di Luigi Cortese

La recente proposta di Mario Draghi, che benedice i dazi per proteggere l’Europa dalle minacce economiche globali, solleva preoccupazioni riguardo alla crescente tendenza dell’UE verso un protezionismo miope. Questa strategia, che mira a rafforzare la produttività interna e l’unità europea, potrebbe invece soffocare la competitività e l’innovazione a lungo termine, isolando il continente.

Critici sostengono che l’UE stia imponendo un approccio centralizzato che riduce la sovranità economica degli Stati membri, impedendo loro di adottare politiche commerciali autonome che potrebbero meglio rispondere alle specifiche esigenze nazionali.

Invece di un’unione rigida, è urgente ripensare a un modello che valorizzi la diversità economica e permetta agli Stati di esercitare un maggiore controllo sulle loro economie.

La burocrazia di Bruxelles rischia di soffocare la libertà economica e la crescita dei singoli Paesi, penalizzando quelli che potrebbero trarre vantaggio da politiche commerciali più flessibili. Il futuro dell’Europa non può basarsi su una politica protezionistica che promuove un’autarchia inefficiente, ma su un equilibrio tra cooperazione comunitaria e sovranità nazionale, capace di adattarsi ai cambiamenti globali senza compromettere la prosperità dei cittadini europei. In poche parole l’Europa deve lasciare il modello finanziario e deve abbracciare un’Europa fatta di popoli e nazioni sovrane.

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