Redazione (fonte telegra.ph)
Roma, lunedì 29 aprile 2024. Lo stupore tra i giornalisti accampati davanti a Palazzo Chigi è evidente: «Ma quello… Quello… Non è Marco Rizzo? Che ci fa qui?». Forse il presidente onorario del Partito Comunista ha deciso di assaltare il Palazzo del Potere? No, è impossibile, sono solo in due. Per di più troppo eleganti – per lui giacca e camicia blu (forse nera? chissà) – per menare le mani.
Si accendono i microfoni, parte la gragnuola di click sulle macchine fotografiche. Rizzo non usa troppi giri di parole e spiega che sta per incontrare il sottosegretario Fazzolari e lo staff della Meloni per parlare delle firme necessarie per partecipare alle Elezioni Euopee di giugno[1]. La sua tesi è molto semplice: 75.000 firme (15.000 per ognuna delle 5 circoscrizioni in cui è suddivisa l’Italia) sono troppe, soprattutto se si considera che le regole sono state cambiate a meno di un mese e mezzo dalla presentazione delle scartoffie burocratiche eliminando, in primis, la possibilità di non raccogliere le firme in presenza di accordi con partiti stranieri che hanno eletto almeno un Eurodeputato alle scorse consultazioni. In base al precedente delle Politiche del 2018, la soglia corretta dovrebbe essere – secondo lui – collocata a 37.500 firme. Interrogato sulle sue sensazioni, Rizzo si dichiara «soddisfatto e fiducioso» e invita i giornalisti ad una nuova conferenza stampa prevista per il giorno dopo[2].
Già, il “giorno dopo”… ovvero il primo giorno utile per depositare la modulistica. Purtroppo l’operazione non va in porto e, tra le dichiazioni un po’ imbarazzate degli esponenti di Fratelli d’Italia[3] e le rimostranze contro il possibile decreto ad personam da parte di altre liste minori[4], Rizzo si rassegna all’idea di essere presente solo in 2 circoscrizioni (Centro e Sud). Stiamo però pur sempre parlando di una conferenza stampa davanti alla Colonna Antonina, quindi perché non sfruttarla per fare qualche rivendicazione? Rizzo non ci pensa due volte e decide di fare all-in sul presunto complotto internazionale contro le forze antisistema che si oppongono alla guerra[5]: non solo staremmo assistendo ad un trattamento di favore per sigle segretamente manovrate dai potentati (Santoro con Pace Terra Dignità che, sostiene Rizzo, è sempre in TV) ma anche per soggetti elettoralmente marginali a cui è stato comunque riconosciuto l’esonero dalla raccolta firme grazie alla loro vittoria in un paio di uninominali alle Politiche del 2022 (il «sindachino» De Luca con Libertà).
È proprio il tema della cancellazione dei cosiddetti “esoneri internazionali” ad infastidire maggiormente Rizzo. Se da un lato riconosce che anche Santoro è stato penalizzato (pur omettendo che la stessa sorte è toccata ad altri come Partito Animalista Italiano, Forza Nuova, Popolo della Famiglia, Volt, Partito Pirata, Alternativa Popolare), dall’altro lato lascia intendere che la norma sia stata architettata per colpire frontalmente Democrazia Sovrana Popolare che, attenzione, poteva contare non su uno, bensì su due esoneri di questo tipo grazie agli accordi con Smer – Sociálna Demokracia (Slovacchia) e Bündnis Sahra Wagenknecht – Vernunft und Gerechtigkeit (Germania). Insomma, come diceva la pubblicità del gelato degli Anni ’90: «Two is megli che uan».
A questo punto un qualsiasi elettore, simpatizzante o curioso potrebbe prendere per buona questa dichiarazione e accettare che, sì, la norma ha effettivamente creato non pochi ostacoli nella presentazione delle liste di Democrazia Sovrana Popolare. Tuttavia, negli ultimi sei mesi, la narrazione di Rizzo è stata decisamente altalenante e ha presentato alcune incongruenze troppo clamorose per essere ignorate.
