di Luigi Cortese (foto Facebook)
Forza Italia ha deciso di concludere la sua campagna elettorale a Napoli affittando due interi treni Frecciarossa. Una mossa che sembra più una trovata lussuosa che una necessità. L’evento è fissato per il 6 giugno alle 17 in piazza Matteotti a Napoli e, l’obiettivo dichiarato, è radunare 30mila persone, come ai tempi d’oro di Berlusconi. Ma a quale prezzo?
Affittare due treni Frecciarossa per trasportare i sostenitori a Napoli è una scelta discutibile e costosa, soprattutto se si considera che l’affitto di un solo treno può arrivare a 70mila euro per la tratta da Lecce, per un totale che potrebbe superare i 100mila euro. Questi fondi potrebbero essere impiegati in modo molto più efficace in altre iniziative o, semplicemente, risparmiati.
Questa mossa arriva in un momento molto delicato per Ferrovie dello Stato, i cui vertici sono in scadenza e le nomine rimandate a dopo le elezioni europee. Non è difficile vedere un collegamento sospetto tra l’affitto dei treni e le nomine imminenti. Trenitalia, una società controllata dalla holding Ferrovie dello Stato, si trova in una posizione complicata, con rumors che suggeriscono un cambio di vertice. Stefano Donnarumma è in pole position per diventare amministratore delegato, mentre per la presidenza potrebbe toccare proprio a un rappresentante di Forza Italia. Attualmente, il presidente di Trenitalia, Stefano Cuzzilla, è un uomo vicino al partito, e si vocifera che ambisca a ricoprire lo stesso ruolo nella holding.
L’intera operazione puzza di clientelismo e di uso improprio delle risorse, con Forza Italia che sembra più interessata a impressionare i suoi sostenitori con viaggi lussuosi che a utilizzare i fondi con criterio. Non solo, annunciare questi treni charter prima di aver concluso il contratto con Trenitalia sembra un modo per mettere pressione sulla società, che si trova a dover negoziare in una posizione scomoda.
In conclusione, la decisione di Forza Italia di affittare due treni Frecciarossa per il comizio finale appare come uno spreco di denaro e un’operazione di facciata, mentre le nomine dei vertici di Ferrovie dello Stato pendono nell’aria, sollevando seri dubbi sull’etica e l’appropriatezza di tali scelte.