di Roberto Fiore
Più passano gli anni e più si identifica una vera e chiara linea stragista e assassina, colpevole non solo del delitto Moro ma di tanti altri misfatti che insanguinano la Repubblica dall’inizio degli Anni Settanta fino agli anni Ottanta.
Il delitto Moro, oggi, può oggi essere ascrivibile con chiarezza al potere americano e alla CIA. Ci sono diversi testimoni: ad esempio c’è l’importantissima testimonianza della moglie di Moro a proposito delle minacce di Kissinger, addirittura vi è una plateale testimonianza di Pieczenick, agente CIA, che ammette responsabilità sull’omicidio Moro. Moro temeva il ruolo che Brigate Rosse e P2 stavano avendo in Italia, reale motivo per il quale, secondo Possenti, Moro voleva realizzare il compromesso storico. Altro punto fondamentale è che, a fianco dell’America in queste operazioni volte all’umiliazione e al contenimento dell’Italia, anche dal punto di vista economico, c’è sempre Israele.
L’elemento israeliano sia nella conduzione di alcuni gruppi terroristici come Brigate Rosse e Prima Linea che nella stessa operazione Moro è fortissima. Indizio in stretto senso di questo allineamento di Israele a fianco degli americani è il fatto che Moro avesse una posizione sapientemente filo palestinese.
Terzo punto, forse più di costume che politico, è che la classe politica in quel momento era più seria e meno attaccata al denaro. Veniva sostanzialmente da formazioni sia di sezioni politiche sia, nel caso di Moro, Fanfani e altri capi democristiani, dal fascismo. Infatti costoro ereditano dallo stesso fascismo, anche se mitigata da venature democristiane, ereditano la concezione sociale; ricordiamo che Fanfani prima della Seconda Guerra Mondiale, ma anche dopo, parla apertamente di Corporativismo ma anche di distribuzione della proprietà alle classi più povere, concetto squisitamente cattolico e fascista. Moro, appunto, perseguendo la stabilità nel Mediterraneo capisce che solamente abbracciando la causa palestinese avrebbe potuto ripristinare la pace nel Mediterraneo.
Ci saranno ulteriori novità nella vicenda Moro e ricadranno tutte sul mostro americano che continua a tenere soggiogata l’Italia. Per questo il primo compito di liberazione di un movimento è quello di iniziare una vasta operazione propagandistica e politica per la liberazione dell’Italia dal potere americano e dal suo accolito sionista.
La posizione di Moro “sapientemente filo palestinese” , com’è giustamente definita nell’articolo , emerse nitida durante gli anni 1969 – 1974 , quando Moro fu a capo della Farnesina . Ma già il 21 giugno del 1967 si intravidero i prodromi di quella linea politica , quando , in qualità di capo del governo , Moro asserì , davanti alla quinta sessione straordinaria dell’ONU , che la questione palestinese non andava vista , solamente , sotto l’aspetto umanitario , ma anche sotto l’aspetto sociale e politico ( con molta probabilità , a qualcuno , quest’ultimo termine gli fece fischiare le orecchie ) . Questa presa di posizione , divenuta ormai ben solida , si palesò ulteriormente nel gennaio del 1974 , quando Moro dichiarò , alla Commissione Esteri del Senato che , i Palestinesi non cercano una umana assistenza ma , una patria : la loro patria . Questa fu , verosimilmente , la esplicita concretizzazione , di una repentina accelerazione nei rapporti tra Italia e Palestinesi . Infatti , probabilmente , dopo la strage di Fiumicino , del 17 dicembre 1973 , Moro , in qualità di ministro degli esteri del IV governo Rumor ( Mariano Rumor fu per la quarta volta capo del governo dall’8 luglio 1973 al 15 marzo 1974 ) fu artefice di un accordo ( quello poi noto come “Lodo Moro”) , rimasto per un po’ segreto , tra l’Italia ed il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina , a sua volta membro dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina ) che , tra le altre cose , prevedeva il riconoscimento , da parte del governo italiano , del diritto , per il popolo Palestinese , ad autodeterminarsi . Quindi , non è da escludere affatto , che questo riposizionamento del nostro Paese , propugnato da Moro , in un’orbita geostazionaria più esterna , rispetto alla canonica orbita in cui l’Italia era solita gravitare intorno agli USA , sia andato di traverso al di là dell’Atlantico e nell’estremo lembo orientale del Mar Mediterraneo e che , qualcuno a Washington ed a Tel Aviv , si sia legato al dito , fatalmente , il nome di Moro .
“… la liberazione dell’Italia dal potere americano e dal suo accolito sionista”: vasto programma, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare.
Ricordo che in Italia si trovano ufficialmente 120 basi militari NATO/USA e probabilmente altre 20 di cui non si conosce l’esatta ubicazione per ragioni di sicurezza. Il numero di soldati statunitensi presenti sul suolo italiano è di circa 13.000 unità e bisogna tener conto che nel Mediterraneo si trova la VI flotta americana.
Quanto all’accolito sionista, per comprendere il nostro rapporto di subordinazione nei confronti dello stato d’Israele, riporto all’attenzione l’accordo firmato a Roma da Netanyahu l’8 marzo del 2023 con cui è stata appaltata la cybersecurity dei nostri servizi allo stato sionista. Un accordo così umiliante per l’Italia che il capo della cybersecurity Roberto Baldoni si è dimesso prima di doverlo firmare.
il generale laporta la pensa diversamente in merito, mi pare.e ci ha scritto anche un libro.