Partiamo dal primo elemento, su cui Rizzo ha parzialmente ragione ma anche parzialmente torto: la modifica della legge elettorale. Se è vero che abbiamo dovuto attendere il 13 marzo per il “decreto elezioni 2024“[6], è altrettanto vero che:
- l’eliminazione degli esoneri internazionali è stata una concreta possibilità sin dalle prime discussioni di gennaio 2024[7] poiché, diciamolo pure, la prassi che li ha introdotti nel 2014 non è mai stata particolarmente chiara o univoca[8]
- le liste hanno avuto 6 mesi di tempo per raccogliere le firme, con primo giorno utile fissato al 3 novembre 2023[9]
- la soglia minima è stata portata da 150.000 firme (30.000 per circoscrizione, 3.000 per regione) a 75.000 firme (15.000 per circoscrizione, 1.500 per regione)
A voler essere particolarmente pignoli, si potrebbe anche evidenziare il fatto che il riferimento per le Europee continui ad essere la legge elettorale del 1979 su cui, di volta in volta, si operano delle modifiche[10]: non si è trattato, quindi, della promulgazione di una nuova legge elettorale che sostituiva la precedente (come invece è stato nel caso del Rosatellum del 2018, usato come precedente nell’incontro con lo staff della Meloni) ma, per clemenza, possiamo sorvolare.
Questo incrocio di date e scadenze diventa però molto interessante se lo si confronta con un post del 30 dicembre 2023[11] in cui Rizzo ufficializza l’intenzione di partecipare alle Europee con Democrazia Sovrana Popolare. Oltre a presentare i nominativi dei candidati nelle 5 circoscrizioni, Rizzo non cita alcun tipo di esenzione ma chiarisce che sarà necessario raccogliere 150.000 sottoscrizioni:
Un mese dopo, al termine del congresso fondativo, Rizzo avvia finalmente la raccolta firme[12]:
Bisogna poi attendere un altro mese – e siamo agli sgoccioli di febbraio – per leggere per la prima volta un comunicato che faccia riferimento agli esoneri internazionali[13]:
Si noti che Rizzo li descrive come una possibilità ancora tutta da definire, un piano B rispetto alla tortuosa strada della raccolta firme. Parla di generiche forze politiche in Francia e Slovacchia, senza dare altri dettagli. Dimostra soprattutto di essere a conoscenza della norma che potrebbe cancellare questo tipo di esenzione e, anche qui per la prima volta, inizia a prospettare un accordo con altre forze politiche italiane esentate dalla raccolta firme.
Successivamente, con lo scoppio dell’affaire De Luca e le relative dirette chiarificatrici dello stesso politico siciliano[14], si apprenderà che Rizzo ha in realtà trascorso il mese di febbraio a trattare con Sud chiama Nord (con tanto di autografi sul potenziale simbolo composito in data 15 febbraio[15]) prima di tentare la “fuga in avanti” per risultare agli occhi dell’opinione pubblica come il vero promotore dell’accordo (proprio con il comunicato stampa del 26 febbraio). L’iniziativa crea ovviamente tensioni tra i leader, ma si arriva comunque ad un nuovo punto di equilibrio fino a quando, all’improvviso (è la sera del 17 marzo), Rizzo comunica a De Luca di voler interrompere definitivamente qualsiasi negoziazione a causa di un’evidente incompatibilità ideologica.
