di Gloria Callarelli
Partire dalla passione per Leonardo Da Vinci ritraendo personaggi di ogni tipo, scorci di vita, popoli, dando risalto ai temi e alle problematiche sociali che la società tecnologica di oggi non vuole più vedere. Lui è il pittore Michele Martinelli, perugino, che nelle sue opere tende a mettere in risalto problematiche e risvolti sociali. Con lui abbiamo fatto una chiaccierata sul suo percorso e sull’importanza dell’arte oggi, quale baluardo di bellezza contro il brutto del post moderno dove tutto è macchina, tutto è freddo, distante, gelido.
Qual è la più grande influenza nelle sue opere?
Una grande influenza nella mia vita ha avuto l’amore verso Leonardo da Vinci, ma non è da meno l’influenza che il maestro mi trasmesso: il mio maestro si chiama Ata Kazaz viene dal Kurdistan, ha lottato contro gli invasori che hanno tentato di sopraffare il popolo kurdo senza mai riuscirci. La prima mostra d’arte che ho visto in vita mia è stata la sua e nelle sue opere raccontava il dramma e la fierezza del suo popolo, la resilienza e la fermezza delle donne che affiancavano i propri mariti abbracciando le armi e lottando per la propria libertà.
Qual è il tema che le sta più a cuore?
Il tema che mi sta più a cuore è rappresentare scorci di vita delle persone e popoli mettendo in risalto temi sociali che spesso la gente si scorda o fa finta di non vedere.
Quali sono i personaggi che ritrae?
I personaggi? Gente comune, barboni, anziani, persone bullizzate, bambini a cui sono stati negati i diritti, bambini felici, i corrotti ecc.
Qual è il messaggio che vuole dare con le Sue opere?
Con le mie opere vorrei riuscire ad aprire gli occhi a quelle persone che coltivano il loro orticello, facendo finta di non vedere e non sentire, senza mai denunciare.
Che significato ha oggi, in un mondo asettico, distante, ipertecnologico, l’arte?
In questo mondo di anaffettività tecnologica l’arte potrebbe essere un baluardo per risvegliare le coscienze, ma è molto dura e ci vuole tanta tenacia. La tecnologia non riuscirà mai a soppiantare l’anima di un’artista, dell’uomo, dal gesto d’impeto in una pennellata. In ogni colore, infatti, c’è l’anima, il fallimento di una vita e la vittoria sulle difficoltà.