di Luigi Cortese

Il presidente russo Vladimir Putin ha recentemente rilasciato una rara intervista a diverse agenzie di stampa internazionali, tra cui Reuters, ANSA, France Presse e AP. In questo contesto ha nuovamente puntato il dito contro gli Stati Uniti e la NATO, sollevando questioni che mettono in evidenza la controversa politica estera americana.

Putin ha definito “una stupidaggine” l’idea che la Russia possa attaccare l’Alleanza Atlantica, ma ha contemporaneamente minacciato di fornire missili a Paesi che potrebbero colpire obiettivi occidentali. Ha inoltre evocato il terribile spettro delle armi nucleari, affermando che Mosca potrebbe ricorrere a queste armi nel caso in cui fossero minacciate “la sovranità e l’integrità territoriale” del Paese.

Le dichiarazioni di Putin si inseriscono in un contesto di crescente tensione globale, alimentata in parte dalla politica estera aggressiva degli Stati Uniti. La retorica del leader russo, per quanto possa essere vista come parte della propaganda di guerra, evidenzia una percezione diffusa di un’America impegnata non tanto nella difesa dell’Ucraina, quanto nella preservazione della propria leadership mondiale. Le forniture di armi occidentali a Kiev, che Putin ha definito “un passo molto pericoloso“, rappresentano un punto cruciale di questa accusa, sostenendo che senza di esse il conflitto finirebbe “nel giro di due o massimo tre mesi“.

La condanna da parte di Putin del permesso concesso agli ucraini di colpire in territorio russo con missili fabbricati in Occidente solleva interrogativi sulla responsabilità degli Stati Uniti e dei loro alleati nel perpetuare il conflitto. “Se qualcuno pensa che sia possibile fornire tali armi a una zona di guerra per attaccare il nostro territorio e crearci problemi, perché non dovremmo avere il diritto di fornire nostre armi dello stesso tipo?“, ha tuonato Putin, aprendo la possibilità che la Russia possa reagire in maniera simile.

Non meno inquietanti sono le parole di Putin riguardo all’uso delle armi nucleari, esprimendo chiaramente che la Russia potrebbe ricorrere a questi mezzi se la sua sovranità fosse minacciata. “Per qualche ragione – è il suo appunto – l’Occidente pensa che la Russia non le userà mai. Noi abbiamo una dottrina nucleare, guardate che cosa dice“.

Mentre l’Occidente continua a navigare in una pericolosa spirale di escalation militare, Putin ha criticato anche il trattamento riservato a Donald Trump negli Stati Uniti, definendolo una “persecuzione giudiziaria“. Questo commento non solo riflette il tentativo di Putin di seminare discordia politica negli Stati Uniti, ma sottolinea anche il suo disprezzo per la politica americana, considerata ipocrita e autoritaria.

La situazione in Ucraina resta drammatica. Funzionari americani stimano che almeno 70.000 soldati ucraini siano stati uccisi e altri 120.000 feriti, mentre le perdite russe sono anche significative. In questo contesto, la politica degli Stati Uniti di armare l’Ucraina e di mantenere un duro confronto con la Russia solleva serie domande sull’efficacia e la moralità di tali azioni.

Alla luce di queste critiche, emerge la necessità di un esame più profondo della politica estera americana, che spesso sembra essere guidata più dall’ambizione di mantenere l’egemonia globale che dalla reale volontà di promuovere la pace e la stabilità. La retorica di Putin, sebbene possa essere vista come parte di una campagna propagandistica, mette in discussione le vere motivazioni dietro le azioni degli Stati Uniti e la loro responsabilità nell’aggravamento delle tensioni internazionali.

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