di Maria Federico
Scuola chiusa per il Ramadan. Succede a Pioltello, all’istituto comprensivo Iqbhal Masih. Il preside si trova costretto a concedere la festività perché il 47% degli studenti è di religione islamica. Polemiche ovviamente sono nate anche dal Ministro Valditara che redarguisce il preside e rispetto la non libera scelta delle festività da parte del Consiglio d’istituto.
Purtroppo dobbiamo ricordare al Ministro per l’istruzione che, secondo il comma 5 del Regolamento dell’autonomia ( PDR 275/1999), il Consiglio d’Istituto può adattare il calendario in funzione dell’offerta formativa. Aldilà di questa mancanza di competenze nel Ministero che si ricopre e sorvolando sulle mere questioni politiche che si stanno sollevando sulla decisione del preside che già aveva deliberato il giorno di chiusura “islamico” nel precedente anno scolastico, vengono taciuti due aspetti fondamentali che stanno cambiando la nostra società.
Il primo, che dovrebbe essere quello più devastante dal punto di vista sociale, è che le classi ormai sono composte per quasi la metà da studenti non italiani. Questo significa semplicemente che le nascite nelle famiglie italiane stanno diminuendo in modo allarmante e la cosa dovrebbe aprire numerosi fronti di discussione sui motivi e sulle possibili soluzioni da adottare che però, in questo caso, vengono surclassati dalla notizia della scuola chiusa.
L’altro aspetto, se vogliamo oltre che religioso anche etico, è il concetto di “inclusione” che però nasconde quello di imposizione se siamo poi costretti a nascondere i nostri simboli, la nostra cultura, la nostra storia per permettere invece la contemporanea libertà di culto altrui. Sembra quasi un atto di scusa, il nostro, verso chi volontariamente sceglie di vivere nel nostro Paese: ”Scusateci se siamo cattolici, perdonateci se osiamo mettere i crocifissi nelle classi ed insegnare ai nostri figli l’Ave Maria, siamo troppo legati alla nostra cultura…”. E per dimostrare quanto siamo inclusivi permettiamo che le nostre tradizioni vengano calpestate in nome di una fantomatica integrazione che sa tanto di invasione.
Perciò non soffermiamoci sulla scelta di un preside a caccia di notorietà: il dramma non è una scuola chiusa per un giorno ma sono la denatalità indotta ed una inclusione indiscriminata che colpevolizzano gli italiani.
Concordo, guardiamo il dito ma non la luna… è ora che ci si svegli tutti quanti, queste sono le prime avvisaglie di problemi ben maggiori che arriveranno a breve, ma con la classe politica che ci ritroviamo le cose possono solo peggiorare, e parlo di maggioranza e di opposizione.
Un ricordo personale. Quando andavo a scuola i bambini che facevano parte di famiglie numerose si vergognavano, perché chi aveva molti figli per la mentalità corrente era considerato un irresponsabile, una persona ignorante, civilmente e culturalmente arretrata. Per non parlare delle stucchevoli polemiche sull’ora di religione e sull’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche… Erano gli anni ’70/’80, l’immigrazione extracomunitaria di massa era di là da venire e non c’erano figli di immigrati musulmani nelle scuole… Eppure il denatalismo, il disprezzo delle proprie tradizioni, l’odio di sé, il desiderio di autodistruggersi erano già ben radicati nella società italiana.
un articolo assurdo da fanatici religiosi, se gli studenti per metà sono di religione islamica è sacrosanto che il preside conceda anche a loro un giorno di festa, esattamente come si chiudono le scuole per il natale. Lo stato è laico ed è fatto e formato anche dalla comunità mussulmana che è in forte crescita perciò bisogna imparare a con-vivere