di Coordinamento Fare Squadra

Da alcune settimane, provocati dall’indebita appropriazione, da parte della aspeniana di punta, Giorgia Meloni, del nome sacro di Enrico Mattei, patriota e martire dell’autodeterminazione energetica e politica italiana, abbiamo cominciato a scrivere sull’argomento Piano Mattei.

Per cominciare ad orientarsi nel percorso rimandiamo a due precedenti articoli, di cui caldamente consigliamo la lettura, o rilettura (QUI e QUI). Nel primo articolo, facevamo cenno ad un altro patriota e martire dell’autodeterminazione della sua Patria e, indissolubilmente, del Bacino Mediterraneo e dell’Africa: Gheddafi (Muammar al-Qaddafi). Un groviglio di disonesti interessi portò le potenze imperialiste e neocoloniali a decidere, e poi ad eseguire, l’assassinio di Gheddafi.

Una delle principali considerazioni della cupola mondialista fu la preoccupazione che un patriota non corruttibile né intimidibile avesse fermamente nelle mani gli elementi chiave per lo sviluppo di un vero Piano Mattei che potesse ottenere libertà, giustizia e dignità all’Africa e alle nazioni eventualmente resesi indipendenti ed affacciate sul lato Nord del Mediterraneo. Gheddafi aveva: LA CONCORDIA, L’ACQUA, IL PETROLIO, LA MONETA LIBERA DA DEBITO.

LA CONCORDIA
In un quadro di millenarie rivalità tra centinaia di tribù arabe e berbere e le popolazioni nere del Sud della Libia, Gheddafi era riuscito a raggiungere un equilibrio di pacifica convivenza e collaborazione tra tutte le componenti etniche e culturali della nazione. Caduto Gheddafi è scoppiata in Libia una guerra civile diffusa di tutti contro tutti.

L’ACQUA
Come messo in evidenza da entrambi i precedenti articoli, l’acqua è la base dell’indipendenza alimentare e quindi politica che, in Africa, si può ottenere letteralmente soltanto facendo fiorire e coltivando il deserto.
Per questo, in quel Continente, tutte le potenze neocoloniali hanno favorito la desertificazione e l’inaridimento dei territori. In Libia, a metà degli anni ’50, durante le trivellazioni in cerca di petrolio, in un paese caratterizzato da siccità estrema, per caso, è stata scoperta la Falda Acquifera Nubiana, la fonte sotterranea di acqua dolce più grande del mondo che, situata nel Sud-Est del deserto del Sahara, occupa una superficie di 2 milioni di metri quadri e tocca i confini di Libia, Ciad, Sudan ed Egitto. Giunto al potere nel 1969, Gheddafi concepì e poi pose in opera un progetto senza eguali nel mondo: il Grande Fiume Artificiale che avrebbe dovuto portare acqua dolce e fare fiorire il deserto non solo in Libia, ma anche in Ciad, Sudan ed Egitto. L’opera poté essere iniziata soltanto negli anni ’80 e si avvalse di ingegneri progettisti, industrie, managers e manodopera europei e, soprattutto, italiani. L’ acqua doveva, per prima cosa, irrigare e dissetare le grandi citta del Nord della Libia e gli esperti calcolarono che la falda sarebbe durata 4.800 anni. La preparazione dell’acquedotto comportò lavori faraonici che durarono molti anni. Alla fine della prima fase, con una spesa di oltre 5000 miliardi di dollari, l’ acqua fu trasportata, per 1500 kilometri fino a Tripoli e a Kufra e Bengasi. La seconda fase, cui già si era data mano, avrebbe portato l’acqua dolce fino a Tobruk e a Sirte. Allo scoppio della rivoluzione colorata, fomentata da anglo-americani e francesi, nel 2011, la grande opera, pur non ancora completata, riforniva con 6,5 milioni di metri cubi di acqua dolce 4,5 milioni di cittadini. Si iniziò a coltivare la terra e a produrre in abbondanza grano, orzo, verdure e agrumi. Il costo finale dell’opera era calcolcato in 24 miliardi di dollari e la fine lavori prevista per il 2015. Questa gigantesca e geniale opera, costruita senza prendere un dollaro in prestito dalle banche occidentali, fu distrutta dai bombardamenti congiunti della NATO cui seguì l’atroce omicidio, dopo ore di torture, del Colonnello Gheddafi.

IL PETROLIO
Fino alla presa del potere, da parte di Gheddafi, nel 1969, la Libia era uno dei paesi più poveri del mondo, ma già nel 1977, registrava il reddito annuo pro capite più elevato del continente africano grazie allo sfruttamento dei grandi giacimenti di petrolio nazionalizzati da Gheddafi nel 1970. Egli non lasciò la risorsa petrolifera nelle mani delle grandi società petrolifere occidentali, in cambio della ricchezza per una corrotta e venduta elite locale, bensì nazionalizzò e usò i proventi per il bene comune. Per questo fu odiato dall’inizio e dall’inizio cominciarono a tramare la sua morte gli stessi che avevano tramato per uccidere Enrico Mattei.

LA MONETA LIBERA DA DEBITO
Come tutti i capo di stato mondiali, Gheddafi ben conosceva la truffa della moneta emessa e debito dalla grande finanza internazionale, finalizzata all’espropriazione e schiavizzazione di popoli e nazioni. Contrariamente agli altri governanti, però, non ebbe paura di ribellarsi al giogo monetario mondiale e operò anche per liberare l’intera Africa dall’ulteriore truffa del Franco Francese Africano (CFA). Questo segnò la sua definitiva condanna a morte ed esecuzione il 20 ottobre 2011, a Sirte, per mano di milizie mercenarie al soldo degli USA. Su questi argomenti ritorneremo perché ne va del nostro futuro.

 

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