Due eventi drammatici hanno nuovamente messo in luce i gravi e inaccettabili orrori dell’offensiva militare israeliana a Gaza. Mentre Tel Aviv li definisce “effetti collaterali”, molti osservatori internazionali, inclusi alcuni alleati di Israele, li considerano atti ingiustificabili. Domenica notte, un raid dell’aviazione israeliana contro due comandanti di Hamas a Tal al-Sultan, nel nord-ovest di Rafah, ha causato un devastante incendio tra le tende degli sfollati, provocando decine di vittime e immagini di corpi mutilati e carbonizzati. Benjamin Netanyahu ha cercato di minimizzare l’accaduto definendolo un “tragico incidente“. Poche ore dopo, una sparatoria tra militari israeliani e guardie di frontiera egiziane ha causato la morte di un soldato del Cairo, spingendo Tel Aviv a inviare una delegazione in Egitto per evitare ulteriori tensioni.
Nel rogo di Tal al-Sultan, secondo fonti palestinesi, sono morte 45 persone e almeno 15 cadaveri sono stati raccolti dagli operatori di Médecins sans frontières. Una delle immagini più cruente mostra un uomo che tiene tra le braccia un bambino mutilato. Secondo l’IDF, l’operazione mirava a eliminare i due capi islamisti Yassin Rabia e Khaled Nagar e forse una postazione balistica. Tuttavia l’incapacità di evitare vittime civili dimostra un totale disprezzo per la vita umana. L’azione israeliana si è rivelata sproporzionata e basata su una gestione delle informazioni di intelligence che ha fallito nel prevenire un massacro. Dopo la diffusione dei video dell’incendio, l’esercito israeliano ha ammesso un “grave” errore, ma l’inchiesta avviata dalla procuratrice militare Yifat Tomer Yerushalmi appare come un tentativo di lavare le proprie colpe.
Attualmente sono in corso 70 inchieste per “cattiva condotta” dei militari israeliani a Gaza, ma i dettagli restano oscuri, evidenziando una mancanza di trasparenza e responsabilità. La tragedia ha suscitato indignazione a livello mondiale. Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso indignazione, mentre la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha definito “insopportabili” le immagini dei corpi carbonizzati, inclusi bambini. La Casa Bianca ha parlato di immagini strazianti e ha ribadito le sue “linee rosse” sull’offensiva a Rafah. Anche il coordinatore ONU per il processo di pace Tor Wennesland si è detto profondamente turbato. Il Consiglio UE, con l’Alto Rappresentante Josep Borrell, ha convocato una riunione per valutare il rispetto del trattato con Israele, che include vincoli umanitari.
Nonostante ciò, Netanyahu ha riconosciuto davanti alla Knesset che si è trattato di un “tragico incidente“, ma ha cinicamente dichiarato che l’offensiva continuerà fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi. Hamas ha informato i mediatori del Qatar che, per ora, non tornerà a negoziare.
Oltre alla tragedia di Tal al-Sultan, si è verificato un incidente diplomatico con l’Egitto. Al valico di Rafah, un soldato egiziano è stato ucciso durante uno scontro a fuoco tra israeliani e fazioni palestinesi. Le guardie di frontiera egiziane avrebbero risposto all’attacco temendo sconfinamenti. Israele ha inviato una delegazione di 14 funzionari al Cairo per gestire la crisi, ma questi tentativi di riparazione non possono cancellare le gravi responsabilità di Tel Aviv nelle ripetute violazioni dei diritti umani a Gaza.
Qualunque efferatezza compia lo Stato ebraico ci sarà sempre qualche imbecille in malafede pronto a dargli ragione, perché gli ebrei sono le supervittime della Storia e hanno perciò il diritto di scacciare i palestinesi dalla loro terra per rubargliela, e se questi reagiscono ai soprusi hanno il diritto di massacrarli.
Sono quasi ottant’anni che i colonizzatori ebrei della Palestina compiono “tragici incidenti” e “gravi errori” per cui si aprono inchieste che si concludono sistematicamente con un nulla di fatto. Sono quasi ottant’anni che l’entità sionista persegue i suoi obiettivi genocidi e supera qualsiasi “linea rossa”, fregandosene dell’ONU, della Corte internazionale dell’Aia, del diritto internazionale e dei tanto sbandierati diritti umani. Sono quasi ottant’anni che la Casa Bianca deplora gli “eccessi” e chiede “moderazione” a Israele – sì, sì, una bella pulizia etnica moderata, non estremista, mi raccomando! – e intanto continua a dargli soldi, armi e copertura diplomatica (senza il fratellone americano grosso e scemo che mena, il bulletto sionista varrebbe meno di zero). Sono quasi ottant’anni che i leader europei a turno si “indignano”, ma da trent’anni l’Unione Europea ha riconosciuto come “associato” lo Stato ebraico, dandogli tutti i vantaggi commerciali di un Paese comunitario, senza gravarlo degli obblighi che Maastricht impone agli europei.
Questo tragico teatrino ha ormai stancato.
Quanto al mondo islamico, paesi arabi e sunniti come l’Egitto, la Giordania e l’Arabia Saudita dovrebbero semplicemente vergognarsi della loro ignavia.
