di Gloria Callarelli

Non passa giorno, ormai, che non si tenti di imporre sul lavoro, nella scuola e più in generale nella mente delle persone, l’inevitabile avanzata dell’intelligenza artificiale, vero dogma secondo i materialisti del carrozzone WEF del 21° secolo. Un dogma sempre presentato positivamente: per tutti (o quasi grazie a Dio) l’infallibilità e il progresso di questa tecnologia e la sua applicazione ovunque sono ineluttabili.

Concettualmente ricorre il tentativo costante di sostituire la vita vera in carne e ossa con il transumano. Di più: il tentativo di eliminare l’uomo a favore della macchina, dei robot. Ergersi dunque a dèi nel vano tentativo di creare la vita, anche se solo in malacopia di latta. Lo scrisse chiaramente il demiurgo di Davos, Klaus Schwab, che la quarta rivoluzione industriale sarebbe avvenuta a favore di macchine e di AI: l’uomo può solo tentare di salvarsi e di ritagliarsi uno spazio nel mondo che verrà. E peggio per lui se non saprà adeguarsi: molti perderanno il lavoro, molti altri dovranno stare al passo con i robot e lavorare per loro, altri ancora diverranno schiavi di una realtà surreale.

Quello che però non ci raccontano in tutto questo scenario è che Robocop è una macchina destinata a fare inevitabilmente cilecca. Un deterioramento, per altro, che avviene molto più rapidamente che nell’essere umano. Pensiamo alla situazione dell’Electrolux, fabbrica in crisi che vanta a Susegana, in provincia di Treviso, un’impiantistica tecnologica all’avanguardia. Montagne di soldi per gli ammodernamenti con robot, nemmeno a dirlo, di ultima generazione. Un’impiantistica che necessita comunque di controlli di lavorazione, a danno dei lavoratori costretti a stare appresso alle tempistiche di un oggetto meccanizzato. Ma, appunto, non è tutto oro quello che luccica, anzi.

La macchina “QS”, l’impianto più costoso della fabbrica 4.0, da un po’ di tempo, per una ragione o per l’altra, segnalano i lavoratori, sta creando problemi di continuità produttiva. Il macchinario inietta il materiale che fa da isolamento all’interno delle porte del frigorifero. Quel macchinario è pensato per produrre una porta ogni 15 secondi, ma ultimamente i guasti sono all’ordine del giorno e bloccano l’intera fabbrica. Lo stop quando avviene coinvolge un po’ tutta la catena di montaggio fermano addirittura il lavoro di 300 dipendenti.

Un dato chiaro di cosa significhi affidarsi alle macchine di ultima generazione, soprattutto in settori o produzioni chiave. Macchine che, non ultimo, possono “impazzire” e ferire delle persone: nelle fabbriche come in altri ambiti. L’ultimo episodio è quello di un dinosauro robot che ha rischiato quasi di ammazzare dei bambini in Toscana.

Non solo rischiamo di perdere il lavoro, non solo diventiamo schiavi di quello che vogliono imporci. Ma rischiamo anche di lasciarci le penne. Quando capiranno i fan della tecnologia che il mondo che ci stanno confezionando è tutto tranne che un affare?

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