di Gloria Callarelli

Armi e guerra per arrivare alla pace. Sembra incredibile ma con questo costante, pericoloso e diabolico cortocircuito orwelliano l’Europa chiama ancora alle armi sognando di potenziare l’industria bellica. Una strategia folle che richiede uno sforzo suicida per le nostre economie, costrette a sacrificare il sociale sull’altare dell’industria degli armamenti e delle transizioni varie (senza contare naturalmente le implicazioni politiche e sociali di tali scelte). Ad ogni modo l’Italia, primo venditore di armi in Europa, è al collasso. L’aver spostato praticamente tutto l’arsenale (e i soldi) in direzione Ucraina, espone il nostro Paese ad una rovina economica già tangibile e anche ad una nudità difensiva pericolosissima. Attenzione: nelle ultime ore provano a mettere un freno alle belligeranti idee Ue, potenziate nelle ultime ore dall’asse franco-tedesco-polacco, prima Crosetto, il quale tra l’altro conosce bene il settore, forse preoccupato da un’escalation negativa delle questioni politico-giudiziarie interne al suo partito, e poi Tajani.

Ma le dichiarazioni di Macron e dello sconsiderato duo a lui alleato sono perfettamente in linea con quelli che sono i progetti europei. Progetti ciechi che alimentano un potenziale più ampio conflitto. In un comunicato di alcuni giorni fa dell’UE si legge: “E’ stata presentata la prima strategia industriale europea della difesa che definisce una visione chiara e a lungo termine per garantire la preparazione industriale nel settore della difesa nell’Unione europea. Dobbiamo disporre di sistemi e attrezzature di difesa pronti quando sono necessari e nelle quantità necessarie“. Da brividi. Soprattutto se pensiamo all’incontro di Meloni con Zelensky in cui la premier si lascia andare ad accordi politici “full optional” con l’ucraino. Scelte pericolose da un punto di vista politico e sociale, che espongono il popolo a rischi mortali, succulente per chi appartiene alla lobby delle armi.

Leggiamo ancora nelle comunicazioni ufficiali UE che la strategia definisce i punti importanti:

  • incoraggiare i paesi dell’UE a investire di più, meglio, insieme e a livello europeo, grazie a nuovi programmi per acquistare e collaborare più facilmente in Europa.
  • rendere l’industria europea della difesa più forte, più reattiva e più innovativa. Saranno adottate misure anche per sostenere la ricerca, stimolare gli investimenti e lavorare su problemi inerenti alle catene di approvvigionamento. In questo contesto aprirà a Kiev un ufficio per l’innovazione nel settore della difesa.
  • finanziare le operazioni per approntare l’industria della difesa, attraverso un nuovo programma europeo per l’industria della difesa da 1,5 miliardi di euro e discutendo le esigenze in materia di difesa per il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE
  • collaborare con partner di tutto il mondo – l’Ucraina ad esempio potrà partecipare ai programmi dell’UE nel settore dell’industria della difesa.

La strategia stabilisce inoltre una serie di obiettivi. Entro il 2030 i paesi dell’UE dovrebbero:

  • acquistare insieme almeno il 40% del materiale per la difesa
  • spendere almeno la metà del loro bilancio per gli appalti nel settore della difesa in prodotti fabbricati in Europa
  • commerciare almeno il 35% dei beni per la difesa tra paesi dell’UE anziché con altri paesi

Chiaramente nella neolingua globalista il male diventa bene e la guerra diventa pace, senza nascondersi più nemmeno in quelli che sono i reali beneficiari (?) del nostro suicidio economico e politico degli ultimi mesi. Infatti i burocrati chiudono: “In questo modo l’UE diventerà più sicura e resiliente, non solo a vantaggio di tutti noi nell’UE, ma anche dei principali alleati, tra cui la NATO e l’Ucraina”.

Riusciamo a capire che significa tutto questo? Ecco appunto. C******i noi.

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