Aboubakar Soumahoro torna a far parlare di sé. Certo non ne sentivamo la mancanza visto che abbiamo ancora fresco il ricordo di quell’ipocrita scenetta con la quale si presentò in parlamento con gli stivali infangati mentre la moglie era in giro a “manifestare” il suo “diritto all’eleganza”.
Soumahoro ha proposto di rendere “festa nazionale il Ramadan”, e l’ha fatto con questa dichiarazione: “Vorrei augurare dal profondo del cuore Eid Al Fitr Mubarak (Buona festa) a tutte le sorelle e a tutti i fratelli musulmani in Italia e nel mondo. Colgo l’occasione per comunicare che ho presentato una proposta di legge per rendere festivo il giorno dopo la fine del Ramadan, la festa di Eid Al Fit”
Secondo Soumahoro, già noto per aver creato il famoso “diritto all’eleganza”, “oltre a rispettare i principi della laicità dello Stato e della pluralità religiosa previsti dalla Costituzione, il Ramadan festivo sarebbe un modo concreto per riconoscere, aggiornare, adattare e armonizzare le leggi del nostro Paese con la realtà attuale e rinnovata. Infatti, l’Italia è cambiata, arricchendosi di pluralità, anche dal punto di vista religioso”.
Il buon Soumahoro in realtà ha messo l’accento su quello che è il vero fulcro della questione. Se la polemica sul Ramadan la contestualizziamo strettamente nella visione religiosa si rischia di farla diventare povera e sterile, ma se invece l’agganciamo al “cambiamento” della società che vogliono imporci, allora possiamo parlare di “sostituzione etnica”. Si: parliamo proprio di sostituzione del popolo, un problema che i nostri politici non vogliono affrontare.
Ma quello che deve far pensare è l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Che ha dato un significato molto più politico con la sua dichiarazione: “In occasione della fine del mese di Ramadan rivolgo un cordiale augurio ai concittadini e agli ospiti che professano la fede islamica in Italia, la Costituzione ci ricorda che tutte le confessioni religiose sono libere davanti alla legge, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”.
Ma sarebbe simpatico poter chiedere all’inquilino del Quirinale se la foto della donna che a Roma, precisamente all’Esquilino, prega in una specie di recinto lontana dagli uomini, rispecchia l’ordinamento giuridico italiano. Ma del resto, cosa potrebbe mai rispondere in un periodo in cui le donne italiane lottano contro il “patriarcato” e santificano la Cortellesi per quel film intriso di retorica femminista?
Questo caso mi richiama alla mente alcuni episodi del passato , di cui ne citerò solamente un paio . Gli antichi Romani presero l’abitudine di dare la cittadinanza un po’ a tutti , anche a uomini e popoli che con i Latini e con gli Italici non avevano nulla a che spartire .
Caio Giulio Arminio , praefectus cohortis dell’esercito romano , era un Cherusco ( appartenente alla popolazione germanica dei Cherusci ) e , seppur divenuto romano (grazie alla cittadinanza conferitagli da Augusto) , come attesta il suo prenome e gentilizio (Caio Giulio) , non dimenticò mai di essere stato un Cherusco , infatti , nel 9 d . C. insieme a quelli della sua gente , tese un’imboscata a ben 3 legioni romane ( la XVII ; la XVIII e la XIX ) con i relativi reparti ausiliari ( per un totale , stimato , di circa 30 . 000 uomini ) nella foresta di Teutoburgo (Germania) . Fu una vera carneficina , quelle legioni , annientate , non vennero più ricostituite .
Flavio Alarico , magister militum dell’esercito romano , era un Visigoto che aveva avuto la cittadinanza romana , come attesta il suo gentilizio Flavius ma , non dimenticò mai di essere un Visigoto , infatti , nel 410 d . C . insieme a quelli della sua gente ,incendiò e saccheggiò Roma .
Sembra che , un qualcosa del genere si stia ripetendo , abbiamo nuovi cittadini italiani che non vogliono dimenticare chi erano , un po’ come il cherusco Giulio Arminio ed il visigoto Flavio Alarico .
Sembra che . la storia ci insegni una sola cosa , ossia , che non è in grado di insegnarci alcunché .
E sembra che , come affermava Edmund Burke , chi non conosca la storia sia condannato a ripeterla .
Ho parlato recentemente con un dirigente della USB (sindacato di cui Soumahoro ha fatto parte dal 2007 al 2020) che conosce molto bene il buon Abou. Mi ha assicurato che questo signore non ha mai mostrato alcun interesse per il Ramadan e, da bravo “compagno”, aveva un atteggiamento molto critico, per non dire sprezzante, sulla religione in generale e su quella musulmana in particolare. Si vede che la frequentazione di Palazzo Montecitorio gli ha provocato un risveglio religioso…
Ma il problema non è Soumahoro. Il problema sono i tanti, troppi politici, imprenditori, burocrati, intellettuali, giornalisti e, purtroppo, anche preti che da lungo tempo lavorano incessantemente per far sì che gli italiani si vergognino di se stessi, della propria storia, delle proprie radici religiose, etniche e culturali. E un popolo senza più identità non si oppone all’invasione immigratoria e sopporta tutto.
Come scrive Platone nelle Leggi, le mura servono a poco se non sono innanzitutto i cittadini a voler difendere la propria “città”.