Come visto in precedenza, il decreto elezioni che dimezzava le firme era appena stato approvato (il 13 marzo) e, magari per pura casualità, Democrazia Sovrana Popolare aveva organizzato un firma day nazionale per la stessa giornata:
Da quel momento la narrazione di Rizzo cambia radicalmente: da una parte invita alla mobilitazione ed alla partecipazione in massa ai banchetti, dall’altra sviluppa ed esaspera i toni sulla grave manovra antidemocratica che avrebbe privato Democrazia Sovrana Popolare dell’esonero internazionale. Esonero che non è più una vaga possibilità, ma una certezza. Il 24 marzo afferma che:
«Democrazia Sovrana Popolare è impegnata a raccogliere le firme per le elezioni europee, con grande difficoltà perché sono state cambiate le leggi elettorali negli ultimi 6 mesi, cosa che non si può fare, a due mesi dal termine di scadenza è stato levato l’esonero internazionale delle firme, che è importante per chi come Democrazia Sovrana Popolare ha rapporti internazionali con altri Paesi, penso alla Francia, alla Germania, alla Slovacchia» [16]
E rilancia il 26 marzo, sostenendo che:
« Noi avevamo la titolarità per presentarci alle Elezioni Europee in quanto avevamo la possibilità di godere dell’esonero internazionale. Poi è successa una cosa che ha determinato il venire meno di questo requisito: il Parlamento Europeo, l’8 febbraio, ha votato una risoluzione di aspra critica a tutte le formazioni, di destra e di sinistra, che hanno criticato la guerra additandole nei fatti come spie della Russia. Un pamphlet di undici pagine che è una condanna per tutte quelle forze che sono contro la guerra in Ucraina. A seguito dell’approvazione di questo documento il Governo italiano ha presentato un emendamento alla legge elettorale con cui è stato eliminato il requisito relativo all’esonero internazionale e, quindi, noi ci siamo trovati – a meno di due mesi dalla consegna dei documenti per le elezioni – a dover raccogliere 75 mila firme per poter partecipare alle elezioni.» [17]
Rizzo si limita nuovamente a citare i Paesi stranieri da cui sarebbe arrivato l’esonero, ma non specifica i nomi dei partiti. A sorpresa non parla della Grecia, nonostante l’esenzione garantita del Partito Comunista Greco per le Europee 2019[18].
Il 21 aprile le liste che intendono partecipare alle Europee procedono dunque con il deposito dei contrassegni al Viminale: il simbolo di Democrazia Sovrana Popolare differisce da quello standard per la semplice aggiunta della dicitura «Rizzo e Toscano»[19], ma non riporta riferimenti a sigle straniere. In previsione di possibili – nonché legittimi – ricorsi contro il decreto che ha eliminato gli esoneri di questo tipo, si tratta di una scelta abbastanza bizzarra: in assenza di prove tangibili dell’accordo (a partire dal simbolo), è palese che le ragioni del ricorrente risulterebbero molto deboli. Altre liste nella stessa situazione hanno comunque presentato simboli esonerabili secondo la vecchia norma usata nel 2019: tra queste, pare che Alternativa Popolare sia riuscita a farsi ammettere nella circoscrizione Sud sfruttando il collegamento con il Partito Popolare Europeo[20].
I primi parziali chiarimenti sugli accordi internazionali di Rizzo arrivano, come visto, durante la conferenza stampa del 30 aprile sotto Palazzo Chigi, quando egli menziona lo Smer per la Slovacchia e il Bündnis Sahra Wagenknecht per la Germania. Sebbene ignoti al 99.9% degli italiani, non si tratta di due partitini qualsiasi: il primo è il partito al potere in Slovacchia[21], il secondo è il nuovissimo soggetto fondato dall’ex leader della Linke tedesca (Sahra Wagenknecht, appunto) riferibile all’area del cosiddetto “sovranismo di sinistra“[22]. È una dichiarazione credibile? Tendenzialmente sì: i tre soggetti condividono più o meno le stesse posizioni in materia di geopolitica e di critica all’Unione Europea e, pur provenendo da sinistra, non hanno mai avuto problemi ad inserirsi in battaglie tipiche della destra (ad esempio sul tema della lotta all’immigrazione).
Alcuni aspetti risultano però abbastanza opachi. Innanzitutto, il partito della Wagenknecht è nato nel gennaio 2024: è ovvio che non ha materialmente potuto fare eletti con il proprio simbolo alle Europee del 2019 con cui eventualmente esonerare Democrazia Sovrana Popolare in Italia. Oltre a ciò, nonostante il clamore mediatico generato in questi mesi[23], nessun Europarlamentare tedesco attualmente in carica ha aderito alla nuova formazione (va detto che questo cambio “in corsa” non avrebbe comunque garantito esenzioni). Un accordo di questo genere avrebbe quindi un elevato valore politico – non ci sono dubbi! – ma risulterebbe perfettamente inutile in ottica di possibili esoneri internazionali.
