di Mattia Taricco

Secondo la retorica mainstream il mondo è in preda al cambiamento climatico, una crisi grave che richiede azioni decisive e immediate per essere affrontata, meglio poi che queste vadano a pesare sulle tasche del popolo (auto elettriche, case green ecc..).

Ma che succederebbe se questo cambiamento climatico fosse provocato proprio da chi dice di volerlo combattere? Una di queste pratiche, salita alla ribalta negli ultimi giorni, è il cosiddetto Cloud Seeding, tradotto “Semina di Nuvole”, una tecnica controversa che promette di modificare il clima, ma che in realtà causa danni irreparabili all’ambiente. Negli Emirati Arabi, in particolare nella città di Dubai, dove questa pratica ha iniziato a diffondersi, ciò che si è ottenuto sono infatti inondazioni, tempeste e uragani sfuggiti al controllo, oltre a molteplici danni all’ambiente. Il Cloud Seeding coinvolge la dispersione di sostanze chimiche nell’atmosfera al fine di influenzare la formazione delle nuvole e, di conseguenza, il regime delle precipitazioni. Sebbene inizialmente presentata come una soluzione per affrontare la siccità e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, le prove suggeriscono che questa pratica causa più danni che benefici.
Secondo alcuni articoli dell’ AGU (Advancing Earth and Space Sciences) “L’iniezione di aerosol riflettenti, o dei loro precursori, nella bassa stratosfera (Stratospheric Aerosol Injection, SAI) dimostrano che, a differenza di alcuni degli impatti diretti sul clima superficiale derivanti dalla riflessione della radiazione solare da parte degli aerosol di solfati, i cambiamenti indotti dal SAI nella circolazione stratosferica, nella chimica e nel clima sono più complessi, con le simulazioni del modello che puntano verso un comportamento più non lineare della circolazione ad alta latitudine e ozono in scenari SAI più elevati. Queste potenziali non linearità potrebbero aumentare le incertezze nelle proiezioni degli impatti superficiali regionali nell’ambito della SAI.”

E ancora: “Si riscontra una stretta relazione lineare tra le riduzioni della colonna polare di ozono e il rafforzamento del vortice polare antartico attraverso le simulazioni, nonché tra i cambiamenti di ozono e l’aumento della densità di superficie del solfato. Un vortice polare più forte e più freddo in uno scenario SAI più aggressivo accelera l’attivazione degli alogeni e la perdita di ozono chimico, oltre a ritardare la rottura finale del vortice; entrambi i fattori migliorano la riduzione dell’ozono in Antartide nell’ambito del SAI. La forte relazione lineare tra queste quantità al variare dei livelli SAI dimostra come gli stessi processi operino in tutti e tre gli scenari SAI. La causa dell’apparente non linearità e quindi dell’entità significativamente più elevata della perdita di ozono primaverile antartica in SAI0.5 rispetto a SAI1.0 e SAI1.5 è quindi di origine dinamica, in linea con il rafforzamento significativamente maggiore del vortice polare in SAI0.”
Praticamente buco nell’ozono creato artificialmente, non il massimo.

Senza calcolare l’effetto imprevisto sulle condizioni meteorologiche locali e globali. La manipolazione delle nuvole infatti può alterare i normali schemi di precipitazione, causando piogge improvvise e intense che portano a inondazioni e frane, o, al contrario, causare prolungate siccità in altre regioni. Questo squilibrio meteorologico può avere gravi conseguenze per l’agricoltura, la biodiversità e il regime alimentare delle comunità colpite.

Inoltre, la dispersione di sostanze chimiche nell’atmosfera deve anche sollevare preoccupazioni per la salute umana e ambientale. Le particelle rilasciate durante il Cloud Seeding possono contaminare le risorse idriche e il suolo, la stessa aria, mettendo a rischio la salute delle persone e degli ecosistemi. Inoltre, gli effetti a lungo termine di queste sostanze chimiche sull’atmosfera e sul clima non sono ancora completamente compresi. Anche in questo ambito, come in tutti gli altri, ciò che viene propagandato non corrisponde a realtà e anzi, cela agende e obiettivi nascosti.

L’unica rivoluzione verde possibile è il ritorno alla terra, la riscoperta di agricoltura e allevamento locali e la valorizzazione del territorio, lontani da multinazionali e Èlites, dove la finanza globale non ha potere.

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