Julian Assange ha ancora una volta la possibilità di ribaltare la situazione che lo vede prigioniero delle carceri di sua maestà, in attesa di essere estradato verso gli USA. L’Alta Corte di Londra ha concesso al cofondatore di WiliLeaks l’estremo appello difronte alla giustizia britannica, ribaltando la decisione del primo grado.
I giudici, Victoria Sharp e Adam Johnson, hanno fissato la prima udienza per maggio, giudicando “non infondate” le argomentazioni della difesa sui pericoli per la vita di Assange.
Nel dispositivo si legge che nelle prossime tre settimane le autorità americane e britanniche devono produrre “rassicurazioni” ulteriori e più affidabili in materia. Rassicurazioni riguardanti il trattamento da parte della giustizia Usa, e quindi la possibilità da parte del cofondatore di WikiLeaks di potersi appellare al Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti sulla tutela della libertà di espressione oltre alla garanzia di non venire condannato a morte.
I giudici dell’Alta Corte, dopo i due giorni di udienze dello scorso febbraio, sono arrivati a tale decisione valutando le argomentazioni dei legali dell’attivista australiano, incentrate sull’idea di “una persecuzione contro la legittima attività giornalistica” e il rischio di una serie di diritti negati davanti alla giustizia americana con l’incubo di una condanna delirante a 175 anni di carcere, e le argomentazioni delle autorità americane, decise a perseguire Assange perché reo di essere andato “oltre i limiti del giornalismo”.
Nei giorni scorsi arrivò alla stampa la possibilità di un patteggiamento offerto da Washington ad Assange, patteggiamento incentrato su una dichiarazione di colpevolezza da parte del giornalista per un reato meno grave. Questo avrebbe portato ad evitare l’estradizione negli Usa, aprendogli le porte del carcere facendolo tornare a casa, ma al momento non si è concretizzata.
Qualunque sia la decisione dell’Alta Corte di Londra, gli Stati Uniti hanno ottenuto quello che volevano. Il loro messaggio è arrivato forte e chiaro: cari giornalisti, toglietevi dalla testa la malsana idea di poter fare liberamente il vostro mestiere, limitatevi a rilanciare le veline che vi passiamo e non azzardatevi più a denunciare i nostri crimini, altrimenti renderemo la vostra vita un inferno come quella di Assange.