Ma poi… Rizzo e Wagenknecht si conoscono davvero? Il primo cita spesso la Wagenknecht come un modello da seguire[24] ma non si può dire lo stesso a parti invertite: non esiste una singola intervista o dichiarazione della deputata tedesca in cui si parli di Rizzo o di Democrazia Sovrana Popolare, neanche in occasione del congresso fondativo di gennaio (dove peraltro hanno partecipato vari ospiti internazionali[25]). E infine: conoscendo la smodata passione dei media nostrani per le trame e i gossip, è credibile che si siano lasciati scappare l’occasione di scrivere centinaia di articoli su questo «asse italo-tedesco dei filoputiniani rossobruni» (ovvero come avrebbero certamente ribattezzato l’accordo tra Rizzo e Wagenknecht)? Mmh, difficile.
Chiusa questa parentesi sulla Germania (da cui, ripetiamo, non sarebbe arrivato alcun esonero internazionale), non resta che indagare i rapporti con la Slovacchia. Robert Fico, primo ministro slovacco nonché leader di Smer, è una figura di cui i giornali hanno parlato molto – e molto male – nell’ultimo anno: d’altronde, si sa, il ritornello delle «derive antidemocratiche nell’Est Europa»[26] funziona sempre. Rizzo accoglie così il suo successo elettorale nell’ottobre 2023[27]:
È l’inizio di una storia d’amore a distanza tra Roma e Bratislava? Potrebbe essere: pochi giorni dopo, in seguito alle trattative per la formazione del nuovo governo, il Partito Socialista Europeo sospende l’adesione di Smer al raggruppamento[28]. Fico ha infatti coinvolto i nazionalisti di Slovenská národná strana nella maggioranza e per il PSE si tratta di un gesto inaccettabile. Occhio alle parole: si parla di sospensione, non di espulsione.
Alle ultime Europee Smer aveva eletto 3 parlamentari[29] che, da quel momento, risultavano quindi fuori dai gruppi (il termine tecnico è Non-attached Members): in assenza della norma “strozza esenzioni”, Democrazia Sovrana Popolare avrebbe quindi potuto inserire la miniatura del simbolo di Smer nel proprio contrassegno e presentarsi senza l’onere delle firme. Esattamente quanto aveva fatto il Partito Comunista nel 2019 con il simbolo del KKE (il Partito Comunista Greco) che aveva 2 europarlamentari Non-attached[30]:
Ora: con tutto il rispetto che si può avere – o meno – per Sahra Wagenknecht, l’alleanza tra Democrazia Sovrana Popolare (1.2% alle Politiche 2022 con il nome Italia Sovrana Popolare, nessun eletto) e lo Smer di Robert Fico (che sta mandando nel panico i politologi di mezza Europa) avrebbe un peso infinitamente superiore non solo dal punto di vista politico, ma anche in riferimento alla questione degli esoneri. Repetita iuvant: senza il decreto elezioni di marzo, la formazione di Rizzo sarebbe stata in questo modo presente sulle schede elettorali di tutte le circoscrizioni, da Bolzano a Lampedusa, senza la necessità di fornire le firme. In tal caso si potrebbe davvero parlare di “ingiustizia” contro di loro.
La realtà è tuttavia sempre piena di sorprese.
Esattamente come con la Wagenknecht, le dichiarazioni sono a senso unico: Rizzo parla frequentemente di Fico, ma né Fico né altri esponenti di Smer parlano di Rizzo. Dovrebbero? Beh, considerato l’atteggiamento del PSE nei loro confronti, forse potrebbero essere interessati a trovare nuovi interlocutori internazionali. Invece non c’è nulla, manco un like su Facebook.
