dal Coordinamento Fare Squadra

È stata involontariamente ironica, o forse provocatoria, la scelta di Giorgia Meloni di chiamare “Piano Mattei” una serie di sconclusionati interventi portati avanti, insieme alla sua complice ultra-atlantista, Ursula Von der Layen, in Africa e nel bacino mediterraneo.

Già in un articolo di Roberto Fiore datato 31/1/2024, che potete trovare qui e la cui rilettura caldamente raccomandiamo, si era sottolineato come Enrico Mattei fosse stato la punta di diamante dell’opera tesa a svincolare l’Italia dai vincoli di asservimento atlantico e anglosionista originati dalle clausole segrete dell’armistizio di Cassibile del 1943. E che per questo perse la vita.

Giorgia Meloni, invece, appare oggi come la più zelante applicatrice di quegli accordi, in realtà diktat. Lei e il suo governo hanno fatto alzare caccia da guerra italiani sul Mar Baltico per assecondare interessi britannici, mentre gli interessi italiani si stendono sul Mar Mediterraneo espandendosi, poi, su Africa, Medio Oriente e Balcani. Nell’articolo del 31/1 era indicata come vitale, anche per l’Italia, la ricostruzione, a tutti i livelli, del continente africano che permettesse ai suoi abitanti di vivere in libertà, giustizia e benessere nella terra dei loro padri. Si era, tra le altre cose, posto l’accento sulla desertificazione causata non da un fantomatico cambiamento climatico ma dall’incuria e dalle colpevoli politiche coloniali, in paricolare francesi nel settore, e si era raccontato di come eroi nazionali africani avessero con successo rimboschito e reso coltivabili ampie aree da loro controllate. Questi eroi si chiamavano Thomas Sankara e Muhamar Gheddafi, avevano a cuore il benessere della propria gente, sono stati assassinati dai neocolonialisti.

In questo quadro, è apparsa nei giorni scorsi, sul quotidiano “La Verità”, un’interessantissima intervista ad Helga Zepp Larouche, presidente dell’Istituto Shiller e vedova di Lyndon Larouche, un uomo politico americano che, con largo anticipo, aveva esaminato i problemi internazionali attuali e di prospettiva e aveva individuato responsabilità e concrete vie d’uscita e di sviluppo. Per questa sua opera ciclopica, su cui a breve torneremo, pagò, già negli anni ’70, con il carcere, con l’esilio perpetuo, con la cancellazione della memoria. Subendo, 50 anni orsono e per opera degli stessi ambienti, il trattamento che oggi si tenta di applicare a Donald Trump.

L’intervista a Helga Zepp Larouche si riferisce al Medio Oriente ma i suoi contenuti si possono ben applicare a tutto il lato Sud del bacino mediterraneo e all’Africa. Il titolo dell’intervista è, opportunamente: “La pace in Medio Oriente si fa’ con l’ acqua”. E anche in Africa! Diciamo noi. Il sottotitolo recita: “Per stabilizzare il Medio Oriente bisogna applicare il Piano Oasis pensato da mio marito 30 anni fa (…). Servono impianti di desalinizzazione per rinverdire i deserti (…). Sarà lo sviluppo a fermare i conflitti”.

Helga Zepp Larouche e l’Istituto Shiller affermano: “Bisogna fare il contrario di ciò che dicono i Verdi e mettere a disposizione dei paesi poveri energia a buon mercato”. “Un modello di pace attraverso lo sviluppo economico e il piano di Larouche”. “Si tratta di un piano di sviluppo che rifiuta l’egemonismo del neomalthusianesimo verde oggi prevalente”.
“Il Piano Oasis indica la soluzione al più grande ostacolo allo sviluppo di una regione oggi terra di conflitti – la carenza di
acqua dolce – attraverso la costruzione di una rete di impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare”. “Successivamente, saranno da costruire grandi canali interregionali che, trasportando acqua, produrranno anche energia idroelettrica”.
“ll Piano Oasis prevede una rete di infrastrutture di trasporto che migliorino la connettività fisica tra tutte le nazioni della regione, trasformando una regione di conflitto in un centro di interazione e in un crocevia commerciale e industriale”.
“Autostrade regionali e reti ferroviarie consentiranno all’intera area di interconnettersi, fare scambi e rifiorire”.
“Chi pagherebbe queste grandi opere infrastrutturali? Le banche delle nazioni BRICS hanno capitali per più di 4.000 miliardi in questo momento non utilizzati e i responsabili politici di quei paesi hanno la volontà e l’ interesse a contribuire allo sviluppo della parte Sud del Bacino Mediterraneo e dell’ Africa”.

Aggiungiamo noi che anche l’Italia condivide i medesimi interessi. Purtroppo, il grumo parassitario oggi al potere non solo non opera a favore dell’interesse nazionale, non solo rema contro l’interesse nazionale ma, ad occhi bendati, ci sta trascinando nella follia di una guerra in Nord Europa, sul Mar Baltico, oltre i lontani confini Est della Polonia.
Tutto ciò per compiacere i padroni del mondo anglo-americani e sionisti. Fino a quando?

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