di Ruggiero Capone

Carcere, guerra, multe, sanzioni, processi, indagini, emarginazione, divieti, disoccupazione, impoverimento: questo ci promette la politica in ossequio al modello Usa e Ue, spacciandoci queste infernali conseguenze come esemplari forme di rigore per educare i popoli. Ma non facciamoci prendere dalla disperazione, ed esaminiamo eventuali vie di fuga.

Innanzitutto, Joe Biden ha tempo fino al prossimo 5 novembre per far deflagrare la Terza Guerra Mondiale: se dovesse perdere le presidenziali, probabilmente con l’arrivo dei Repubblicani cambierebbe il “modello di business”, quindi si spegnerebbero nel giro di pochi mesi sia il fronte ucraino che quello mediorientale. Ovviamente qualche dubbio rimane, perché il deputato Repubblicano del Michigan Tim Walberg è sia per la Terza Guerra Mondiale che per l’atomica su Gaza: lo ha detto durante una conferenza, destando le contrarietà di Donald Trump. Va detto che il momento che stiamo vivendo presenta molte similitudini con la Prima Guerra Mondiale: per noi europei il fronte che andava dalla Mosa al Golfo di Venezia (dalle Argonne al Carso) si è spostato sul confine tra Polonia e Ucraina, mentre il fronte del nemico interno rimane lo stesso: ovvero quella fetta di società civile che, non avendo incarichi pubblici e non essendo al soldo dello Stato, ritiene di sentirsi lontana dai convincimenti bellicistici.

Ci sono milioni d’italiani che non intendono in alcun modo contribuire ad aiutare l’Europa ad entrare in guerra. Sono un grosso gruppo, costituito da storici pacifisti, da gente che ritiene i russi amici o semplicemente non nemici, o contribuenti che non intendono versare nemmeno una goccia dei propri sacrifici per pagare una guerra lontana milioni di anni luce dai propri progetti di vita. E se nella Prima Guerra Mondiale ci poteva convincere l’idea patriottica di completare i confini d’Italia, poi subito tarlata dalla Vittoria mutilata, invece oggi nessuno ci può persuadere della bontà della guerra. Nessun italiano ravvede nella guerra in Ucraina dei giovamenti anche minimi per il Belpaese. Va detto che il comportamento dello Stato contro il nemico del “fronte interno” è davvero simile a quello del Primo Conflitto. Certo non si rimpinzano le carceri di operai, contadini, artigiani e liberi professionisti in genere, ma il comportamento delle guardie e dei pubblici funzionari è ugualmente avverso al popolo, di guerra contro i non dipendenti pubblici. Magistrati, poliziotti, agenti del fisco, bancari… tutti uniti nel considerare come nemico interno chiunque. E gli esempi sono sotto gli occhi di ognuno di voi, è bastevole affacciarsi nei tribunali e scorgere che non c’è alcuna clemenza, che si finisce sotto processo anche per comportamenti più banali. Anzi il “nemico in divisa” provoca artigiani e liberi professionisti per motivare denunce, fermi, arresti. Alla macchina bellica servono soldi, ed ecco che Comuni, Aree Metropolitane, Regioni, Agenzie delle Entrate, Tribunali, Banche, Enti… tutti si concentrano su come mettere di sedere per terra i cittadini: perché servono i soldi per fare la guerra. Ecco perché Lapekoranera vi consiglia di mettere tutto sotto il mattone, di nascondervi, di non usare carte di credito e bancomat, di non farsi tracciare, di non alimentare le entrate d’uno stato belligerante.

Ma il nemico in divisa è subdolo, si finge amico del cittadino, lo attira nella trappola e poi lo ammazza con multe, costi, contravvenzioni. Ecco un esempio capitato pochi giorni prima di Pasqua, periodo in cui un tempo si era tutti più buoni: un povero pensionato con una Punto a gas ha visto spegnersi la propria vettura lungo un vialone semi periferico di Roma. Chi scrive ha fermato la propria moto ed ha aiutato il signore ad accostare. In quel frangente è piombata su di noi una pattuglia di poliziotti che, appena sortiti dall’auto di servizio, hanno domandato chi fosse il proprietario dell’automobile in panne. Il pensionato ha sollevato l’indice della mano destra. Quindi un agente ha chiesto al tipo patente e libretto: ovvero il “certificato unico” (se non hai aggiornato libretto e certificato di proprietà a “certificato unico” sei già sanzionabile). La vittima ha infatti dato loro il libretto, con regolare revisione e collaudo del gas: già questo ha fatto dire agli agenti che “il solo libretto non va bene, doveva aggiornarlo a certificato unico”. Poi hanno chiesto il motivo dell’auto accostata a spinta. “Mi si è fermata di colpo – ha detto il pensionato – penso ad una sorta di avaria…”. Non l’hanno fatto nemmeno continuare a dare spiegazioni. Gli agenti hanno aperto un computer è messo l’automobilista di fronte al problema di sottoporre il veicolo a “revisione straordinaria” entro trenta giorni, cioè una sorta di “collaudo speciale” con costi e trafile in Motorizzazione Civile. Avrebbero potuto dire “porti l’auto in officina…le chiamiamo il carroattrezzi”. Invece no, siamo in guerra. Stessa cosa capita a chi è raggiunto da ingiuste ingiunzioni di pagamento e si reca presso il competente ufficio per spiegazioni o per dire che c’è stato un errore nella notifica: trova personale pubblico sul piede di guerra, che non intende ascoltare il punto di vista del cittadino, soprattutto antepone ancora le “norme anti-Covid” al dialogo, pretendendo che il cittadino non si rechi di persona nell’ufficio e scriva con “posta certificata” o che acceda con SPID ad una finestra di dialogo informatico con la pubblica amministrazione. In tempo di guerra nessuna pietà per il cittadino, che viene inguaiato anche per una banale distrazione. Ed è inutile chiedere che ci sia perdono e garantismo, la politica guarda piuttosto a nuove e capienti strutture carcerarie, mentre i dirigenti delle forze di polizia chiedono agli agenti sempre più arresti e sanzioni contro i cittadini.

Chi parlerà di pace, perdono ed abolizione di norme capestro dirà qualcosa di bello e diverso in questa campagna elettorale europea. E’ solo certo che il carceriere debba votare von der Leyen, che la “stampa istituzionale” tiferà von der Leyen, che tanti cittadini cercheranno d’opporsi a questa Europa che promette infelicità e rigore, paura e persecuzioni. Per favore ribelliamoci a questo schema preconfezionato.

Fonte: lapekoranera.it

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