Eppure – si suppone – Rizzo dovrebbe avere tra le mani qualcosa che certifichi l’unione per poterla annunciare con cotanta sicumera ai giornalisti. Un’altra opzione potrebbe pertanto essere quella di chiedere chiarimenti alla controparte: sul sito ufficiale di Smer, viene indicata l’europarlamentare Katarina Roth Nevedalova come segretario internazionale[32]. Contattata all’indirizzo email istituzionale[33] in merito alla questione, la Nevedalova risponde dall’email personale (oscurata per motivi di privacy) e afferma:
In italiano:
La Nevedalova non solo nega l’esistenza di tale collaborazione, ma specifica che non è mai stata oggetto di discussione. Chiunque – soprattutto chi è più scettico – può replicare questo esperimento scrivendo a katarina.roth@europarl.europa.eu chiedendo chiarimenti sulle dichiarazioni di Rizzo (per chi non mastica l’inglese esiste Google Translate).
Serve altro per dimostrare che la retorica vittimistica di Rizzo non sta in piedi? Anche volendo riconoscere l’iniquità del decreto elezioni 2024 in riferimento all’eliminazione degli esoneri internazionali, Democrazia Sovrana Popolare non sarebbe comunque stata in grado di presentare accordi utili in tal senso. Rizzo ha tuttavia deciso di distogliere l’attenzione dalla grave insufficienza organizzativa per affrontare la raccolta delle firme (seppur dimezzate) focalizzandosi sulla modifica di altri requisiti su cui sapeva che, probabilmente, nessuno avrebbe avuto interesse ad approfondire. E invece…
Ricapitolando e concludendo:
- La prima dichiarazione di Rizzo sulla volontà di partecipare alle Europee è del 30 dicembre 2023, ovvero 2 mesi dopo l’inizio del periodo utile per la raccolta firme
- Rizzo indica sin da subito la necessità di raccogliere 150.000 sottoscrizioni ma, pur avendo già definito i nomi dei candidati, attende il congresso del 28 gennaio 2024 per dare il via alla raccolta firme su scala nazionale
- Il 15 febbraio 2024 mette la sua firma sul simbolo composito con De Luca e Alemanno, liberandosi dalla necessità di presentare le firme
- Il 13 marzo 2024 viene approvato dal Senato il decreto elezioni che elimina gli esoneri internazionali ma riduce le firme da 150.000 a 75.000. Il 17 marzo 2024 Rizzo organizza un firma day nazionale a Roma per Democrazia Sovrana Popolare e rompe con De Luca
- Solo a partire dalla fine di marzo (la prima intervista sull’argomento è del 24 marzo 2024) Rizzo inizia a parlare con insistenza degli esoneri internazionali, dichiarandosi titolare di più accordi (senza specificare le controparti) ma denunciando l’impossibilità di usarli a causa delle modifiche della legge elettorale
- Il 21 aprile 2024 i rappresentanti di Democrazia Sovrana Popolare depositano al Viminale un contrassegno privo di qualsiasi riferimento a soggetti politici stranieri in grado di garantire l’esenzione in base alla precedente norma utilizzata nel 2019
- Il 29 aprile 2024 Rizzo chiede al Governo di ridurre ulteriormente le firme da 75.000 a 37.500 come forma di compensazione per aver eliminato gli esoneri internazionali
- Il 30 aprile 2024 Rizzo afferma che gli interlocutori esteri sono Bündnis Sahra Wagenknecht (comunque impossibilitato a garantire l’esonero anche con la vecchia norma) e Smer (accordo smentito dalla loro responsabile internazionale Katarina Roth Nevedalova)
- L’1 maggio 2024 Democrazia Sovrana Popolare viene ammessa in 2 circoscrizioni su 5 non essendo riuscita a raccogliere abbastanza firme
Quante capriole, quanti ribaltoni e quante arrampicate (sugli specchi) in meno di sei mesi, vero?
Però sì… è evidentemente colpa dei poteri forti che hanno deciso di sabotare loro (e soltanto loro) perché terrorizzati da questa incredibile forza antisistema.
Certo, come no.
