di Vito Comencini

Il 20 maggio scorso è scaduto il mandato presidenziale di Zelenskyj, che fu eletto con grande successo infatti nel 2019. Una vittoria schiacciante dell’attore comico ucraino, in particolar modo nei confronti dell’uscente Poroshenko, che dopo avere perso malamente, fu costretto addirittura ad esiliare all’estero per timore di “persecuzioni giudiziarie”. Tutto ciò nella “bella e democratica” Ucraina, che negli ultimi due anni hanno cercato di paventarci.

Zelenskyj famoso fino alla sua ascesa in politica, il Servitore del Popolo, per le sue performance televisive comiche in cui cantava e ballava nudo, facendo scene volgari e degradanti, ha vinto su una evidente spinta di antipolitica stile Movimento Cinque Stelle in Italia, che non a caso era a sua volta capeggiato dal comico Grillo. Coincidenze o dimostrazione di un comune disegno di inganno verso i cittadini? Ai posteri l’ardua sentenza. Di certo il rischio della vittoria di un presidente filorusso o per lo meno non antirusso era evidentemente alto, dopo le fallimentari politiche del magnate della cioccolata Poroshenko, che si era distinto per le spinte guerrafondaie e di minaccia verso le popolazioni del Donbass, arrivando addirittura a dire che le gente delle repubbliche separatiste russofone, avrebbero vissuto negli scantinati per paura delle bombe. Ed effettivamente purtroppo per quasi dieci anni è stato così, nel silenzio quasi assoluto dell’Occidente e delle organizzazioni internazionali.

L’attore Zelenskyj, dopo aver raggiunto il 30,60% al primo turno contro appena il 16,15 dell’uscente Poroshenko, ha poi stravinto il ballottaggio con il 74,96%. Ma quali erano le aspettative degli ucraini rispetto al primo mandato di Volodymyr Zlenskyj? La riconquista delle repubbliche separatiste e la cacciata dei russofoni? La riconquista della Crimea? Niente di tutto ciò. Vinse invece con la promessa, poi ribadita al suo primo discorso presidenziale alla Verchovna Rada(Parlamento Ucraino), che la sua priorità era portare la pace in Donbass. Ammettendo così pubblicamente che in quei territori nel 2014 c’era stata una terribile guerra civile spinta dall’Occidente e che il suo paese aveva bisogno di un processo di pacificazione con i russofoni e con la Federazione Russa. Gli auspici sembravano buoni o almeno suscitavano molte speranze in tal senso, visti anche i primi passi del neo Presidente, che autorizzò un primo scambio di prigionieri con la Russia, dopo poche settimane dall’inizio del suo mandato l’8 settembre 2019, con tanto di tweet entusiastico dell’allora presidente USA Donald Trump.

Sembra tutta un’altra storia o un altro pianeta a rivedere quei fatti oggi. Dopo tutto lo stesso Zelenkyj veniva da una delle zone più russofone dell’Ucraina e come la gran parte degli ucraini aveva sempre tranquillamente parlato russo. Ma come ogni comico o burattino, i fili prima o poi vengono tirati dove serve e così le spinte guerrafondaie dell’Occidente verso la Federazione Russa non si sono fermate. Altrettanto la propaganda antirussa ha continuato a prendere piede in Ucraina, per prepararsi evidentemente ad uno scontro totale con la Russia. Così la legge contro le minoranze linguistiche, come quella russa, ma anche quella polacca e ungherese, è stato uno dei tasselli del nazionalismo sclerotizzato ucraino, assieme allo scisma politico dallo storico legame con l’ortodossia russa. Parallelamente a tutto ciò sono proseguiti per mesi i tavoli diplomatici per l’attuazione dei Trattati di Minsk, mentre nel Donbass continuavano le azioni provocatorie e criminali dell’esercito ucraino. Diplomazia che si è trasformata purtroppo nell’inganno del così detto Formato Normandia, con i presidenti di Francia, Germania, Ucraina e Russia, che si sono quindi arenati sull’indisponibilità da parte ucraina di iniziare un vero percorso di pace e autonomia dei territori del Donbass. Nel frattempo, le truppe ucraine si addestravano anche in Gran Bretagna e dalla Turchia ricevevano i droni miliari. Tutti preparativi alla guerra a cui si è tornati appieno nel 2022.

Una guerra di cui il presidente scaduto Zelenskyj è fortemente responsabile, assieme naturalmente ai suoi vili burattinai. Ma se il suo mandato è scaduto perché la democratica Ucraina non va al voto, come ha fatto Putin pochi mesi fa? Perché “c’è la guerra”, dicono ovviamente i media prezzolati occidentali. La realtà è che perderebbe clamorosamente, come ha perso prima di lui Pososhenko e prima ancora i vari predecessori, creati in provetta dall’Occidente.

Volodymyr Zelenkyj ha perso ogni legittimità, ma il sistema occidentale e globalista lo deve ancora utilizzare per proseguire il suo disegno criminale. Ancora per quanto non ci è dato sapere, ma in caso di vittoria è sempre più chiaro che la Russia dovrà predisporre un processo in “stile Norimberga”, contro i responsabili dei crimini commessi in Ucraina ed in Russia.

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