se questo progetto andasse in porto vedremo il moltiplicarsi di richiedenti asilo per discriminazione di genere, che andranno a pesare economicamente sul nostro paese probabilmente a tempo indeterminato.

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