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FONTI:
[2] https://youtu.be/SiUAJntiqfM
[5] https://youtu.be/uVsWF-2jjKE
[7] https://www.isimbolidelladiscordia.it/2024/01/decreto-elezioni-2024-cosa-ce-cosa.html
[8] https://www.isimbolidelladiscordia.it/2019/03/in-europa-senza-firme-quali-partiti-e.html
[9] https://documenti.camera.it/leg19/dossier/pdf/AC0229.pdf?_1713369357941
[10] https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1979-01-24;18
[14] https://www.facebook.com/catenodeluca/videos/1107798063697483
[23] https://www.rsi.ch/info/mondo/Per-la-nuova-sinistra-tedesca-bisogna-trattare-con-Mosca–2052527.html
[26] https://www.linkiesta.it/2024/04/slovacchia-ucraina/
[28] https://www.eunews.it/2023/10/12/pse-ue-sospensione-partiti-slovacchia/
[29] https://elezioni.ilsole24ore.com/elezioni2019/risultati/europee/estero/nazione_slovacchia.shtml
[30] https://ilpartitocomunista.it/il-partito-comunista-in-corsa-per-le-elezioni-europee-2019/
[31] https://elezioni.repubblica.it/2022/cameradeideputati/
[32] https://www.strana-smer.sk/kontakt
[33] https://www.europarl.europa.eu/meps/en/96653/KATARINA_ROTH+NEVEDALOVA/home
A integrazione di questo bel pippone contro Marco Rizzo e Democrazia Sovrana e Popolare ritengo opportuno precisare che, a differenza di quel che si dice nell’articolo, DSP potrà essere votata solo dagli elettori della circoscrizione Centro, non da quelli del Sud (perché in Molise non si è raggiunta la soglia minima di 1.500 firme e questo ha fatto saltare l’intera circoscrizione).
Comunque, il partito di Rizzo e Toscano ha raccolto oltre 60.000 firme su tutto il territorio nazionale, quasi il doppio di quelle che erano necessarie nel 2022 per presentarsi alle elezioni politiche; altri partiti del dissenso manco ci hanno provato a raccogliere le firme (a proposito di “grave insufficienza organizzativa”…).
Il risultato è che tutta quella gente che si è opposta ieri alla tirannia sanitaria e si oppone oggi alla guerra della Nato, al genocidio di Gaza, nonché alle follie green, gender e belliciste della UE, rimarrà senza rappresentanza nel Parlamento europeo, così come è rimasta senza rappresentanza nel Parlamento italiano.
Ma i “camerati” godono a contare i peli nel sedere di Rizzo. Contenti loro…
Ad integrazione di questo analitico pippone contro Marco Rizzo e Democrazia Sovrana e Popolare ritengo opportuno precisare che, a differenza di quel che si dice nell’articolo, DSP potrà presentarsi non in due circoscrizioni, ma solo nella circoscrizione Centro; la circoscrizione Sud è saltata perché in Molise, anche se di poco, non si è raggiunta la soglia minima delle 1.500 firme.
Il partito di Rizzo e Toscano ha comunque raccolto oltre 60.000 firme su tutto il territorio nazionale, cioè quasi il doppio delle firme che sono state necessarie per presentarsi alle elezioni politiche del 2022. Gli altri partiti del dissenso manco ci hanno provato a raccogliere le firme (a proposito di “grave insufficienza organizzativa”…).
Ad ogni modo, il risultato è che milioni di italiani che ieri si sono opposti all’in(o)culazione di massa e all’apartheid del lasciapassare sanitario e oggi si oppongono alla guerra della Nato, al genocidio di Gaza e alle follie “green”, gender e belliciste della UE, non sono rappresentati nel Parlamento italiano e non lo saranno neanche in quello europeo.
Ma i camerati si divertono a contare i peli nel deretano del compagno Rizzo. Contenti loro…
Ma che confutazione è? In materia elettorale non esiste il “anche se di poco”, il “comunque oltre”, il “in ogni caso più dell’altra volta”. Rizzo per due mesi ha fatto la cantilena su un presunto diritto violato e poi si scopre che questo diritto non lo ha mai avuto. Fine. Non c’è da fare nessuna lettura politica su guerra, NATO, Gaza, vaccini, gender, green.
