di Vincenzo Maida

Nonostante la presenza di tutti i leader nazionali, da Conte alla Schlein, dalla Meloni a Renzi, da Calenda a Salvini, la maggioranza degli elettori non si è recata a votare. Si sono recati alle urne il 49,8 per cento degli aventi diritto al voto. Quindi la maggioranza degli elettori è rimasta a casa. Gli elettori hanno trovato sulle schede i simboli delle liste aggregate ai nomi dei candidati alla presidenza. Non è stato possibile il voto disgiunto, come in Sardegna, pena l’annullamento e si è potuto esprimere anche una doppia preferenza di genere.

A competere sono state una coalizione di centro-destra guidata dall’uscente ex-Generale Vito Bardi in quota Forza Italia, quella del centro-sinistra guidata dalla candidato di ripiego Piero Marrese, dopo che sono state bruciate le candidature di Angelo Chiorazzo, sponsorizzata dall’ex-ministro della Sanità Roberto Speranza, e quella di un noto oculista dell’ospedale San Carlo di Potenza e la lista del terzo candidato Eustacchio Follia di Volt.

La novità in Basilicata è stata che Italia Viva con Braia e Polese e Azione con Marcello Pittella si sono aggregate al centro-destra e Vito Bardi che ha guidato sette liste, mentre Piero Marrese ha dovuto accontentarsi di cinque liste, tra cui quella dei CinqueStelle, con candidati che avevano oggettivamente una forza elettorale di gran lunga inferiore a quelli del centro-destra. Tutti i sondaggi davano nettamene in vantaggio l’aggregazione di Vito Bardi e nonostante i disperati tentativi dell’aggregazione di centro-sinistra di accreditarsi come il nuovo che avanza (sic!), alla fine le previsioni sono state confermate.

Piero Marrese ha pagato lo scotto degli errori commessi nella fase preelettorale con i veti incrociati e determinante è stata Italia Viva e Azione, soprattutto quest’ultima aggregazione con Marcello Pittella. Marrese come perdente entrerà comunque in consiglio regionale, ma dovrà lasciare sia la carica di Presidente della Provincia di Matera che quella di Sindaco di Montalbano Jonico, comune nel quale vive e dove ha vinto con un largo margine di consensi, per responsabilità di alcuni rappresentanti della Destra che in passato godeva di largo consenso; ma purtroppo alcuni manovali della politica hanno pensato di essere diventati anche tattici e strateghi, portando la Destra ad azzerarsi.
La Basilicata è stata da sempre governata prima dalla DC e dal pentapartito con il PCI nel ruolo di compartecipe dall’opposizione e poi da coalizioni catto-comuniste nell’ultimo trentennio, quando al clientelismo tutto sommato umano dei demo-socialisti si è sostituito quello settario e spietato tipico dei comunisti. I risultati sono stati disastrosi ad ogni livello ed in ogni settore della vita pubblica. Eppure la Basilicata è una regione ricca di risorse naturali, estesa dal Tirreno allo Jonio, quindi con grandi potenzialità e con una ricchezza ambientale che ha trovato purtroppo una classe dirigente non all’altezza.

Se c’è una responsabilità degli ultimi cinque anni del governo Bardi è quella di non saputo invertire la rotta rispetto ai passati governi e i dati lo testimoniano. Unica nota positiva è quella di aver posto un freno alle pratiche clientelari catto-comuniste.

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