di Vincenzo Maida
Fratelli d’Italia sta ripercorrendo la stessa strada di Renzi, Salvini e dei 5 Stelle. Non ci vuole un mago per prevedere che le imminenti elezioni europee segneranno un successo per Giorgia Meloni ed evidenzieranno ancora una volta la disaffezione degli italiani verso la politica, così come oggi è rappresentata dai partiti, con l’aumento dei non votanti.
Dopo il probabile successo di Fratelli d’Italia e passata l’estate, con l’arrivo dell’autunno molti nodi verranno al pettine. Il costo della vita sarà sempre di più insostenibile per le famiglie e il governo dovrà fare i conti con le inevitabili lamentele.
Gli strilli e il vittimismo della leader di un partito politico che è cresciuto proprio puntando sulla indubbia capacità comunicativa della leader, saranno sempre di più insopportabili. 100 euro lorde, di fatto una settantina di euro a gennaio del 2025, non serviranno neanche per fare un pieno di benzina all’auto e appariranno come un’autentica presa in giro. Le questioni giudiziarie di alcuni esponenti del governo e le inevitabili strumentalizzazioni dell’ opposizione politica e mass-mediale, stanno intanto logorando anche l’immagine della maggioranza nel suo complesso.
Difficilmente l’elettorato di Fratelli d’Italia si dirigerà verso un centro-sinistra mal rappresentato e di basso profilo, più probabile un ulteriore aumento del non voto e una crescita di Forza Italia e delle altre componenti centriste. Tajani, con una classe dirigente tardo democristiana, potrebbe offrire una sponda all’apparenza credibile per quell’elettorato.
Anche nella composizione delle liste per elezioni europee, Fratelli d’Italia sta facendo gli stessi errori delle forze politiche che nel recente passato sono crollate dopo significativi successi. È ormai acclarato che quando una forza politica ha successo, diventa una calamita per imprenditori e scalatori sociali. Nella circoscrizione del Sud ad esempio, oltre a Vittorio Sgarbi, confinato in ordine alfabetico agli ultimi posti, al secondo posto, appena dopo Giorgia Meloni, quindi in una postazione visibile e pronto a spiccare il volo verso Strasburgo, troviamo un tal Nicola Benedetto. Un Lucano doc che dopo un inizio imprenditoriale piuttosto travagliato, ha sfondato grazie ad una serie di favorevoli circostanze ed a un indubbio fiuto. Costui ama la politica per la visibilità che concedono le elezioni ed i ruoli istituzionali, ma con la Destra del MSI, di AN dopo e per l’ultimo di Fratelli d’Italia, non ha mai avuto nulla a che fare.
Egli infatti è una vecchia conoscenza della politica locale. Imprenditore con interessi che spaziano dal settore dei metalli a quello alimentare passando per l’editoria, figura tra gli azionisti de La Verità, in 14 anni di attività politica ha cambiato più di un partito: nel 2010 entrò in Consiglio regionale con l’Italia dei Valori, la formazione fondata dall’ex pm Antonio Di Pietro, nel 2013 fu rieletto col Centro democratico di Bruno Tabacci per poi “saltare” verso il centrodestra, nel 2019, con la lista Idea a sostegno di Vito Bardi. Ora la candidatura con Fratelli d’Italia in una posizione di tutto rispetto.
Nel 2017 fece infatti infuriare Bruno Tabacci, che attraverso il suo ufficio stampa tuonò: “E’ passato col centrodestra. E Pittella non ha niente da dire?” Il riferimento era appunto all’assessore regionale lucano, Nicola Benedetto, ormai ex esponente del suo partito. Egli aveva preso parte alla festa di “Idea”, il movimento di Gaetano Quagliariello.
Benedetto aveva replicato : “E’ quanto meno singolare che i dirigenti di quel che resta di Centro Democratico, a distanza di anni, non ricordino che ho rassegnato le dimissioni da segretario nazionale amministrativo, incarico assunto nel 2014.
Ho deciso di farlo non potendo più tollerare le interferenze e le pressioni del presidente Tabacci e dell’on. Sanza sulla gestione del “tesoretto” del partito allora ammontante a 200mila euro”.
Presidente della giunta regionale era Marcello Pittella, allora del PD e oggi Azione, grazie al quale il centro-destra ha confermato Bardi alle recenti elezioni regionali. Insomma tutto in linea con i tempi che viviamo. Ci vogliamo meravigliare se poi la gente non va a votare?
Renzi , Conte , Salvini , Tajani e Meloni , tutte facce della stessa medaglia , e tutti che asserivano , prima di andare al potere , di volere una Italia più forte , una Italia che contasse per davvero nei luoghi che contano . Invece , abbiamo avuto , ed abbiamo tuttora , una Italia succuba di Bruxelles e di Washington . Sembra che sia cambiato ben poco da quando Dante , nelle sua loquela fiorentina del ‘300 , affermava: “Ahi serva Italia , di dolore ostello , nave senza nocchiere in gran tempesta , non donna di provincie , ma bordello !” (Purgatorio VI , 76 – 78 ) . Adesso ci ritroviamo una Italia votata alla sudditanza , priva di una guida autorevole , dimenata e sbattuta da tutti , e trattata , da Washington e Bruxelles , peggio di una lercia baiadera .