Piuttosto spiegami: come è possibile che di questi “milioni di italiani senza rappresentanza in Italia o in Europa” ne abbiano convinti appena 60.000 ad alzare il fondoschiena per andare a fare una firma al banchetto? Delle due l’una: o non è vero che ci sono milioni di italiani “antisistema” oppure esistono… ma non intendono essere rappresentati da Rizzo e DSP.
Perché Democrazia Sovrana e Popolare è nata alla fine di gennaio di quest’anno; perché in questo periodo Rizzo e Toscano sono stati oggetto di un oscuramento mediatico totale, a differenza per esempio di Santoro che stava in televisione un giorno sì e l’altro pure; perché in quasi tutti i Comuni non si poteva firmare per la presentazione della lista; perché avendo come unico canale di comunicazione Visione tv, la stragrande maggioranza delle persone (“antisistema” e non) manco sapeva dov’erano i (certamente pochi) banchetti di una forza politica appena nata.
Anch’io, per formazione ideologica e politica, avrei preferito farmi rappresentare da Forza Nuova, ma apprezzo comunque molte prese di posizione di DSP e credo che il suo sforzo per essere presente alle elezioni europee sia stato tutt’altro che disprezzabile.
Aridaje. Questa vicenda non c’entra nulla con questioni politiche o di “censura”, è semplice incompetenza e approssimazione organizzativa. DSP esiste come soggetto politico dall’estate 2022 (quando si chiamava ISP): il fatto che si siano ricordati di registrare uno statuto ufficiale solo nel gennaio 2024 non vuol dire niente. Esattamente un anno fa si vantavano di aver raccolto più di 300.000 firme in un paio di mesi per il loro referendum contro la guerra, adesso piangono per 75.000 che potevano raccogliere già dal novembre 2023. Vogliono fare la forza antisistema dal “basso” e poi pretendono di andare sulle TV mainstream e di farsi fare i decreti ad personam dal Governo? Ma di che stiamo parlando? La verità è che è una sigla virtuale senza militanti e senza radicamento territoriale ma che, per qualche motivo sconosciuto, pensa di avere diritto all’agibilità politica perché sui social media prende qualche like. Ti do poi una notizia shock: a me di FN interessa davvero poco, ma è molto probabile che le prese di posizione di DSP che tu apprezzi oggi siano cose che FN diceva già 10-15 anni fa! Però 10-15 anni fa i vari Rizzo, Toscano e relativi seguaci erano troppo impegnati a fare gli antifascisti e/o i grillini quindi non si poteva dare credito a quello che dicevano i “fasci”. Adesso fanno le pagliacciate “rossobrune” con Alemanno solo perché è un “VIP”, ma prova ad andare in una sezione fisica di DSP (se ne trovi) a dire che simpatizzi per FN… poi mi racconti.
mi riconosco come elettore della dx sociale in molte tesi che sostiene rizzo, politico serio, intellettualmente onesto e da me cmq stimato. la mia speranza, è che dopo l’alleanza con gianni alemanno si formi sulla base di una piattaforma comune un vero movimenoi antisistema. la dicotomia dx\sx è jurassica e non esiste piu’. contano le idee, i progetti comuni, le battaglie tutti uniti. percio’ io dico . portante avanti tutti insieme una lotta contro il sistema, l’agenda 2030 ed i poteri forti di cuio soros è il burattinaio principale…
ISP era una coalizione elettorale, DSP è un partito politico. Partiti come Ancora Italia, Riscossa Italia e personalità varie che aderivano a ISP, non fanno parte di DSP. Queste due entità sono soggetti politici, di fatto e di diritto, diversi.
E’ del tutto naturale che il comitato Ripudia la Guerra abbia raccolto molte più firme di quante ne ha raccolte DSP per presentarsi alle elezioni europee: le persone che sono contro l’invio di armi in Ucraina sono, come è ovvio, molte di più di quelle interessate a votare per un determinato partito politico.
La richiesta di dimezzamento del numero di firme necessario per partecipare alle elezioni europee non era una richiesta ad personam, perché avrebbe interessato anche altri soggetti, come la lista di Santoro che, infatti, con il numero di firme attuali, è rimasta esclusa da alcune circoscrizioni.
