di Luigi Cortese

Julian Assange, il cofondatore di Wikileaks, non si è presentato in aula per la seconda e conclusiva udienza del ricorso contro l’estradizione negli Usa.

I giudici, Victoria Sharp e Adam Johnson, dell’Alta Corte di Londra dopo essersi ritirati per deliberare, hanno comunicato che il verdetto sarà dato tra qualche giorno, e che se avranno bisogno di chiarimenti contatteranno personalmente le parti.

L’esito della sentenza è incerto, e la moglie di Julian, Stella Assange, ha detto che bisogna manifestare “dimostrando che il mondo guarda, finché non sarà libero” mentre l’avvocato Clair Dobbin, che rappresenta Washington davanti all’Alta Corte di Londra, ha attaccato il sistema Wikileaks, asserendo che Assange è andato “ben oltre” il giornalismo, danneggiando i servizi di sicurezza e di intelligence degli Stati Uniti.

Il sostegno a Julian Assange non è mancato: nei giorni scorsi anche diversi leader politici hanno chiesto di non estradarlo negli Usa, dove rischia di essere condannato a 175 anni di carcere.

In attesa di scoprire cosa decideranno i giudici, voglio ancora una volta dire Assange Libero, perché lui rappresenta oggi il Davide che attacca e sconfigge Golia.

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