Onore invece all’asse sciita – Iran, Hezbollah libanesi e Houti yemeniti – che, pur cercando di evitare una pericolosissima escalation, stanno aiutando la resistenza palestinese.
e se invece fosse andata come racconta il portavoce dell’idf, daniel harari?
e la strage fosse dovuta a qlche deposito di armi o munizioni non conosciuti? sembra ci siano video sui social di abitanti di gaza che mostrano quel che parrebbero esplosioni secondarie.
ah,lo stesso giorno i russi bombardavano un supermercato facendo decine,pare,di morti.
tutti civili,parrebbe anche lì.
e il bersaglio,nel primo caso,si trovava a oltre un km dall’area di al-masawi.cin munizioni con testata da 17kg.di esplosivo.
sono quasi ottant’anni che gli arabi cercano di annientare Israele e di finire il lavoro iniziato ai tempi.
mi va pure bene,ma spacciare gli uni per poveri diavoli che hanno il solo torto di ripararsi dietro le gonne delle donne e i bambini,anche quelli non loro,mentre gli altri sono il dimonio personificato, mi pare eccessivo.
E se Gesù Cristo fosse morto di freddo? Il portavoce dell’IDF non l’ha ancora detto? Strano…
Quanto ai palestinesi, non sono poveri diavoli ma un popolo martire che si batte per liberare la sua terra da un occupante, che non è il demonio, ma che per cinismo e brutalità non ha nulla da invidiare ai nazisti.
nulla si può contro il tifo da stadio. dommage.
Concordo. Contro il tifo sionista non c’è argomento che tenga.
e adesso che è confermato che l’incendio a rafah è dovuto ad un deposito di armi e munizioni di hamas nascosto in mezzo alla tendopoli? il tifoso filo islamico ( epigono dell’hussein che si accordó con Hitler,per caso?) come la pensa?
sionista sarà lei e quelli come lei.c’è differenza tra valutare una situazione senza essere pro una parte sola.una parte che,ricordo,in Italia ha ammazzato gente a Fiumicino ben due volte e ,probabilmente anche a Bologna ( anche se per errore).e alla sinagoga di Roma.e su una nostra nave da crociera. nessuno nega che debbano a buon diritto combattere per il loro stato. riconosco anche a Israele il buon diritto di combattere per non essere cancellato dalla cartina geografica. se io sono sionista perché riconosco a israele di combattere per la propria esistenza lei è filoislamico( inteso nel senso peggiore, alla fallaci o bat ye’or) solo perché tifa x hamas?
Caro Piero, scusa il ritardo con cui ti rispondo, ma leggo solo ora il tuo commento (ti do del tu, dato che entrambi ci presentiamo per nome… ed entrambi dobbiamo combattere con l’Intelligenza Artificiale!).
Ma veniamo a noi. Che l’incendio di Rafah sia dovuto a un deposito di armi e munizioni di Hamas non ha alcuna conferma, è solo un’illazione dell’IDF, rilanciata da Moked (il portale dell’ebraismo italiano), che come “prova” porta una intercettazione telefonica dell’intelligence israeliano (di cui nessuno può verificare l’autenticità) di un (presunto) palestinese di cui non viene fatto il nome. Grado di attendibilità della notizia: zero.
Scrivi: “Sionista sarà lei e quelli come lei”. Ohibò, sono stato insultato in tanti modi, ma “sionista” non me lo aveva ancora detto nessuno! Tanto più che poco prima e subito dopo mi dai del filoislamico! Vabbe’, ho capito che per te il principio di non-contraddizione è un optional…
Seriamente, apprezzo il fatto che tu non ti reputi un sionista, ne prendo atto, ma ritengo che non si possa essere indifferenti o super partes tra uno Stato (non uno governo, ma uno Stato) coloniale, razzista e genocida come quello israeliano, e i palestinesi che lottano per la liberazione nazionale.
Il fatto che io mi schieri, senza se e senza ma, dalla parte del popolo palestinese, non fa di me un filoislamico, ma semplicemente un filopalestinese che ha ben poco a che spartire col tifo da stadio, perché allo stadio si grida, si fanno cori, si lanciano slogan, io invece prendo posizione in modo razionale, non emotivo.
Mi spiace dovermi citare, ma ti avevo già chiarito la mia posizione in un precedente commento. Comunque, repetita iuvant: “… (riconosco) Israele per quello che è: uno Stato-canaglia, uno Stato coloniale che si pone (fin dalle sue origini) come obiettivo l’eliminazione dei nativi palestinesi e la loro sostituzione con comunità ebraiche. E poco importa se anche a me i musulmani stanno sulle palle! Quello che conta è che i sionisti (non tutti gli ebrei) sono i colonizzatori, e non hanno nessun diritto su quella terra; i palestinesi sono i colonizzati, e qualunque sia la loro leadership (OLP, Hamas, Jihad islamica, Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina o altro) che ci piaccia o meno, hanno tutto il diritto di combattere con ogni mezzo per liberare la loro patria dal dominio degli usurpatori”.
Vedi, Piero, ho abbastanza esperienza di vita per sapere che da una parte non ci sono solo i buoni e dall’altra solo i cattivi, ma tra gli oppressi e gli oppressori ritengo sia moralmente e politicamente doveroso schierarsi con i primi contro i secondi.