E’ vero, infine, che molte cose che DSP dice oggi, sia pure con sfumature e accenti diversi, le ha dette molto prima FN: le condividevo ieri e le condivido oggi. Il fatto che Rizzo e Toscano abbiano modificato in meglio le loro posizioni è per me motivo di apprezzamento, non di recriminazione.
Vedi, Claudio, a me di DSP e delle sue dinamiche interne, interessa davvero poco; però mi piace chi non si limita a criticare ciò che fanno gli altri, ma cerca, pur tra mille difficoltà, di portare avanti le proprie idee e non si sottrae alle sfide, anche se i rischi di insuccesso sono alti.
Non credo di averti convinto, ma spero di averti spiegato le mie ragioni.
Massimo, nei momenti di maggior confusione politica e sociale (come questi ultimi anni) bisogna saper distinguire tra chi vuole ancora provare a combattere e chi prova a speculare (sia politicamente che economicamente) su chi si è già arreso (e magari non ha neanche mai combattuto). La retorica, l’impostazione, la postura, la prospettiva di DSP rientrano in questo secondo caso. Va bene, facciamo finta che ISP e DSP non siano, all’atto pratico, la stessa cosa: allora cosa si dovrebbe rispondere a Rizzo e Toscano quando dicono “rappresentiamo centinaia di migliaia di elettori che alle Europee non troveranno più il nostro simbolo”? I primi a sottolineare la continuità tra i due soggetti sono proprio loro. Hanno fatto il congresso di fondazione di DSP a gennaio 2024, ma avrebbero potuto farlo tranquillamente già nel gennaio 2023 quando la stragrande maggioranza delle altre sigle e personalità aderenti alla coalizione elettorale aveva già abbandonato: adesso vogliamo usare la loro pigrizia e la loro lentezza per giustificarli con il flop della raccolta firme? Ripeto: è un partito virtuale a cui gli italiani (anche e soprattutto quelli che si definiscono “antisistema”) non riconoscono alcuna credibilità… altrimenti avrebbero fatto il pienone di firme. Ti invito a leggere la sentenza del TAR con cui è stato rifiutato il loro ricorso per la circoscrizione Sud: ne esce un quadro completamente diverso da quanto raccontato da Rizzo in queste settimane. Abbiamo davvero bisogno di un altro ex miracolato della politica – antifascista non pentito e pure bugiardo – come interlocutore o riferimento? Io spero proprio di no!
PS: Santoro alla fine ha vinto il ricorso perché le firme le aveva tutte e 75.000. I problemi riscontrati erano su aspetti che sono poi stati ritenuti secondari. Il suo ricorso e quello di DSP non sono minimamente comparabili, parliamo di due galassie diverse.
Premesso che non sono l’avvocato d’ufficio di Dsp – per come la penso e se fossi avvocato difenderei semmai i perseguitati del 9 ottobre 2021 -, non ho la tua certezza sul fatto che il flop della raccolta firme sia dovuto a pigrizia e lentezza. Credo piuttosto che i militanti di quel partito abbiamo fatto, nelle condizioni date e che ben conosciamo, tutto ciò che le loro risorse umane e materiali gli consentivano di fare, e per questo li rispetto, anche se hanno (parzialmente) fallito.
Invece, sul fatto che Santoro e DSP siano due galassie diverse non ho dubbi. Il primo è un gatekeeper – generosamente aiutato dall’establishment mediatico e amministrativo piddino – che ha il compito di riportare “nella grande famiglia del socialismo europeo” un po’ di quegli elettori che, per quanto di sinistra, sono disgustati dalla Schlein e dai vari Soumahoro, e non avrebbero più votato né per il PD né per Fratoianni. Quanto a DSP, tu sei convinto che sia un partito virtuale, io credo che sia un partito reale, ma chi ha ragione, al di là dei giudizi umorali che possiamo dare adesso, lo potremo sapere solo nei prossimi mesi/anni.
P.s.: comunque, vivo in una città del Sud e quindi non potrò votare DSP, cosa che invece avrei fatto (pur senza particolare entusiasmo) se me ne fosse stata data la possibilità.