di Vincenzo Maida
I media nazionali, insieme ai fanatici di “ultima generazione”, hanno ignorato la ricorrenza. La giornata mondiale dell’acqua, che si è celebrata il 22 marzo 2024, fu istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite (Onu) con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni mondiali, e l’opinione pubblica, sull’importanza di ridurre lo spreco di acqua. Infatti degli oltre 8 miliardi di metri cubi, che corrono negli acquedotti, solo 5,7 circa arrivano al rubinetto, con uno spreco di 157 litri al giorno pro capite. Si tratta di una perdita importante, ma non l’unica, visto che più della metà dell’acqua usata in Italia è destinata all’agricoltura.
Ma ecco più nel dettaglio i dati resi noti dall’Istat. La percentuale del 42% di acqua trasportata viene persa dalle nostre reti idriche. Secondo i dati pubblicati, infatti sul totale di 8,2 miliardi di metri cubi di acqua immessa nel sistema, la perdita si aggira intorno ai 3,4 miliardi. Un dato che corrisponde a oltre 150 litri di acqua sprecata al giorno per abitante.
Dai dati segnalati dall’ISTAT si evince che tra Nord, Centro e Sud ci sono differenze importanti. L’ultimo dato disponibile è del 2018 e rileva come le perdite in Abruzzo in quell’anno siano state pari al 55,6%. Leggermente distanziate troviamo l’Umbria, con il 54,6%, e il Lazio, con il 53,1%. Ci sono poi altre due regioni dove la perdita a livello percentuale è superiore al 50%: la Sardegna con il 51,2% e la Sicilia con il 50,5%. Ben 5 regioni sulle 20 italiane segnano quindi una percentuale di perdite della rete idrica superiore al 50%.
I dati migliori si registrano invece in Valle d’Aosta dove la perdita d’acqua nelle reti idriche è pari al 22,1%, nella Provincia autonoma di Bolzano dove lo spreco si ferma al 26,9% e in Lombardia che registra il 29,8% di perdite. Tutte le restanti regioni hanno un valore compreso tra il 30% e il 50%, ad eccezione delle cinque citate in precedenza.
A livello provinciale il dato peggiore si registra a Frosinone con l’80,1% dell’acqua immessa che viene dispersa. A seguire troviamo Latina con il 74% e in terza posizione Chieti con il 65,6%. La Provincia dove invece si spreca meno acqua è Milano con un dato che si ferma al 18,7%.
Corre l’obbligo di ricordare che soprattutto al Sud l’acqua e le fogne arrivarono nelle case soltanto negli anni ’30 e a causa della scarsa manutenzione delle condotte negli anni successivi, si sono verificate frane e smottamenti che hanno costretto le popolazioni ad abbandonare molti Centri Storici. È questo il motivo per cui ancora oggi si registrano perdite di acqua così significative.
La conformazione orografica dell’Italia potrebbe garantire l’autosufficienza idrica, anche quando ci sono lunghi periodi siccitosi, ma è necessario ridurre le perdite e gli sprechi. Spesso, infatti, l’acqua potabile viene utilizzata in agricoltura, anche quando ci sarebbero delle alternative.
Accantonata per il momento l’idea della privatizzazione dell’acqua, si tratta di rendere più efficiente la sua gestione attraverso la manutenzione delle condotte idriche. Troppo spesso gli enti preposti, soprattutto al Sud, sono carrozzoni clientelari per gestire posti di lavoro da parte della politica.
È superfluo sottolineare l’importanza vitale dell’acqua in tutti i settori della vita pubblica. Lo avevano compreso già i Romani, le cui opere in molti luoghi testimoniano ancora oggi la grandezza di quella civiltà.
I dati riferibili al 2020 e , disponibili nel “Report Istat del 21 marzo 2023″ (pagina 8 , grafico n . 6 ) danno , per quanto riguarda le perdite in distribuzione , la maglia nera alla Basilicata , con il 61,2 % ; segue l’Abruzzo con il 59, 8% ; la Sicilia con il 52,5% e la Sardegna , con il 51,3% . Molto meglio è la situazione al Nord , come ad esempio in Val d’Aosta , ove le perdite sono , solamente , del 23,9% . Sono invece sopra la media nazionale, per l’anno 2020 , il Veneto , con il 43,2% ed il Friuli Venezia Giulia , con il 42,0% .
Per quanto riguarda , l’affermazione che alcuni enti di gestione , in particolare al sud , sono dei veri e propri carrozzoni clientelari , concordo pienamente , ricordo a tal proposito , una battuta di Gianni Morandi che all’incirca recitava così :”L’Acquedotto Pugliese , nel Sud Italia , ha dato da bere a tantissime famiglie ma , ha dato da mangiare anche , a ben più di una” .
In alcuni paesi e paesini del nostro sud , la rete idrica cittadina è un vero e proprio colabrodo , a volte i tecnici non riescono a localizzare , con i loro geofoni , le perdite . Altre volte dopo averle localizzate , non sostituiscono le tubature ammalorate ma , si limitano a rattopparle , lasciando così il guasto intatto che , perdura in omnia secula seculorum . Se li si chiama nuovamente , ripetono il rattoppo con successiva e persistente perdita a seguito e , così ancora e , poi ancora .
Per quanto riguarda gli antichi acquedotti romani , ricordo l’Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) inaugurato da Marco Vipsanio Agrippa , nel giugno del 19 a . C . , ed attingeva acqua dall’Aniene , Da non credere , è in buona parte ancora tutt’oggi funzionante , e fa parte delle condotte che alimentano la Fontana di Trevi . I tratti più ampli delle sue condutture sono circa un metro e mezzo di altezza e ,tutte perfettamente impermeabilizzate , grazie al rivestimento interno in cocciopesto (malta cementizia arricchita da minutissimi frammenti di vetro ) . Altro che Acquedotto Lucano o quello Pugliese !!!
ERRATA CORRIGE : rigo 19 in omnia saecula saeculorum e non secula seculorum