di Davide Pirillo

La seconda maglia della nazionale belga 2024 é un omaggio a Tintin, il personaggio disegnato da Hergé.

L’operazione rispecchia i gusti del presidente della federazione belga Piet Vandendriessche, grande appassionato di Tintin; lo stesso, stando a quanto riportato dai quotidiani sportivi italiani, ha espresso la sua soddisfazione e la speranza che la nuova maglia possa portare la nazionale a trionfare nella rassegna continentale.

Quindi: é sbagliato dire anche che il Belgio giocherà con una maglia ispirata a Léon Degrelle (capo del fascismo belga)? Molti credono che Tintin sia in realtà ispirato a Léon Degrelle, al personaggio ed alla sua vita avventuriera. Tintin esce dalla matita di Hergé, in gioventù amico di Degrelle, vicino a quegli ambienti editoriali cattolici che diedero successivamente vita al movimento fascista belga chiamato REX, che prima di essere partito era appunto una casa editoriale cattolica (non tanto simpatica alla Chiesa stessa). Erano ambienti nazionalisti e conservatori molto molto familiari all’inventore di Tintin. Hergé non ha mai avvallato la questione in realtà, anche se non faceva mistero di aver avuto fascinazione per quegli ideali degli anni Trenta che hanno coinvolto quasi tutti i giovani in Belgio.

Se Hergé non ha mai accreditato la versione di Degrelle stesso sull’origine di Tintin, dall’altra parte molte similitudini rendono impossibile escludere a priori che fosse veramente Degrelle. Somiglianze sorprendenti e soprattutto l’abbigliamento di Tintin sono indizi evidenti: fu Degrelle che mise per primo i pantaloni da golfista e che per via della sua estrema popolarità divennero alla moda tra i giovani di quegli anni e tra i cosiddetti rexisti. Dei pantaloni da golfista ne ha parlato anche il famoso intellettuale francese Robert Brasillach: in un saggio su Degrelle giovane scrisse che era così popolare e amato dai giovani che usando pantaloni (appunto) da golfista successe che andarono di moda, aggiungendo anche aneddoti sul fascino di Degrelle con le donne, tanto che i suoi camerati scherzando dicevano che aveva “rex” appeal.

Inoltre il personaggio di Tintin, che era agli albori chiaramente impregnato di elementi caratteristici dell’influenza dei fascismi europei degli anni Trenta, impersonificando in pratica un avventuriero solitario che girava il mondo ricorda le avventure giovanili di Degrelle stesso, come quella che lo vide andare in Messico al fianco dei Cristeros, in rivolta contro lo Stato e le forze marxiste al potere, che perseguitavano i cattolici messicani e promulgavano politiche laiciste.

Degrelle prima di morire dall’esilio in Spagna, scrisse il volume “TINTIN MON COPAIN”, ma venne bloccato e le copie furono sequestrare dalla procura; quelle poche copie, poco più di un centinaio che si era fatto in tempo a vendere, hanno oggi valore collezionistico.

Hergé era quindi fascista? Di sicuro proveniva dagli ambienti culturali radical-conservatori e nazional-cattolici che si sono trasformati prima nel rexismo politico e poi in quel fenomeno di anticomunismo che portò tanti giovani di Rex ad arruolarsi nelle waffen SS volontarie “Vallonia”, per andare a combatte sul fronte russo al fianco della Germania e dell’Italia in funzione antisovietica; queste formazioni erano guidate da Degrelle stesso che guadagnò il grado di generale sul campo ed anche la croce di ferro tedesca al valore militare. All’indomani della caduta delle forze dell’asse, Hergé fu arrestato (ma anche rilasciato subito) perché accusato di essere collaborazionista nazista: si narra che ebbero vergogna nel tenere sotto arresto l’inventore di un simbolo nazional-popolare del calibro di Tintin. La verità? Non la conosco! Di sicuro, però, mi farà piacere vedere il Belgio vestito a modo di Tintin e di sicuro mi richiamerà alla mente Léon Degrelle.

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